venerdì 24 aprile 2020

Maurizio Blondet - Per il mercato dei BTP, la legge del mercato non vale

La faccio semplicistica, per far capire anche me che sono ignorante di speculazione: il 21 aprile, il ministero delle finanze guidato da Gualtieri ha venduto ai mercati 16 miliardi di BTP;   un  blocco  a 5 anni e un altro blocco di BTP  che scadranno fra 30 anni. I “mercati” – notoriamente assetati di rendimenti – si sono fiondati ad arraffarli.
Il punto è che, offerti 16 miliardi, i mercati ne  hanno  chiesto  per  110 miliardi. Ossia:    la  “domanda” del nostro debito  ha superato di 8 volte “l’offerta”.
Ora, secondo la più elementare legge di mercato, nota anche ai bambini, quando la domanda di un bene supera di  8 volte l’offerta, chi vende questo bene “raro” e desiderato è padrone del mercato e fa il prezzo che vuole.
Nel caso del BTPP italiani, tanta  essendo la fame dei mercati per essi,  il Gualtieri poteva spuntare tassi d’interesse tipo 0,X,   come altri Paesi “frugali”. Invece   per il BTP quinquennale ha impegnato noi tutti contribuenti a pagare 1,928, e per il trentennale 3,129%, da restituire nel 2050....

Dato il metodo che ha scelto il ministero  per esitare i nostri titoli di debito pubblico (syndicate,  un metodo di collocamento   che vuole interessare gli speculatori esteri, e affida il compito a JP Morgan,  Deutsche Bank, Societé Generale, Nomura  eccetera, a cui paga un aggio)  ha anche aggiunto un premio.
L’elementare legge del liberismo capitalista che agisce   quando la domanda supera l’offerta,  non vale per i BTP italiani. Vale   per il petrolio, che giorni fa è sceso a  -37 dollari.  Ma non vale per i BTP.
Noi, i nostri debiti, li dobbiamo collocare  a un costo (per noi) più alto del  necessario, facendo un favore ai “mercati” (gli speculatori stranieri)  che sono disposti a comprarceli a meno.
Il motivo è che  Tesoro e  Bankitalia, da decenni, vendono i nostri titoli ad asta “marginale”:   termine dì di gergo per non far capire  di cosa si tratta. Significa che i nostri tecnici  pagano   lo stesso interesse a tutti  quelli che si offrono di comprarli, anche a quelli che avrebbero accettato interessi inferiori.
Invece, come ha ricordato   persino  24 Ore, la Germania vende i suoi  Bund in asta “competitiva”,  che è poi   la vera asta:   mette in competizione i compratori, “chi offre di più?”
Aste marginali ed aste competitive (24 Ore)
Perché noi usiamo l’asta marginale, e da quanto,  non so;  e non ho tempo di cercare (sospetto che sia un inghippo che risale a Ciampi e Andreatta  per agganciarci con le catene agli investitori esteri…) . Fatto sta che questo sistema ha il sentore del tradimento,  tanto più che non è mai stato cambiato per adottare l’asta competitiva come la Germania, nonostante periodiche critiche (deboli) di qualche giornalista  economico.
Ma questo sentore di tradimento diventa un   forte afrore in questi giorni, quando il governo non-eletto chiede e implora di essere aiutato dal MES,Fondo Salva Stati: insufficiente (37 miliardi  da cui vanno detratti i 14 che versiamo al MES per farne parte), e senza senso, visto che i  mercati speculativi sono disposti a prestarci 100 miliardi di euro.
Che senso ha,   se non  di incatenarci alla UE e alle “condizioni” che ci  imporrà per questo prestito tirchio?  L’ultima spiegazione è: votiamo il MES perché serve alla Spagna.  Menzogna, perché anche la Spagna lo stesso giorno ha venduto i suoi Bonos a  mercati che ne chiedevano sette volte di più, di più, di più!
E’ menzogna che i mercati fuggono dal nostro debito,  come cir ipetono da tutti gli altoparlanti: invece ci si sono fiondati ad arraffarlo.
Di questa emissione da 16 miliardi, gli  investitori esteri (americani e inglesi) si sono assicurati il 76% del  BTP a 5 anni; e addirittura l’81% dei BTP a 30 anni:  il che significa che  viene sfatata un’altra  menzogna:  che i mercati ci fanno  pagare interessi più alti,  non solo perché il nostro debito è enorme, ma  perché temono “il rischio di denominazione”, ossia perché l’opposizione  ha espresso la volontà di tornare alla lira.  I  “mercati”, evidentemente non spaventati da questo propositi, comprando i trentennali,   hanno fiducia che  fra trent’anni l’Italia sarà ancora nell’euro, e capace di rifondere in euro il suo debito.
I mercati esteri si sono contesi il nostro debito…
La City di Londra da sola s’è accaparrata il 30%.  Ma il bello è che oltre i 36  per cento  dei titoli l’hanno voluto gli europei: in prima linea gli investitori tedeschi  che si sono voluti aggiudicare il 12 per cento del titolo trentennale:  evidentemente, al di là delle chiacchiere minacciose  germaniche sulla “insolvenza potenziale” italiana che deve riflettersi nei rendimenti,  i risparmiatori tedeschi sono ben contenti di mettere in portafoglio un titolo pubblico che rende –  per 30 anni  –  oltre il 3%.  Invece del Bund che ha tassi negativi.
Il fatto è che  in un mondo a tassi d’interesse zero o sottozero,  dovunque nel mondo  chi ha capitali,  cerca dei rendimenti. Ne hanno fame e sete, soprattutto i fondi pensione  le assicurazioni. E il  Tesoro italiano  offre un ricco rendimento. Più ricco del richiesto e necessario, come abbiamo visto.
Perché non si offrono  BTP direttamente agli italiani
Per cui si pone la domanda: voi risparmiatori italiani, non avreste comprato i BTP quinquennali a 1,98% e i trentennali al 3,2%?   Ma certo: anche in Italia chi ha soldi in banca a tasso in perdita,   ha sete di rendimenti. E gli italiani in banca hanno 2 mila miliardi: basterebbe invogliarli con a vendita di un BTP riservato a loro; per i piccoli risparmiatori,   si può pensare ad emissioni  tagli piccoli (500 euro), al portatore (non nominativi),  quindi usabili come mezzi di pagamento fra italiani,  e venduti direttamente dallo Stato ai  cittadini; senza cioè dover pagare il pedaggio agli strozzini internazionali  perché li vendano loro .
O che almeno  -come suggerisce 24 Ore –  che il governo si dotasse   di un’agenzia del debito pubblico come quella che la Germania s’è data dal 200 (si chiama Finanzagentur)   “con l’obiettivo prioritario di garantire in ogni momento la solvibilità del governo federale tedesco e di mantenere più bassa possibile la spesa per interessi sul debito”.
La Finanzagentur non solo vende i titoli di debito tedeschi in aste competitive, diversamente da noi; ad ogni asta, “ la Finanzagentur trattiene una quota variabile dell’ammontare di titoli emessi (dal 20 al 40 ):  ossia congela una grossa quota del debito pubblico, lasciando presso la Bundesbank. La sottrae ai mercati. Non è l’acquisto diretto dei titoli da  parte dlela banca centrale, che è vietato dalle normative  europoidi, perché la Bundesbank si limita a “trattenerli”:  ma l’effetto è lo stesso: calmierare   il livello degli interessi.   In questo modo, potremmo anche noi risparmiare decine di miliardi di spese in interessi.
Capite da soli il perché da noi i tecnocrati non lo fanno. Nè i partiti lo attuano. O no?------------

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