Gabriella Cerami per Huffgton Post
Conte con gli Enti locali ripropone lo stesso schema: fermi fino al 4 maggio. Non si riprogramma nulla. E a cittadini, imprese e amministratori si ripropongono eternamente le modalità emergenziali. Come se, in realtà, non si sa cosa fare.
Si inizia con una videoconferenza insieme ai capi delegazione della maggioranza, poi è il turno del comitato tecnico scientifico, dopo ancora il premier Giuseppe Conte parla con il capo della task force Vittorio Colao. E per finire la serata ecco la cabina di regia con le Regioni. Una maratona di incontri dalla quale viene fuori ciò che già era noto. L’Italia non si sblocca, resta in lockdown fino al 4 maggio, “nessuna modifica”, comunica il presidente del Consiglio agli Enti locali. E sulle prossime settimane pesa la mancanza di scelte di prospettiva, in un contesto in cui il governo è prigioniero di numeri del Coronavirus che, spiegano fonti di Palazzo Chigi, “non sono tali da consentire il venir meno degli obblighi attuali e l’abbassamento della soglia di attenzione”...
Questa è la fotografia attuale ma anche sul futuro, che poi tanto futuro non è trattandosi solo di quattordici giorni, una programmazione non c’è, che tradotto - per utilizzare sempre le parole dell’esecutivo - significa non vi è alcuna data. Si rincorrono voci, schemi su riaperture delle filiere industriali, possibilità o no di fare jogging più o meno lontano da casa. I cittadini vogliono sapere che cosa fare, le aziende hanno urgenza di conoscere la road map da imboccare tra sicurezza e esigenze produttive, ma dal governo al momento le risposte sono in continuità con le modalità emergenziali e non in una prospettiva di ripartenza.
Lo scontro più duro lo si ha con gli Enti locali. Le Regioni si presentano agguerrite in videoconferenza con il premier Conte. Tocca a Stefano Bonaccini fare da portavoce in questa ennesima cabina di regia: “Occorre riavviare il motore economico del Paese. Per fare questo si può prevedere la possibilità di riapertura, anche dal 27 aprile, dei cantieri edili, e di alcune filiere produttive” come quella della moda. Gli Enti locali chiedono così di allentare il lockdown una settimana prima del 4 maggio. Vanno però a sbattere contro il muro dei tecnici, degli scienziati e del presidente del Consiglio, che non ha ancora pronto il piano della ripartenza attorno al quale si sta lavorando tra tavoli tecnici, comitati e task force.
Non viene lasciato spazio alla trattativa. Secondo il governo è ancora troppo presto perché i contagi potrebbero tornare a salire se si allentano le misure restrittive. Il presidente del Consiglio ha maturato questa decisione alla luce del parere del comitato tecnico scientifico che, inevitabilmente avendo un ruolo tecnico, frena. E la politica si adegua. Con le Regioni, oltre Confindustria che aumenta il pressing ogni giorno dopo, si schierano Italia Viva e anche il ministro Giuseppe Provenzano. Il premier però ferma fughe in avanti: non si può riaprire - dicono dal governo - senza che tenga la rete sanitaria, anche attraverso Covid Hospital e centri per la quarantena, o si rischia un ritorno del contagio.
Neanche la richiesta da parte delle Regioni di aperture scaglionate viene accolta. Si lavora invece a un programma nazionale che possa consentire – spiegano sempre fonti di Palazzo Chigi – una ripresa di buona parte delle attività produttive in condizioni di massima sicurezza in tutta Italia. Un programma che integri una gestione organizzata e coordinata delle attività industriali, della logistica, dei trasporti e che tenga sotto controllo la curva epidemiologica.
Quindi non resta che qualche vago orientamento. Si immagina la riapertura dal 4 maggio di aziende e uffici, con una forte dose di smart working, orari scaglionati e autobus a ingresso limitato. Un primo parziale allentamento del “lockdown” con spostamenti di lavoratori e riapertura dei parchi ma senza l’apertura di bar e negozi.
Intanto però Confindustria lancia l’allarme: il 43,7% delle imprese affronta problemi gravi e secondo un sondaggio gli imprenditori si sentono disarmati e arresi a ricorrere alla cassa integrazione.
Di come ripartire dal 4 maggio Conte parla prima con i capi delegazione: si va da Iv che con Teresa Bellanova annuncia anche la possibilità di spostarsi per andare a coltivare gli orti, a Roberto Speranza che continua a mettere in cima a tutte le priorità la tutela della Salute. Colao spiega come si sta muovendo la sua commissione, a partire dalle attività produttive e dalla problematica dei trasporti. Riscontri pratici, linee guida, mentre il tempo scorre, non ce ne sono. Si resta intrappolati in un limbo di non decisioni.
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