Intervista ad Aldo Cazzullo. "Tutto il Paese non è stato all’altezza. Non c’è un virologo che abbia detto la stessa cosa di un altro. La classe dirigente ha mostrato la sua mediocrità. Ho incorniciato una lettera, basta principianti in politica...".
″È stata una Caporetto”, dice all’HuffPost Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della Sera e autore di diversi libri sulla storia d’Italia.
Aldo, se come dici è una Caporetto, allora si tratta di una disfatta?
Tutto il Paese non è stato all’altezza. Non c’è un virologo che abbia detto la stessa cosa di un altro. La classe dirigente ha mostrato la sua mediocrità. Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera da parte di un lettore: “Basta principianti in politica”. L’ho incorniciata. Lo considero un segnale incoraggiante...
Ti fermo. Adesso però si parla solo di Vittorio Colao, manager di successo che guida la task force per la ripartenza del Paese. E’ il nuovo Salvatore della Patria?
Conosco bene Colao, è una persona di grande valore, è una ottima idea coinvolgerla.
Però siamo alla terza cabina di regia in pochi giorni. Era necessaria un’altra task force? Non pensi si rischi di alimentare confusione e di non concludere un granché?
Spero che non faccia la fine di Passera e Andrea Guerra: grandi manager macinati dalla burocrazia dalla politica.
Ma così la politica non è stata commissariata?
Semmai può essere aiutata. Ne ha bisogno: il livello dei ministri di questo governo è, con rare eccezioni, bassissimo.
A proposito di classe dirigente, hai scritto un editoriale dal titolo: “Non basta stare a casa”. Qui invece l’unica certezza è che dovremo stare fino al 3 maggio. Per il resto si naviga a vista. O no?
Stare a casa è giusto perché i numeri sono troppo alti. Però qui restiamo a casa senza concludere niente. La fase successiva va preparata. Le cose da fare non sono facili, però sono ineludibili: uno screening di massa, con un test rapido che potrebbe essere la ricerca degli anticorpi; un’App che consenta di tracciare i positivi; misure per proteggere gli anziani; e poi, ma soltanto dopo, la ripartenza della produzione, garantendo la sicurezza dei lavoratori. Abbiamo tre settimane di tempo. Non sono cose che si fanno in due giorni, ma vanno programmate. Ecco, questa preparazione non la vedo.
Se non vedi questa preparazione cosa scorgi?
Sono rimasto colpito dalla storia del direttore di Focus, Raffaele Leone. Da Milano si è dovuto spostare in provincia di Pavia, circa 81 chilometri, per fare i test sierologici in un paese dove c’è un sindaco che assieme a un medico, contro le disposizioni della Regione, autorizza questo tipo di esame. Ma non finisce qui. La Regione ha vietato però di refertare le analisi sul territorio lombardo e così il sindaco manda le provette in Liguria. Nel frattempo che si consuma questa cervellotica giostra la Germania fa quasi centomila tamponi al giorno. Ci rendiamo conto?
Tu, Aldo, curi la rubrica delle lettere del quotidiano di via Solferino che può essere un piccolo campione del mondo reale. In questi giorni di serrata totale quanti sono gli arrabbiati che ti scrivono?
Le lettere sono triplicate. Prima del Covid-19 ricevevamo 300 tra lettere e messaggi al giorno, adesso sono quasi un migliaio. Va da sé che si scrive una lettera per lamentarsi. In questi giorni si recrimina per essere costretti alla clausura. Ripeto, giusto stare a casa, ma c’è la sensazione di inutilità. E poi c’è anche l’impotenza e l’angoscia di chi non ha denaro. Si sente ancor più la differenza sociale tra chi ha una bella casa e chi no. E c’è un’altra dolorosa differenza che emerge: tra chi ha in casa i libri, e soprattutto ha l’abitudine di leggere, e magari ha anche Sky e Netflix e chi prima passava il tempo con i Gratta e vinci e a parlare di calcio, e adesso avverte un senso di vuoto. Una differenza che solo in parte coincide con la differenza sociale. Non è detto che le librerie piene zeppe di tomi siano nelle mega ville. Molte persone ricche non hanno cultura e non gliene importa nulla, e tante persone colte sono povere, non tanto di soldi che vanno e vengono, quanto di opportunità. Tuttavia hanno gli strumenti culturali, leggono, ascoltano musica. Seppur in pochi metri quadrati.
Ci sarà pure chi si lamenta del fatto di non avere ricevuto un euro? La cassa integrazione o il bonus di 600 euro destinato agli autonomi sono stati annunciati ma nessuno li ha ancora visti.
Adesso è stato preso di mira dai lettori il delirante piano del Pd di tassare i contribuenti onesti. Pensare che uno che guadagna 80 mila euro lordi sia un ricco te la dice lunga sul ritardo culturale di questo partito. In questo momento gli italiani hanno semmai bisogno di un taglio netto delle tasse. Trovo interessante l’invito dell’amministratore di Banca Intesa, Carlo Messina, a far rientrare i grandi capitali dall’estero. Bisognerebbe scrivere una legge di una riga: gli italiani non possono prendere la residenza a Montecarlo. Da noi non solo i grandi capitalisti ma pure i tennisti, appena vincono qualche torneo, si portano nel Principato. Ma come si fa? Queste dovrebbero essere le battaglia della sinistra in Italia. E’ un errore grave la mentalità punitiva nei confronti del ceto medio.
Ogni qualvolta c’è una crisi economica si torna a parlare di patrimoniale.
Non serve a niente, la pagherebbe, appunto, solo il ceto medio. Non chi possiede il grattacielo, ma chi con i risparmi si è comprato il garage.
Cosa non ha funzionato in questo primo mese di quarantena?
Il bilancio è molto negativo. Unica nota positiva: siamo riusciti a proteggere l’area del Paese più vulnerabile dal punto di vista sanitario, il Mezzogiorno.
A tuo avviso, quali sono stati gli errori macroscopici?
Non proteggere medici e infermieri, lasciare che gli ospedali diventassero focolai, non fare della Val Seriana una zona rossa.
Perché si sono commessi?
Non ha funzionato il rapporto tra Stato e Regione. A questo poi si aggiunge la mediocrità della classe dirigente.
A chi ti riferisce?
Prendiamo Attilio Fontana, il governatore della Lombardia: impone a tutti la mascherina, quando non ci sono mascherine per tutti.
Butti dalla torre Fontana. Qualcuno si sarà salvato?
Supera la prova Luca Zaia che ha scelto la strada giusta: tanti tamponi, non a tappeto, ma mirati. Pur essendo una zona molta abitata, molto dinamica, il Veneto è stato in grado non solo di affrontare l’emergenza ma anche di ripartire.
Sopra tutti c’è Giuseppe Conte. Qual è il tuo giudizio sull’avvocato del popolo?
Conte è una persona abile, intelligente. È stato sottovalutato all’inizio, il fatto di non essere stato considerato è diventato la sua forza. Però non è un leader; è un mediatore.
E’ stato assai criticato perché ha inanellato undici conferenza stampa ma ancora oggi nessun provvedimento del governo è operativo. Per di più è stato preso di mira in queste ore per avere attaccato l’opposizione in diretta tv.
Venerdì ha avuto una caduta stile. L’uscita del presidente del Consiglio ha dato a Salvini una centralità che aveva perduto. In questa fase il leader della Lega non ha certo brillato. Tutti citano la fase “Milano non si ferma” di Sala e Zingaretti; ricordiamoci pure del video “riapriamo tutto” di Salvini... Comunque, quando a fine legislatura si voterà, vinceranno le elezioni lui e Meloni: l’Italia è un Paese di destra, e la destra è uscita dal governo nel novembre 2011. Prima o poi ci tornerà. Sia chiaro che è una previsione, non un auspicio.
E di Conte che ne sarà? C’è chi ipotizza che oramai ci abbia preso gusto e voglia fare un partito. Farà la fine di Monti?
La Merkel ha dietro la Germania. Sanchez è il leader di un partito che esiste dal 1879 e ha governato la Spagna democratica per più di vent’anni, con Gonzalez prima e Zapatero poi. Conte chi rappresenta? Una parte dei 5 Stelle, un partito sceso sotto il 15 per cento? Avere consenso non significa avere voti. La politica italiana comunica sempre una sensazione di precarietà che ci indebolisce con i partner europei.
E’ durata il tempo di un amen l’unità nazionale. Tutto finito. Perché si è già passati alla stagione delle colpe?
L’unità nazionale non è mai esistita. Di colpe ne vedo parecchie, di innocenti pochi.
Finirà che ci dobbiamo preparare a un governo guidato da Mario Draghi, che tanti evocano ma altrettanti temono?
Draghi avrebbe un altro peso. Se dicesse ai tedeschi: “Fidatevi di me, un’Italia a pezzi non conviene neanche a voi, facciamo del debito comune, lo useremo per lo sviluppo, non per gli stipendi dei forestali della Magna Grecia”, i tedeschi non avrebbero scuse.
Si dice che siamo in guerra. Ecco, come sarà il dopoguerra?
Attenzione, nel film della storia d’Italia il fotogramma successivo al 25 aprile non è l’Autostrada del sole, non è la 600, non è la tivù. Il fotogramma successivo è lo scontro prima fra monarchici e repubblicani, poi tra democristiani e comunisti. La campagna elettorale del 1948 è durissima anche sul piano dell’ordine pubblico. E dopo la vittoria della Dc la polizia di Scelba spara sui cortei degli operai e dei contadini. Sono stati anni di grandi contrapposizione. Questo non significa che noi dovremo soffrire altrettanto. Significa che quando si usano parole come dopoguerra e ricostruzione bisogna dare loro il giusto peso.
Qual è la ricetta per ricostruire il Paese?
L’Italia fu ricostruita con il lavoro. Lavoro prestato spesso in condizioni terribili: ciminiere in città, reparti verniciatura, acciaierie in riva al mare. Errori da non ripetere; ma comunque lavoro. Punto. Certo, servono anche i soldi. Bisogna metterli nelle tasche di chi non li ha e devono arrivare là dove si produce, dove tutto diventa lavoro. Non possono essere solo assistenza, i denari. Se si fa assistenza, i cittadini dipenderanno sempre e solo dalla politica.
Ultima domanda: come trascorri le tue giornate di quarantena?
Faccio almeno dieci telefonate al giorno ai miei amici al Nord, a Bergamo, a Brescia, ad Alba, il mio paese. Ognuno mi racconta la sua storia. Faccio il mio lavoro, seppure a distanza. Nel frattempo sto scrivendo il mio nuovo libro: su Dante. Dante non è solo il padre della lingua italiana, è il padre dell’identità italiana, dell’idea stessa di Italia. L’Italia non nasce dalla politica o dai campi di battaglia, l’Italia nasce dalla bellezza, dalla cultura, dagli affreschi di Giotto, dai versi di Dante.
Allora Buona Pasqua.
Buona Pasqua a te.
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