giovedì 12 gennaio 2017

Maurizio Blondet - Dal “PipìGate” verrà il crollo di Casa CIA? Certo di CNN.

Dal "PipìGate" verrà il crollo di Casa  CIA? Certo di CNN.

“James Clapper condanna la fuga di notizie ed assicura Trump della sua lealtà: la intelligence community è pronta a servire questa amministrazione”.  Così Politico.com   rende nota la capitolazione.
James Clapper è il direttore della National Intelligence  (l’organo unificatore dei numerosi servizi quando parlano alla Casa Bianca)  che qualche giorno fa aveva confermato l’influenza di Mosca nell’elezione di Trump. E l’altro ieri aveva fatto sapere ai media che “l’intelligence” (ossia lui) aveva avvisato discretamente Trump che i russi avevano documenti compromettenti su di lui, tali da ricattarlo.
Clapper a fianco del sen. McCain.
I documenti compromettenti  erano il rapporto di 35 pagine, in cui si diceva che nel 2013 Trump, a Mosca, s’era fatto fare la “pioggia  d’oro” da prostitute assoldate dal FSB.  Un documento  che circolava da mesi  fra  i media gongolanti, e  la cui credibilità  è  stata demolita nelle ore scorse. Il senatore McCain, per cercare di salvare se stesso, ha dovuto dichiarare che lui, quel rapporto, l’aveva passato al  capo dell’FBI: ma perché  non sapeva valutarne l’attendibilità,  non per dare armi alla distruzione di Donald.
Ora, anche il New York Times  ha spiegato per filo e per segno come “un dossier sensazionale e inverificato è diventato  una crisi per Donald Trump”.  Doveva scrivere: “una crisi per la Cia”, ma non pretendiamo troppo.....

Ha spiegato come i nemici di Trump (dei due partiti)   abbiano pagato, sette mesi fa, un ex agente britannico, Christopher Steele, adesso a capo di una sua ditta di spionaggio privato, la Orbis  Business Intelligence; costui,  avendo “lavorato  “ a Mosca per l’MI6, vantava la capacità di avere fonti interne alla Russia e d’essere in grado di raccogliere materiale da incastrare il candidato. Di fatto, per la sua precedente attività di spia,  Steele non può andare di persona a Mosca: perciò, scrive il NYT, “ha ingaggiato persone locali russofone per contattare informatori in Russia  e ripreso contatti nascostamente con le sue proprie fonti”.
Steele ha cominciato a stilare rapportini e comunicandoli all’americano che glieli aveva commissionati ( apparentemente per conto di clienti che non potevano apparire in prima persona) : Glenn Simpson, fondatore di una  ditta di informazioni compromettenti a pagamento, “Fusion GPS”. Simpson è  un ex  giornalista del Wall Street Journal,  noto per il  modo settario e di parte dei suoi articoli.   Sotto elezioni,  politici si servono della sua Fusion GPS perché raccolga notizie su avversari da  battere…è  una specie di Mino Pecorelli di Washington.
E’  stato Simpson ad “organizzare” i  rapporti nel documento compromettente di 35  pagine, rimpolpandolo con sue illazioni  e pettegolezzi raccolti.  Per esempio: “un figlio” di Trump avrebbe detto che “dalla Russia arriva un sacco di soldi”, benché Donald  non abbia in Russia  proprietà immobiliari da cui ricava i suoi normali redditi; inoltre, una delle fonti di Steele aveva assicurato che un avvocato di Trump,  Michael Cohen, s’era incontrato a Praga con  Oleg Solodukhin, un funzionario della Rossotrudnichestvo, un ente che promuove gli interessi russi all’estero.
“Mai stato a Praga”, ha twittato Cohen. Mai visto Cohen, ha smentito Solodukhin in una intervista.  Ma questo “documento compromettente” è  stato  in qualche modo assunto come vero  dalla Intelligence Community Usa fra il materiale per incastrare il candidato che aveva minacciato di riformarla .

I servizi di Kiev hanno aiutato la campagna di calunnie.

Anzi, c’è di peggio.  Come rivela Politico.com in un chilometrico e imbarazzante articolo, la Cia s’è fidata –  tenetevi forte – dei servizi di Kiev.  “Funzionari del governo ucraino hanno tentato di aiutare  Hillary Clinton e di minare Trump, sia mettendo in dubbio pubblicamente la sua dignità a coprire l’incarico (di presidente), sia disseminando documenti che implicavano un personaggio d’alto livello vicino a Trump  in questioni di corruzione”.
Poroshenko ha un futuro?
Il personaggio da incastrare   è Paul Manafort,  l’ex capo della campagna di Trump, che Donald  ha dovuto abbandonare dopo le “rivelazioni” che Manafort aveva accettato contratti di lobbiyng per clienti russi: niente di illegale propriamente (pensate ai Podesta che  fanno i lobbisti per i Saud), ma i media  ne fecero un tal clamore, da rendere Manafort  una  palla al piede, anziché  un aiuto, per il candidato. Inoltre,  sapendo che il governo di Kiev ha diversi ministri di cittadinanza Usa prestati alla junta  per salvarla dalla bancarotta e dalla corruzione, è facile capire che la trama fu  elaborata da Dipartimento di Stato, partito democratico, e “la CIA”, ossia l’intera intelligence community.

Adesso Poroshenko ha assoldato una agenzia di lobby pro-Trump, nella speranza di salvare il suo regime.
Ora che la  trama si sta disfacendo davanti agli occhi di tutti, si scopre che “la CIA”, che ha dichiarato guerra al candidato sgradito per difendere il suo potere immenso, vantando la propria inconcussa professionalità, non è altro che una manica di dilettanti: che  hanno dovuto  ricorrere a  servizi privati esterni come Steele,  o discutibili come Simpson – evidentemente perché non hanno a Mosca nessun occhio ed orecchio loro  proprio;  hanno preso per buoni pettegolezzi da portinaie, non essendo in grado di  controllarle in modo autonomo.  Infine   hanno diffuso il rozzo rapporto ai media amici e complici, da irresponsabili.

Professionisti di Intelligence? Dilettanti allo sbaraglio.

Detto in breve: scatenando questa guerra illegale, la CIA si è rivelata per quel che è diventata sotto Bush e Obama:  una serqua di dilettanti,  incapaci di mettere insieme un vero rapporto di intelligence. L’estrema e più costosa delle burocrazie inadempienti e parassitarie  che,  fingendosi tecnocrazie,  hanno  occupato il potere politico in Europa come in America.
Sembra proprio, per parafrasare il celebre racconto di Edgar Allan Poe, “il Crollo della Casa degli Usher”.  Stiamo assistendo al Crollo di Casa CIA? Di più:  essa ha coinvolto nel suo crollo i massmedia “autorevoli”  che hanno bevuto la falsità? Fra questi spicca la CNN: al cui  giornalista,  nella prima conferenza stampa  presidenziale,  Trump s’è rifiutato di rispondere chiamandolo “fake news”.
“Il Piscio-Gate trascinerà  nell’abisso  la CNN?”, si domanda un noto giornalista, Jeff Kuhner.  “Will Peegate bring down CNN?”.
Ovviamente, il crollo coinvolgerà anche ciò che chiamiamo “Hollywood”, sempre più  vistosamente esposto come centrale di propaganda e disinformazione della “CIA”, di cui ha creato il mito.
Attenzione però a non sperarci troppo.  Questi  poteri senza vergogna, non demordono. Ecco un commento della autorevolissima agenzia Reuters:
Vere o no che siano le accuse sulla  Russia sfregeranno la presidenza Trump”. Sembra di sognare: “Vere e non vere?”,  in che senso?
Lo spiega la Reuters stessa: “Adesso Trump sentirà di non avere altra scelta che prendere una linea molto più dura verso Putin –  ed altri avversari degli Usa  – in modo che potrebbe rivelarsi anche più catastroficamente pericoloso. Ce ne sono già i segni.  Nell’audizione di conferma,  Rex Tillerson   nominato segretario di Stato da Trump, che è vicino a Putin come amministratore delegato di Exxon ,  ha segnalato  la volontà di assumere una linea più dura delle attese. Disposto a mantenere le sanzioni Usa,  è  apparso aperto ai suggerimenti di riarmare l’Ucraina”.
Insomma: lo Stato Profondo  vuole che Trump  rompa con Putin. Questo lo scopo finale di questa campagna vergognosa di fake news e fake intelligence? La guerra  continua.

Nessun commento:

Posta un commento