Le liti con Franceschini sui tempi dell'annuncio le tensioni sulle nomine con Fraccaro e Buffagni. Conte sotto pressione: giochi di potere alle mie spalle.
Il governo Conte regge al momento perché tutti dicono che «non è il momento»: da Zingaretti a Berlusconi, passando per Renzi, l’intercalare è diventato una parola d’ordine, quasi un modo per darsi appuntamento. E Conte, che non viene dalla politica ma ha imparato a conoscerla, esorcizza ogni dichiarazione scommettendo su se stesso e sull’incapacità altrui di costruire un’alternativa: «Vedrete che in autunno sarò ancora qui». Ma per quanto non perda mai l'aplomb, come racconta chi partecipa ai Consigli dei ministri, è chiaro che la pressione per l’emergenza da Coronavirus e insieme la tensione per i giochi di potere che «si fanno alle mie spalle», gli abbiano fatto smarrire la lucidità. Conte ritiene che la sua presenza costante sulla scena impedisca agli avversari di tendergli l’agguato. Però, siccome l’arma è a doppio taglio, rischia di finire vittima di questa tattica, avviluppato nell’«ansia dell’annuncio», secondo la definizione di uno dei maggiori esponenti del grillismo. Domenica pomeriggio, al vertice di palazzo Chigi, Franceschini aveva più volte pregato il premier di rinviare la conferenza stampa al giorno dopo. Dalla burrascosa riunione sul Mes il titolare della Cultura, che si definisce «teorico della riduzione del danno», non passa giorno senza litigare con Conte, siccome teme l’accumulo di passi falsi. In questo senso gli aveva chiesto di spostare l’annuncio della «Fase 2» al lunedì, «per prepararlo meglio visto che non c’è urgenza»....
Niente da fare: e tra «congiunti» e congiuntivi è andata com’è andata. Cioè male, perché — a sentire i sondaggisti — il combinato disposto tra le aspettative alte dell’opinione pubblica e la scarsa chiarezza di Conte nell’esposizione delle disposizioni, ha provocato la reazione dei cittadini. Che a sua volta ha provocato la reazione di Conte: «Si sono già dimenticati dell’emergenza sanitaria?». Sic transit gloria premier, che pure vanta ancora numeri considerevoli negli indici di gradimento, e che però dovrebbe far tesoro di certi suggerimenti elargitigli dai colleghi di governo democristiani: «Dopo un picco c’è sempre un calo». Non vale solo per il virus. È vero, come dice un rappresentante dei Cinquestelle, che «sparare su Conte è l’alibi di chi non ha da assumersi la responsabilità di decidere», ma persino i ministri del Movimento più vicini al premier si sono resi conto che «Giuseppe balla troppo da solo». Questo tipo di gestione non va bene al Pd, che chiede «maggiore collegialità», e neppure ai 5S che più brutalmente la collegialità se la vanno a prendere: quando l’altra settimana il presidente del Consiglio ha tentato di far da solo su certe nomine, per esempio, Fraccaro e Buffagni hanno alzato a tal punto la voce da spettinargli il ciuffo e scombinargli la pochette.
Lo stesso problema metodologico si pone con le task force per l’emergenza, che palazzo Chigi tratta come suppellettili, vista la confusione registrata con la stesura dell’ultimo Dpcm. Ce n’è la prova nello studio svolto dal direttore per i servizi informatici dell’Università di Verona, che — venuto in possesso del testo — ha scoperto non si sa come «quarantatrè revisioni della bozza elaborate in sette ore e mezza, su un testo di diecimila parole». Una babele di imposizioni su cui ancora oggi l’interpretazione non è chiara, tanto che il Pd ieri ha annunciato di volerle cambiare. Di più, stufo di norme varate che non vengono poi applicate e messo sotto pressione dal partito, Zingaretti ha chiesto formalmente a Conte (e Gualtieri) un decreto di accompagnamento al decreto Aprile che arriverà a maggio. Se non è una mozione di sfiducia è una manifestazione di non fiducia verso il premier (e il ministro dell’Economia). E come non bastassero i problemi di merito, ci sono anche i problemi di metodo sulla gestione dell’emergenza da Covid 19. In Francia il premier Philippe si è presentato davanti all’Assemblea nazionale per chiedere il voto sulla «Fase 2» decisa dal governo. In Germania la cancelliera Merkel riunisce regolarmente il Coordinamento nazionale con i Land ai quali spetta di assumere i provvedimenti. In Italia Conte è andato finora avanti per Dpcm e conferenze stampa, e la reiterazione del «ballo solitario» ha compattato in Parlamento maggioranza e opposizione, stanche di essere «travalicati da palazzo Chigi».
Nel centro-destra l’atteggiamento del premier inizia a destare sospetti: «Ma Conte in un momento come questo si è messo a fare campagna elettorale?», ha domandato Berlusconi. Il senatore Quagliariello l’interrogativo non se lo pone, e ha iniziato a pubblicare sull’Occidentale la storia della rivoluzione napoletana del 1799 scritta dal giurista Vincenzo Cuoco, secondo il quale le rivolte «scoppiano quando la gente muore di fame». «Da accademico propongo ai colleghi di occupare il tempo con lo studio, in attesa che le Camere tornino a svolgere il loro ruolo», si giustifica Quagliariello: «E tra i ruoli c’è il voto di fiducia ai governi. Ma non è chiaro quando sarà il momento».
28 aprile 2020 (modifica il 28 aprile 2020 | 22:43)
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