giovedì 9 aprile 2020

Pietro Salvatori Giornalista politico, Huffpost -- Maggioranza, sindaci, imprese: Conte sotto pressione per la Fase 2

TURIN, ITALY - 2020/03/16: A man watches Italian Prime Minister Giuseppe Conte on TV announcing new economic...

Giornata difficile a palazzo Chigi: pronte altre due settimane di blocco con limitate riaperture. Giovedì nuovo incontro con i tecnici: i quattro "rubinetti" e le simulazioni per non mandare in tilt le terapie intensive.


Pietro SalvatoriGiornalista politico, Huffpost
Ha voluto vedere i capi delegazione della sua maggioranza Giuseppe Conte, prima di prendere la decisione finale, attesa nelle prossime 48 ore. Sensibilità diverse, da Teresa Bellanova, che come tutta Italia Viva spinge sulle riaperture, a Roberto Speranza che nel suo ruolo di titolare della Salute frena più di tutti. È una giornata drammatica per Palazzo Chigi. La Confindustria del nord, Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, hanno lanciato un appello per riaprire a breve. Con toni che non lasciano spazio a interpretazioni: “Se non ripartiamo nel breve periodo il paese rischia di spegnere il proprio motore, e ogni giorno che passa rischiamo di non rimetterlo più in marcia”. I comuni sono arrivati a un passo dallo strappo. Antonio Decaro, sindaco di Bari presidente dell’Anci, si è alzato e se ne è andato mentre era in corso in videoconferenza un incontro con il governo, sotto lo sguardo attonito del sottosegretario Piepaolo Baretta: “Servono 5 miliardi ai comuni - ha motivato il suo gesto - non possiamo aspettare oltre”....

Pressioni che hanno in Conte il punto di scarico, e che hanno messo in difficoltà il premier e il suo entourage, sensibili alle spinte che vengono da pezzi importanti e in sofferenza del paese. Ma che hanno smosso di poco o nulla la risoluzione che si sta mettendo in piedi in queste ore. Una soluzione ponte, un nuovo blocco esteso per altre due settimane, fino al 26 aprile. Con limitate riaperture di filiere produttive necessarie affinché quelle essenziali non si fermino. E limitatissimi sblocchi delle vendite al dettaglio, come le cartolerie, diventate improvvisamente latrici di beni essenziali dopo un periodo così lungo di quarantena. A fine aprile se ne riparlerà.
Domani l’ennesimo incontro tra governo e comitato tecnico scientifico. Gli esperti stanno lavorando su dei modelli di ripartenza. Sono schemi e simulazioni che hanno come punto fisso la sostenibilità delle terapie intensive. Si lavora su quattro rubinetti: attività lavorative, fasce d’età, zone geografiche, indagine sierologica. Aprire più o meno ogni singolo rubinetto, incrociandoli tra di loro, genera impatti diversi sulla tenuta degli ospedali. Verranno squadernati numeri e tabelle. Per mettere in campo tutti gli elementi di valutazione per quel poco che succederà dopo Pasqua. E soprattutto per dare il là a una programmazione organica del dopo. Lo spauracchio che incombe è quello che nei corridoi della Protezione Civile viene definito il “modello Hong Kong”, la città cinese che sembrava aver sconfitto egregiamente il contagio è che è stata chiusa dopo un’ondata di ritorno del virus.
“Tutto chiuso per sempre non puoi tenere”, spiega una delle fonti legate al dossier da sempre più intransigenti. Ma spiega che “ci sono variabili ad oggi imponderabili che non rendono realistica nessuna previsione che ha un orizzonte più lungo di una settimana”. E che “i dati in nostro possesso non ci consentono di prevedere quando si allenteranno le misure di restrizione sociale”. Un altro mese, almeno, di confinamento è alle porte. Altre due settimane di transizione verso una riapertura più consistente incombono.

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