lunedì 8 settembre 2025

Cade il governo Bayrou: la sfiducia passa con 364 voti. Le Pen: “Ora sciogliere le Camere”. Mélenchon: “Vada via anche Macron”

 

... Mélenchon: “Vada via anche Macron”!

I Socialisti si candidano a governare. Il discorso del premier ai parlamentari:
"Avete il potere di rovesciare il governo, ma non di cancellare la realtà”. Nelle prossime ore rassegnerà le dimissioni. 

“Avete il potere di rovesciare il governoma non di “cancellare la realtà”. Le parole di François Bayrou davanti all’Assemblée Nationale sono state l’ultimo disperato tentativo di fare leva sulla responsabilità dei partiti di fronte a un quadro economico sempre più critico. Non sono bastate, però, per raggiungere l’obiettivo.

Il primo ministro francese, infatti, dovrà presentare le dimissioni: il Parlamento lo ha sfiduciato 364 voti contro e appena 194 a favore. Ora il presidente Emmanuel Macron dovrà trovare il quarto premier negli ultimi 12 mesi. E dire che era stato lo stesso Bayrou a chiedere la fiducia in vista di una finanziara da 44 miliardi di tagli. Durante il suo intervento di circa 40 minuti, il premier ha messo in guardia sull”’urgenza vitale” per la Francia di risanare i conti pubblici, avvertendo che “la divisioni rischiano di avere la meglio” sull’interesse superiore della nazione. La sua caduta appare scontata, dal momento che tutte le opposizioni – la sinistra e l’estrema destra – voteranno no. Il presidente Macron, che lo aveva nominato meno di 9 mesi fa, sta già lavorando dietro le quinte per trovare un successore.

I commenti dei leader – “Un’altra strada politica è possibile: Non quella di Emmanuel Macron, che ci ha condotto in questa impasse”, dice Boris Vallaud, il leader del Partito Socialista. “Siamo pronti a prendere le nostre responsabilità con la sinistra e gli ecologisti in uno spirito repubblicano e parlamentare”, aggiunge. “Bayrou è caduto. Vittoria e respiro di sollievo del popolo. Macron ora è in prima linea di fronte al popolo. Anche lui deve partire”, sostiene Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise. “Sciogliere le camere non è un’opzione, ma un obbligo”, ha detto la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, plaudendo alla “fine dell’agonia di un governo fantasma”.
Il dibattito in Parlamento Difficile lo scenario che si aprirà dopo la sfiducia. Tra le ipotesi c’è quella di affidare l’incarico ai Socialisti. Che però dovranno trovare il sostegno necessario in Parlamento. “Votando oggi il no alla fiducia, i socialisti si assumono la responsabilità di affermare che sono pronti, con la sinistra e gli ecologisti, a governare”, ha detto Vallaud, il primo a parlare in Assemblée Nationale dopo Bayrou. “No al lavoro, sì al capitale. No ai giorni festivi, sì alle eredità. No alle piccole e medie imprese, sì alle multinazionali. Noi proponiamo una strada diversa, quella dei popoli che rifiutano la rassegnazione e guardano più lontano delle loro catene”. Sul fronte (quasi) opposto ci sono i Repubblicani che hanno dato libertà di voto ai loro: il capogruppo Laurent Wauquiez ha annunciato che avrebbe votato la fiducia “senza entusiasmo”, mentre il segretario del partito, Bruno Retailleau si è espresso contro. Hanno votato per far cadere Bayrou anche gli esponenti del Rassemblement National. “Emmanuel Macron ha tra le mani l’unica soluzione per far uscire il nostro Paese dall’impasse politica: il ritorno alle urne”, ha scritto su X il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella.

Il discorso di Bayrou – Con il sottofondo di un forte brusio e con una marcata raucedine, Bayrou ha esordito rivendicando la sua scelta: “Ho voluto io questa prova”, “il rischio più grande sarebbe stato non correre rischi”, ha detto. “Sono stato io a volere questo appuntamento e alcuni di voi, la maggior parte, probabilmente i più saggi, hanno pensato che fosse irragionevole, che fosse un rischio troppo grande. Ora, io penso esattamente il contrario. Il rischio più grande sarebbe stato di non correre rischi, di lasciar continuare le cose senza cambiare nulla”. Davanti ai deputati, il premier ha evocato il debito colossale che pesa sulla seconda economia della zona euro nonché l’”urgenza vitale” di risanare le finanze pubbliche del Paese. Quello che si “gioca oggi” per la Francia “non è una questione politica, è una questione storica”: ha esortato Bayrou, evocando, tra l’altro, i ritardi accumulati dall’eonomia francese rispetto a partner come la Germania o il Belgio. Nel discorso dinanzi ai deputati, segnato da una marcata raucedine, il premier ha sottolineato che “il modello va reinventato“. Sfide “immense e urgenti”. Tra cui la necessità di “riequilibrare la bilancia commerciale”. Ogni anno, ha aggiunto, “la Francia, produce debito per un totale di 50 miliardi di euro circa. A fronte di questi 50 miliardi, nel 2020 le annualità che dovevamo versare rappresentavano circa 30 miliardi all’anno. Nel 2024 erano salite a 60 miliardi, quest’anno a 67 miliardi. E alla fine del decennio, secondo la Corte dei Conti, a 107 miliardi”.---

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