Siccome decine di lettori nei giorni scorsi mi hanno rimbalzato, tutti eccitati, la “notizia” che sono stati invitati al Bilderberg Lilli Gruber, Matteo Renzi e Stefano Feltri de Il Fatto Manettaro, vorrei approfittare per relativizzare il discorso su questo Club.
In qualche modo, l’importanza del Bilderberg è oggi diminuita a causa del suo stesso successo. Bisogna ricordare che fu creato da Bernardo d’Olanda, legato in affari al complesso industrial-militare americano (e infatti cadrà nello scandalo Lockheed) Robert Schuman e Paul-Henri Spaak (pagati dalla CIA attraverso la Rockefeller Foundation) per saldare la NATO e “l’amicizia con gli Usa”, che non era affatto cosa pacifica allora. Non solo perché c’erano in Italia e in Francia i più grossi partiti comunisti dell’Occidente; l’Unione Sovietica, mettendo a segno il golpe di Praga (1948) aveva dato prova di un espansionismo aggressivo post-Yalta che aveva creato il panico a Washington: i generali Marshall ed Eisenhower, avendo assistito alla auto-disintegrazione del loro esercito in Europa nel 1944, non erano affatto certi di poterne rimandare il popolo americano in armi per battere il comunismo nel vecchio continente....
Per di più – come scrisse l’ideatore del Bilderberg Joseph Rétinger (eminenza grigia, anche lui pagato dalla CIA tramite i Rockefeller, era cervello del governo polacco in esilio a Londra durante la guerra, aveva avuto contatti con tutti i personaggi che contano, da Winston Churchill a Richard Coudenhove-Kalergi) – “cresce la marea di anti-americanismo praticamente in ogni paese dell’Europa occidentale…e non è confinata ai circoli di sinistra influenzati dal comunismo, ma è prevalente anche tra i conservatori e i liberali. Gli Stati Uniti sono sgraditi, temuti, derisi con una unanimità notevole … Questo sentimento mina la solidarietà della difesa occidentale contro il comunismo”.
Da qui l’idea di “un incontro privatissimo fra persone al massimo livello dei due continenti. Dove presentare francamente le critiche ai manovratori dell’opinione americana e dar loro la possibilità di rispondere all’accusa” (sic). Fra gli italiani, Rétinger mise in lista De Gasperi e Ugo La Malfa, l’agente americano per eccellenza (unico italiano ad esser invitato ad ascoltare a Bretton Wood le decisioni dei vincitori).
Potete anche solo immaginare – oggi – europei che criticano gli americani e più precisamente il piano globalista-militare “atlantico” che Bilderberg fu creato per promuovere? Tutti gli ex paesi dell’Est fanno la fila (come l’Italia) per comprare gli F-35 sapendoli dei catorci, ma ritenendoli il prezzo giusto da pagare per ottenere la protezione bellica USA. La Francia è entrata nella NATO , da cui De Gaulle l’aveva tenuta lontana. E tutti i “comunisti” italiani che sono diventati i più zelanti adoratori di Obama, anzi di Bush jr e delle sue guerre per Israele che durano dal 2001. I governi progressisti che hanno partecipato ai trucchi neocon per accusare Saddam di farsi l’atomica (ricordate “l’uranio del Niger”) e (governo Renzi-Gentiloni) hanno fatto i lavori sporchi per Hillary onde accusare Trump di essere un agente di Putin?
Non si ode un sussurro di critica nemmeno al fatto che gli Usa ci hanno fatto stanziare truppe in Afghanistan e Irak senza contropartita; che la NATO doveva essere abolita dopo l’abolizione del Patto di Varsavia, e invece abbiamo accettato che diventasse la punta dell’imperialismo americano in Asia ? E i “comunisti” di ieri ? Oggi se criticano un pochettino Washington, è per rimproverargli di non essere abbastanza globalista, anzi con Trump di fare passi indietro nella creazione del felice mercato globale. Posizione condivisa di tutti i leader europei, Merkel in testa. Ormai anche la Chiesa di Bergoglio promuove e propaganda il governo unico mondiale, riceve le congratulazioni di Soros, vuole gli “Stati Uniti d’Europa” e il terrorismo climatico.
Tutti i programmi che il Bilderberg temeva di non riuscire a far digerire agli europei di allora (le cessioni di sovranità, le banche centrali private), sono non solo attuati, ma difesi a spada tratta dai leader in carica e da quelli futuri, fatti avanzare e ingurgitare ai popoli nei suoi aspetti più ridicolmente estremi; assunti come neo- religione; chi li biasima è accusato di eresia “sovranista” oltre ché fascista e azzittito con furia inquisitrice (come fa la Gruber nelle sue trasmissioni), e presto i progressisti e la loro psicopolizia LGBT ci metterà al rogo perché chi critica Soros è omofobo, e “Porti aperti come i nostri culi”!
Del resto, a quei tempi il Bilderberg mica invitave le Gruber e i Renzi o il Feltrino. A quei tempi, i giornalisti (o i politici o i padroni) invitati erano quelli che il potere lo avevano già, indicati dal padronato: tipicamente, Arrigo Levi, direttore a vita di La Stampa, su richiesta di Gianni Agnelli. La Malfa, capo del partito del 3 per cento che però la DC doveva associare al governo perché se no, disse De Gasperi, “non arrivano i soldi americani” (Piano Marshall); Guido Carli; alcuni capi di sindacati “gialli” padronali come la UIL di allora. Erano i tempi in cui David Rockefeller interveniva di persona con i suoi giornalisti di riferimento , e i sette banchieri internazionali erano il nerbo delle decisioni: reduci dall’aver “rimesso in funzione il sistema monetario mondiale”, erano soprattutto loro a disporre che “i corpi ufficiali siano messi in posizione di ratificare ciò che è stato congiuntamente preparato prima”.
Ma adesso non c’è più bisogno, i “corpi ufficiali” eseguono gli ordini prima ancora di riceverli.
Poi c’è un motivo tipicamente italiano per cui il Bilderberg è meno importante. Si è passati da Agnelli, Pirelli, Valletta e Guido Carli, da Malagodi a La Malfa, passando per Mario Monti, la Bonino ed Enrico Letta, a…Lilli Gruber e Monica Maggioni, Renzi e Feltri il piccolo. Sempre meno, oltretutto.
Non so come dirlo, senza apparire scortese. In altri tempi, questo tipo di inviti il Bilderberg li faceva per osservare saggiare e selezionare giornalisti del Principe cui poi affidare i “grandi” giornali. Il fatto che lilli Gruber sia – ben pagata, d’accordo – ancora nella TV di Cairo a fare la sua cosetta raffazzonata invece che a dirigere Repubblica (o il Corriere, o La Stampa) dice qualcosa. Non solo i “grandi” giornali sono meno grandi. E’ che la Gruber non ha ancora imparato, per dirne una, quel particolare aplomb per cui Paolo Mieli, ad esempio, finge così bene di essere obbiettivo e moderato e super partes mentre gestisce il discorso dettato dal governo globale.
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Come spiegarlo? E’ un po’ come Umberto Bossi quando fu contattato, si disse, da emissari della banca d’affari Lazard. Li avesse convinti, forse oggi esisterebbe un Lombardo-Veneto indipendente, magari dopo breve e vittoriosa guerra civile con armamenti forniti dalle note centrali che esportano la democrazia e le rivoluzioni colorate. Invece: “Tu sei stato pesato e trovato scarso”, per citare il libro di Daniele. Voglio dire: per servire a quelli non basta essere malvagi, bisogna avere anche un certo quoziente intellettivo. La mancanza di classe dirigente, piaga italiana, ha conseguenze anche in quei settori, C’è speranza per Stefano Feltri, magari fra qualche anno lo rivedete alla direzione del TG1.----
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