La Commissione europea si è finalmente decisa ad imporre sanzioni al governo di Netanyahu, cercando di pulire la sua coscienza dalla complicità del genocidio a Gaza. Le misure varate contro Israele però non sono di semplice applicazione e rischiano di arenarsi tra la burocrazia di Bruxelles e rimanere una piccola mossa politica di facciata. Nel frattempo che la popolazione palestinese continua a subire il massacro, i bombardamenti e la fame. Il pacchetto di sanzioni ha bisogno dell’unanimità che al momento in Unione europea non c’è:
"Tra i paesi contrari soprattutto Italia e Germania"
La posizione del governo italiano sulle sanzioni contro Israele resta ambigua.
Al question time ieri il ministro degli Esteri Tajani è stato obiettivo di attacchi da parte delle opposizioni in Senato. Il capo della Farnesina ha confermato da una parte l’adesione alla dichiarazione di uno stato palestinese, e si è detto favorevole alle sanzioni sui ministri israeliani più estremisti. Dall’altro lato, però, l’Italia si rifiuta di sospendere il trattato di associazione Ue-Israele, tra le sanzioni al vaglio della Commissione.Al momento Israele gode di un trattamento privilegiato sui prodotti di esportazione verso l’Europa, con questo provvedimento i dazi saranno al 37%. Dello stop alla compravendita di armi non se ne parla proprio invece, perché non soggette a dazi. La misura chiede l’approvazione di una maggioranza qualificata di 15 paesi, inclusi Germania e Italia.
La posizione dell’Ue sulle sanzioni a Israele
Questi due paesi infatti si oppongono fermamente a questa misura, motivo per cui potrebbe saltare. Non solo Roma e Berlino, ad opporsi al pacchetto di sanzioni ci sono anche l’Ungheria, l’Austria, la Repubblica ceca e Bulgaria. Da parte del governo italiano, inoltre, non c’è alcuna intenzione di riconoscere lo stato di Palestina, perché, a detta dei membri dell’esecutivo, non esiste al momento. Riconoscimento che invece avverrà da parte della Francia e Gran Bretagna in questi giorni.
A dimostrazione della posizione ambigua del governo Meloni sulla questione, anche l’atteggiamento del commissario europeo Fitto che è uscito dall’aula durante la discussione sulle sanzioni a Israele in Commissione. Molto probabilmente le sanzioni a Israele non verranno mai applicate: si tratta soltanto di un modo per provare a mettere a tacere le proteste della popolazione pro Palestina in tutta Europa. La politica dell’Ue si conferma di due pesi e due misure: mentre continua la sua guerra commerciale contro la Russia, contro Israele è capace solo di compiere una mossa di comodo e che di fatto non smuove nulla, e che in ogni caso arriva in ampio ritardo quando ormai la popolazione è sotto un assedio senza ritorno. L’Europa ha scelto da che parte stare, ed è evidente che non intende ritornare sui suoi passi.
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