Giulietto Chiesa se ne è andato poche ore dopo aver concluso il Convegno internazionale organizzato da PandoraTv e Byoblu in occasione del 25 Aprile “Liberiamoci dal virus della guerra”. Questo è stato il suo ultimo intervento, che risuonerà a lungo nei nostri occhi e nel nostro cuore. #CiaoGiulietto
GIULIETTO CHIESA – Dovremmo essere orgogliosi perché siamo gli unici che si ricordano di Julian Assange e invece siamo preoccupati, vi dirò. E lo siamo perché se va in porto il progetto d distruggere Assange, di rinchiuderlo definitivamente, di punirlo perché ha rivelato al mondo la verità e i fatti dei padroni universali o di una parte di loro, allora vuol dire che anche noi, noi tutti, non parlo solo di noi giornalisti… Noi tutti, anche voi che state guardando queste immagini, saremo in pericolo: saremo imbavagliati, costretti a difenderci, oscurati, minacciati, impossibilitati ad avere notizie affidabili, a capire cosa succede a casa nostra e nel mondo intero. E questo non è il futuro, per quanto fin troppo prevedibile, è il presente: è quello che sta succedendo adesso. L’Italia, il governo in carica addirittura organizza una squadra di untori, ufficialmente incaricata di fare pulizia di tutte le notizie che divergono da quelle ufficiali: è la censura di Stato, come altrimenti si può chiamare?...Ma anche la RAI, non basta quella del Governo, anche la RAI, televisione pubblica, istituisce una task force contro le “fake news”, per cancellare le tracce delle loro bugie quotidiane, che inondano tutti i loro teleschermi e tutti i loro giornali. Si potrebbero fare molti esempi, ma non li farò, non occorre: andate a vedere il filmato di Mazzucco sulla caccia alle “fake news”, cioè la caccia a gente come Mazzucco, come me, come Dinucci, come tutti quelli che difendono, per esempio, Assange. E poi ci sono, ancor peggio, molto peggio, i tribunali misteriosi che sono di gran lunga più potenti di quanto non siano questi “cacciatori di fake news”: sono Google, sono Facebook, che censurano senza appello quello che noi tutti scriviamo sui loro social, sono i loro, mica i nostri, noi li usiamo, ma quando usciamo dal seminato o usciamo dai binari veniamo bacchettati, puniti, colpiti, cancellati, semplicemente tolti dalla circolazione. Sono loro che censurano senza appello, che distorcono, che manipolano le notizie, che mostrano ciò che decidono i mercati e cancellano tutti gli scomodi ficcanaso con i loro algoritmi e i loro trucchi segreti, per esempio: come si fa la home page di Google? Come si fa a far sparire una notizia mettendola in fondo, sconosciuta e invisibile? Lo decidono i loro algoritmi e tutto questo avviene alla luce del sole, con il plauso o il silenzio dei mass media che tutti i giorni noi vediamo. Siamo già circondati da nuovi tribunali che cancellano i nostri diritti. Ricordate l’articolo 21 della Costituzione italiana? C’è scritto: “Tutti hanno diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Ma 60 milioni di italiani sono costretti ad ascoltare un solo megafono che urla da tutti i sette canali televisivi del potere, sempre con le stesse facce: non so se vi siete accorti… sempre le stesse facce: sono due, tre anni che vediamo solo loro. Una voce unica, monotona, sistematica che quando ritiene opportuno urla e crea allarme e quando ritiene opportuno invece chiude: tutti gli spazi di riserva sono a loro, a una trentina di persone che decidono cosa devono ascoltare 60 milioni di italiani. Come esercitare il nostro diritto? In queste condizioni è impossibile esercitarlo… mentre la rete, i social network, i giornali sono di fatto censurati, come si è visto, in modo subdolo e palese, senza possibilità di appello. Ecco perché Julian Assange è un simbolo, è una bandiera. Per questa ragione: perché la rappresenta, l’ha rappresentata in modo plastico e il silenzio che circonda il suo processo è la prova provata di come la censura può agire, non solo raccontandoci bugie, ma tacendo ciò che per loro non deve essere noto. Ma Assange ci può servire anche come un invito alla riscossa, al risveglio. Prima che sia troppo tardi, anche per noi, noi dovremmo capire che è indispensabile unire le forze, quelle che abbiamo, che non sono neanche tanto piccole, ma che hanno un difetto fondamentale: quello di essere frazionate, divise, incapaci di parlare con una voce unica, e io invece ritengo che occorra creare, o cominciare a creare, una risposta coordinata, un megafono alternativo, uno strumento che sia capace di parlare ai milioni di spettatori, ma soprattutto di cittadini, che vogliono sapere: per difendersi devono sapere e per difendersi devono organizzarsi. I mesi a venire, credo che ormai tutti l’abbiamo capito, saranno una successione di colpi, di terremoti, di attentati alla nostra Libertà: se milioni di pecore spaurite ascolteranno e vedranno solo ciò che suona il pifferaio magico, allora andremo tutti in schiavitù, e molto velocemente, e andare in schiavitù vuol dire anche andare in guerra, perché questi signori, che controllano e dominano il pensiero almeno di due miliardi e mazzo di persone, vogliono la conquista di tutto: non del denaro, vogliono la conquista fisica dei beni della terra, prima che il denaro che hanno creato a dismisura vada in fumo. Allora è il momento di svegliarsi: anche per questo abbiamo deciso di fare questo incontro, che avremmo preferito fare a Firenze, in un teatro, e invece siamo costretti a fare sulla rete, che è la loro fino a che ce la lasceranno…
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