martedì 22 novembre 2022

ByoBlu - KOSOVO, 48 ORE PER EVITARE LA CRISI. INTERVIENE L’ITALIA...!

 

Restano poco meno di 48 ore. Dopodiché, i cittadini con targhe automobilistiche serbe che circolano in Kosovo riceveranno multe di 150 euro, in quanto ritenute illegali dal governo di Pristina. È arrivato, dunque, un ennesimo rinvio, deciso dal primo ministro kosovaro Albin Kurti su richiesta dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Pristina. Dopo queste 48 ore, però, dovrebbe entrare in vigore la norma già slittata di alcuni mesi e non è affatto da escludere il rischio di scontri tra autorità kosovare e la minoranza di 100mila serbi.

Una situazione potenzialmente esplosiva, in un territorio per oltre il 90% popolato da albanesi e dove la Nato è presente dal 1999, in difesa dell’indipendenza del Kosovo da Belgrado, riconosciuta ufficialmente dal 2008 da buona parte dell’Occidente ma non dalla Serbia. Sempre nel 1999, la Nato arrivò addirittura a bombardare Belgrado per fare in modo che l’ex presidente serbo Slobodan Milošević (poi processato dal Tribunale dell’Aja e morto in carcere nel 2006) rinunciasse al Kosovo.

Un’azione discutibile, dato che l’alleanza atlantica intervenne violentemente contro uno Stato, ovvero la Jugoslavia in via di disgregazione.

Il ruolo dell’Italia e la responsabilità del Kosovo

soldati Nato sono attualmente 3.700 e la missione è guidata proprio dall’Italia, che impiega il più alto numero di militari: 638. A causa del contesto rischioso, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello della Difesa Guido Crosetto sono andati in Kosovo e Serbia per parlare con Kurti e con il presidente serbo Aleksandar Vučić, cercando una mediazione. Ha detto Tajani“Da Vučić abbiamo avuto la conferma di voler continuare la via del dialogo. Auspico un calo della tensione politica e anche a livello militare. Diremo ai kosovari – ha aggiunto Tajani – che iniziative unilaterali non servono a raggiungere un compromesso”.

Una richiesta di responsabilità al Kosovo, dunque, così come era avvenuto lunedì nell‘incontro di mediazione (fallito) tra Vučić, Kurti e l’Alto rappresentante europeo per la politica estera Josep Borrell. L’esponente Ue aveva accusato i due leader di essere responsabili di un’eventuale nuova esplosione di violenze in Kosovo, lasciando però intendere che, chi si era opposto maggiormente, era Albin Kurti. Il primo ministro kosovaro ha poi criticato lo stesso Borrell. Dichiarazioni non scontate, comunque, dato che Stati Uniti e Unione europea hanno sempre sostenuto apertamente l’indipendenza del Kosovo, che nella Repubblica federale di Jugoslavia era una provincia autonoma della Serbia.

Il peso della Storia nelle vicende di oggi

Belgrado è stata invece sempre emarginata dall’Occidente nel processo di integrazione che ha coinvolto fin dal 1991 Slovenia e Croazia (entrate poi nell’Unione europea). Alla Serbia si imputano le violenze della guerra in Jugoslavia, la storica vicinanza alla Russia e oggi anche alla Cina. Di conseguenza, la minoranza serba che vive in Kosovo viene descritta con toni spesso negativi dai media occidentali. Ci si dovrebbe anche chiedere, però, se la condotta dell’Uck (cioè i separatisti del Kosovo) ma anche della stessa Croazia nel corso della Storia (con il collaborazionista nazifascista Ante Pavelić prima e Franjo Tuđman poi) sia stata così limpida da far sì che l’Europa prendesse questi territori e stati sotto la sua ala.

Adesso resta da capire cosa accadrà dopo le prossime 48 ore. A proposito della “crisi delle targhe” si era già discusso lo scorso agosto, quando i video dei carri armati preoccuparono non poco politici e media internazionali, facendo tornare in mente la guerra jugoslava degli anni Novanta e riaccendendo i riflettori su una zona europea spesso ingiustamente trascurata dall’informazione europea e italiana. Come se si volesse nascondere sotto la sabbia qualcosa di scomodo: ma, nei Balcani, sono esplose alcune delle più grandi guerre della Storia e le questioni non pienamente risolte anni fa da parte di chi spesso ha contribuito a crearle (come in Kosovo, in Bosnia o tante altre zone del mondo) continuano a tornare a galla.---

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