A febbraio, due settimane prima che la Consip provvedesse all'acquisto dei dispositivi sanitari per gli italiani, il premier aveva già pensato a se stesso
Francesco Curridori - Dom, 12/04/2020 - 17:19
Gel, mascherine, camici e bombole d'ossigeno. Il premier Giuseppe Conte non si è fatto mancare nulla. Quando il 27 gennaio ha dichiarato davanti a Lilli Gruber che il governo era "prontissimo" per affrontare l'emergenza coronavirus, non mentiva.
Il premier, come dimostra un'inchiesta pubblicata oggi dal direttore del Tempo Franco Bechis, aveva predisposto l'acquisto di materiale sanitario per sé e per i suoi collaboratori, due settimane prima che lo facesse per le strutture ospedaliere e per noi comuni mortali. Mentre in tutto il Paese vi era carenza di mascherina e dei cosiddetti dpi (dispositivi di protezione individuale) e i medici e gli infermieri lavoravano rischiando quotidianamente la propria vita, il governo si premuniva di fare scorta di questi materiali così da non aver problemi per parecchi mesi.
Il 26 febbraio scorso, infatti, un'azienda veneta, la Kit ufficio di Scorzè (Ve), ha assicurato, con tanto di lettera scritta, la propria disponbilità a consegnare entro cinque giorni a trattativa diretta la bellezza di “500 mascherine APVR FFP3”, al prezzo di 7,98 euro cadauna.....
Nello stesso giorno e con la stessa tempistica, il governo Conte si è assicurato altre 10mila mascherine chirurgiche da un'azienda bergamasca, la Mediberg di Calcinate che gliele ha vendute al prezzo stracciato di 0,20 centisimi di euro l'una. Solo dopo 'l'avvocato del popolo' si è ricordato di chiedere a Consip di indire una gara per l'approvvigionamento di mascherine e di altri dispositivi per il suo popolo, appunto. Gara che è stata quasi disastrosa, visto e considerato che tanti lotti sono stati revocati dal commissario straordinario Domenico Arcuri, mentre altri chissà quando arriveranno.
Ma non è finita qui.
Nell'ultima settimana di marzo, infatti, dalla Mediberg, sono arrivate altre 32.400 mascherine chirurgiche sempre al prezzo di 0,20 euro l' una. E, prima ancora, verso metà marzo, sempre l'azienda bergamasca, aveva consegnato a Palazzo Chigi la bellezza di 1.800 mascherine chirurgiche da 0,20 e pure 900 «camici visitatore non chirurgico» al prezzo di 0,80 euro l' uno. Dalla Cerichem Biopharm di Cerignola, invece, sono giunte a Roma 270 taniche da cinque litri l'una di gel disinfettante ( al costo di 16,50 euro per tanica), e 50 "flaconi di sapone antibatterico da 500 ml con dosatore" e 130 "flaconi di gel disinfettante da 500 ml con dosatore" (al costo di 3 euro a flacone).
Una ditta di Pomezia, la Cipriani Utensiltecnica, il 3 marzo scorso, ha rifornito il governo di 310 confezioni da 100 pezzi l' una di "guanti monouso in nitrile" per un prezzo complessivo di 1.500 euro.
Pochi giorni dopo, la Alse medica di Roma, ha consegnato 330 "camici in TNT idrorepellente con rinforzo" al prezzo totale di 1.120 euro, mente il primo aprile è arrivato un altro stock di "materiale sanitario" del valore di 7 mila euro. Come se non bastasse, per l'ufficio medico di Conte sono state ordinate anche "4 bombole da litri 14, più n.7 bombole da litri 2 per fornitura di ossigeno terapia" e 9mila euro di farmaci extra.
Sono stati acquistati anche un "frigorifero per la conservazione di farmaci e vaccini" ( altri 2500 euro spesi) e due "defibrillatori semiautomatici DAE" (8mila euro) per i quali Palazzo Chigi ha dovuto, inoltre, stipulare un contratto con la Stryker Italia srl per la loro manutenzione (per 1.300 euro più Iva).
Stessa cosa è stata fatta con la Mortara Instruments per la manutenzione di "n. 1 elettrocardiografo Mortara Eli 230 e n.1 elettrocardiografo modello Cardiette AR 2100 ADV per garantire il funzionamento ordinario dell' attività del servizio di primo soccorso".
In definitiva, Conte, per paura del coronavirus, ha trasfomato Palazzo Chigi in una specie di ospedale da campo privato mentre medici e infermieri morivano per mancanza della stessa dotazione che lui aveva accaparrato.
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