Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?
Marco Tosatti.....Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo commento di Paolo Deotto, che ringraziamo di cuore, relativo alle recenti esondazioni di Sergio Mattarella. Chi segue Stilum
Curiae sa che consideriamo l'attuale inquilino del Quirinale un personaggio deleterio, di parte e ben lontano dal modello di garante della Costituzione e dei diritti fondamentali dei cittadini, che ha permesso venissero calpestati allegramente negli ultimi anni. La nostra posizione è semplice: quell'uomo dovrebbe dimettersi, se non altro per inadeguatezza, se non per ragioni più gravi. Buona lettura
Togliete “Catilina” e mettete “Mattarella”, e ci siamo.
Forse non a tutti è chiaro ciò che è successo di recente, precisamente il 25 settembre. Gli elettori, che hanno finalmente potuto esercitare il loro diritto di voto, hanno dato un messaggio che non lascia spazio ad equivoci, mandando a casa quel pezzo di casta che, praticamente dal 2011 in poi, dal colpo di Stato con cui Napolitano impose al governo il funereo Monti, fino alla tragicommedia del bancario Adolfo, quel pezzo di casta, dicevamo, che ha dimostrato ampiamente di essere al servizio di interessi anti-italiani.
È cambiata radicalmente la situazione politica, indipendentemente da come e quanto il nuovo governo potrà agire. Gli elettori, quel popolo che è “sovrano” quando fa comodo a lorsignori, ha parlato chiaro, senza bisogno di rivoluzioni o di macellerie tanto care ai nostalgici di piazza Loreto.
E proprio in base a questo cambiamento radicale, sarebbe stato molto bello, corretto e lodevole se il “garante” del sistema precedente si fosse fatto da parte.
Parliamo, ovviamente, di Mattarella. Nominato il nuovo presidente del consiglio, ricevuto il giuramento del governo, la cosa più signorile che Sergio Mattarella avrebbe potuto fare, sarebbe stato quella di presentare le sue dimissioni, giustificate non solo e non tanto dal fatto che è già al secondo mandato, che ha la veneranda età di anni ottantuno, ma soprattutto dal fatto che lui era stato il capo-cupola di un sistema che è fallito. So bene che i “puristi” mi obietteranno che il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale e quindi la sua permanenza al potere è la garanzia della continuità dello Stato, al di là dell’alternarsi di diversi governi.
Ma se vogliamo invece ragionare con i piedi per terra, e smettere con queste eterne finzioni, possiamo tranquillamente affermare che Mattarella è al Quirinale come rappresentante di quegli stessi interessi che l’hanno portato all’alta carica, e che il Parlamento che gli aveva conferito il potere, riconfermandolo nella carica il 22 gennaio di quest’anno, non c’è più.
Né come gruppi di maggioranza e minoranza, né come composizione. È tutto finito, c’è un Parlamento nuovo, deciso dalle libere scelte dei cittadini.
Quindi, le dimissioni sarebbero state quanto mai opportune e avrebbero dimostrato uno stile e una capacità di prendere atto della realtà, nel rispetto degli elettori.
Poi, naturalmente, possiamo continuare in questo singolare giochetto, per cui facciamo finta di credere che un uomo di parte, una volta arrivato al Quirinale, diventi per incantesimo un uomo super partes, garante dell’unità nazionale, garante del rispetto della Costituzione, sentinella dei diritti dei cittadini. Tutti coloro che sono fermamente convinti dell’esistenza di Babbo Natale, saranno così soddisfatti…
Ma c’è dell’altro da dire su Sergio Mattarella, dell’altro che giustifica ampiamente l’auspicio di sue dimissioni.
Mattarella non poteva non affidare a Giorgia Meloni l’incarico di governo. Sarebbe stato un gioco sporco troppo scoperto.
Ma è altrettanto un gioco sporco quello di intromettersi nell’attività di governo, dettando linee di politica, interna ed estera. L’iniziativa politica spetta al Governo, che la sottoporrà al giudizio del Parlamento.
Ieri l’altro, giorno 11, Mattarella, in un discorso pronunciato a Maastricht (che potete leggere per intero sul sito del Quirinale: https://www.quirinale.it/elementi/73964 ) si è lanciato in dichiarazioni su materie non di sua competenza. Lasciamo perdere una sorta di divinizzazione dell’Unione Europea, che fa parte del trito catalogo delle banalità.
Ma quando il Presidente della Repubblica – a cui non spetta, ripetiamo, l’iniziativa politica – si lancia in affermazioni del tipo “…se non garantissimo continuità e credibilità alla politica di cooperazione, se non procedessimo a completare il disegno di allargamento dell’Unione – dall’Ucraina ai Balcani occidentali, cui abbiamo promesso l’adesione nel lontano 2003 - lasceremmo vuoti destinati a essere colmati da altri attori, espressione di valori e interessi diversi dai nostri.”, oppure definisce tout court come “sciagurata aggressione da parte della Federazione Russa” il conflitto tuttora in corso, detta già delle linee di politica estera, commettendo un abuso di potere.
Non discuto qui se queste affermazioni siano o meno condivisibili. Ma sono affermazioni che poteva fare il signor Mattarella in privato, non il Presidente della Repubblica in una sede ufficiale.
Ma infine, se vogliamo restare in casa nostra, c’è un’ultima considerazione da fare per ribadire l’opportunità delle dimissioni di Mattarella.
Veniamo fuori da quasi tre anni di follia “pandemica”. Curiosamente, con politiche super restrittive, con coercizioni che non si sono viste in altre parti del mondo, l’Italia è stata però uno degli Stati che ha registrato più morti, ufficialmente “per Covid”.
In questo quasi triennio sono state violate tutte le libertà fondamentali dei cittadini, imponendo arresti domiciliari, coprifuoco, limitazioni al diritto di circolazione, fino ad arrivare all’odioso ricatto del “Non ti vaccini, ti impedisco di lavorare e ti privo dello stipendio, della possibilità di mantenere la tua famiglia”.
Abbiamo avuto la sciagurata esibizione bugiarda di Draghi. Chi non la ricorda? “Non ti vaccini, ti ammali, muori. Non ti vaccini, fai ammalare gli altri, che muoiono”.
Abbiamo avuto la sciagurata linea dettata dallo stralunato Speranza, la tristemente famosa “Tachipirina e vigile attesa”, demonizzando i medici che da subito avevano visto giusto e curavano a domicilio i loro pazienti con antinfiammatori. E li guarivano.
La verità poi viene sempre a galla e le clamorose affermazioni della rappresentante della Pfizer, che ha chiaramente dichiarato che “loro” non sapevano assolutamente se i cosiddetti “vaccini” immunizzassero e impedissero il contagio, avrebbero dovuto essere sufficienti per tappare la bocca ai profeti della vaccinazione universale e dell’emergenza sanitaria permanente.
E invece no. Ancora in questi giorni Mattarella ha cantato le lodi del “vaccino”, senza il quale “avremmo avuto migliaia di morti in più” e, in questo clima di spudorata ipocrisia, dobbiamo anche assistere all’indegno spettacolo di medici che sono sì riammessi al lavoro, ma sotto mansionati, perché si sono dimostrati indisciplinati.
Ma la politica sanitaria di questo quasi triennio non è da addebitare solo al Gatto e alla Volpe, a Draghi e Speranza.
Dov’era Mattarella, il garante della Costituzione, la sentinella dei diritti dei cittadini, quando si instaurava il clima folle di terrorismo poliziesco-sanitario? Chi ha firmato i decreti-legge liberticidi? Chi non ha mosso un dito contro l’abuso dei “DPCM”, meri atti amministrativi, che hanno via via reso infernale la vita degli italiani, mentre, grazie al Cielo, c’erano medici coraggiosi che non si sono mai piegati alle follie “ufficiali” e hanno salvato tante vite?
Dov’era Sergio Mattarella, che ci volle donare anche la sceneggiata della sua vaccinazione fatta coram pupulo?
E torniamo all’inizio. Dal 25 settembre qualcosa è cambiato in Italia. Non sappiamo se il nuovo governo potrà operare per il bene dell’Italia, se gli sarà consentito. Di sicuro, gli italiani hanno parlato chiaramente e hanno mandato a casa una parte politica che ha fatto solo danni. Ne fa parte anche lei, signor Mattarella. Tiri le conseguenze…
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