Nei giorni scorsi, sul “Fatto Quotidiano” è apparso un interessantissimo articolo il cui titolo così recitava: “Da Obama alle basi in Polonia: guerra ai russi pronta da 8 anni”. Secondo quanto precisato dall’articolo, la guerra in corso non sarebbe propriamente cominciata nel febbraio 2022: quando cioè la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina. Questa è naturalmente la narrativa ufficiale, buona soprattutto a giustificare l’Occidente euroatlantista e a demonizzare la Russia di Putin, presentata come il male sulla terra.
Se certo appare integralmente condannabile l’aggressione dell’Ucraina, ciò non deve però indurre a perdere di vista le cause remote di questa esiziale vicenda: come più volte ho sottolineato, l’incipit di tutto questo deve essere ravvisato nell’espansionismo imperialistico di Washington e della NATO negli spazi che un tempo furono dell’Unione Sovietica. Tale espansionismo avvenne già negli anni novanta, quando le macerie del muro di Berlino erano ancora fumanti e quando il gigante sovietico era ormai definitivamente steso a terra. Ora, questa tesi sembra avvalorata da quanto spiega nel suo articolo “Il Fatto Quotidiano”: gli Stati Uniti stavano lavorando alla guerra già da otto anni, addestrando i soldati a Kiev e adoperandosi con zelo acciocché si addivenisse realmente al conflitto.
Le vicende di Euromaidan del 2014 ne furono evidentemente un segnale chiarissimo. Gli Stati Uniti vorrebbero fare della Russia una dépendance di Washington, un proconsolato atlantista subalterno ai desiderata della civiltà del dollaro: ciò che pure stava accadendo con Gorbaciov prima e con Eltsin dopo. Fu l’arrivo imprevisto di Vladimir Putin a sconvolgere i piani della civiltà del dollaro, inducendola sempre più a cercare la via della inimicizia radicale: inimicizia radicale che ormai sembra essere giunta al suo grado massimo, dopo che la nato ha definito nei giorni scorsi la Russia uno “Stato terrorista”.
L’articolo in questione risulta davvero interessante non solo perché rovescia la narrazione egemonica, quella atlantista a cui si sono in maniera subalterna piegati tutti gli organi di stampa nazionali ecceziun fatta appunto per il “Fatto Quotidiano”. Oltre a ciò, l’articolo in questione ci aiuta a comprendere meglio le ragioni di questo conflitto, andando al di là della fumettistica narrazione che presenta Putin come il cattivo e l’Occidente come il polo buono per definizione.
Contro ogni narrazione manichea, anche l’occidente a trazione atlantista ha evidentemente le proprie responsabilità, senza che ciò comporti la soluzione integrale della Russia di Putin, ciò che vorrebbe dire cadere in un manicheismo di segno opposto. Si dice spesso che l’ha aggredito ha ragione e che l’aggressore ha torto: l’articolo del “Fatto Quotidiano” ci aiuta a ridiscutere criticamente i ruoli da assegnare.
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