Per capire se è semplicemente una curiosa coincidenza o ci troviamo all’inizio di un trend un po’ più duraturo, servirà ancora qualche tempo. Di certo c’è che da qualche settimana sul mercato si sta osservando un fenomeno curioso: una delle più classiche correlazioni “perfette” del mercato - quella esistente tra prezzi dei BTp e prezzi delle banche italiane, che si muovono storicamente all’unisono - sembra essere andata in tilt.
Da maggio, infatti, l’andamento del benchmark a 10 anni dei governativi italiani sta andando in direzione addirittura opposta a quella dei prezzi degli istituti bancari italiani, rappresentati dall’indice Ftse Banks: mentre il primo sale, seppur tra non pochi singhiozzi, i secondi stanno inesorabilmente perdendo quota...
Sia chiaro: la premessa a qualsiasi ragionamento, a sentire analisti ed operatori sul mercato (e a seguire semplicemente il buon senso), è che l’accoppiata tra banche e titoli di Stato rimane indissolubile, oggi come in prospettiva. Non potrebbe essere altrimenti, visto che nei forzieri degli istituti domestici sono conservati qualcosa come 400 miliardi di titoli governativi della Repubblica italiana.
Per capire tuttavia perché qualcosa nelle ultime settimane si è “interrotto”, nel perfetto allineamento, val la pena guardare a che cosa è successo negli ultimi mesi alle due classi di attivi.
A partire dalle minacce di guerre commerciali, a colpi di dazi, che non a caso sono scattate proprio a inizio maggio, quando i titoli delle banche (e più in generale degli indici borsistici) hanno iniziato a scendere. Il calo accumulato dallo scorso mese dagli istituti domestici, che nell’ultimo mese hanno perso circa il 15%, del resto è solo un po’ più vistoso di quello realizzato nel frattempo dall’indice bancario europeo Stoxx, che ha perso circa il 10 per cento. «Le banche italiane per definizione sono più volatili della media del settore, nel bene e nel male - sottolinea Riccardo Rovere, analista di Mediobanca - Essendo quello del credito un settore ciclico, di fronte all’emergere di preoccupazioni rispetto a possibili guerre commerciali, i titoli domestici hanno risentito inevitabilmente delle vendite».
A questo va aggiunto come la performance da inizio anno del settore bancario sia stata davvero buona: dopo un cupo ultimo trimestre 2018, da inizio 2019 ai massimi di inizio maggio il settore bancario aveva guadagnato circa il 30%. «Inevitabile che di fronte a questo impressionante rally gli investitori abbiano deciso di andare alle prese di beneficio», spiega un altro analista bancario. Peraltro oggi sul mercato italiano si muovono in particolare «hedge fund, che agiscono in maniera speculativa, mentre investitori istituzionali o long-only stanno lontani».
Se insomma la ragione della pressione in vendita sulle banche italiane (e quindi sui prezzi) è chiara, resta da capire cosa è avvenuto sui BTp. E anche in questo caso, val la pena considerare ciò sta succedendo su scala europea e poi mondiale: la discesa dei tassi dei Treasury - conseguenza della mossa della Fed che ha annunciato lo stop al rialzo dei tassi per il 2019, a cui ha fatto seguito poi la Bce - ha dato un colpo di acceleratore agli acquisti dei bond governativi, contribuendo a far calare i tassi in tutto il mondo, spingendo alcuni addirittura in territorio negativo anche su scadenze decennali, come nel caso dei Bund. In questo contesto, insomma, i BTp non vivono di vita propria, e inevitabilmente seguono un trend globale.
Di fatto, insomma, la dinamica recente di BTp e banche sembra aver risposto negli ultimi tempi più a input macroeconomici, che alle “semplici” scosse derivanti dall’aumentata (o diminuita) percezione del rischio Paese, a cui siamo tradizionalmente abituati. Del resto non è neppure la prima volta che il divario tra BTp e banche si verifica: già a dicembre 2018, per qualche settimana, si era assistito a un allargamento della “forbice”, poi rapidamente rientrato.«Per questo - spiega un altro analista bancario - c’è da scommettere che il legame tra BTp e banche tornerà presto a farsi più evidente». Resta solo da attendere.--
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