giovedì 26 gennaio 2017

Maurizio Blondet - Atti, misfatti e soprusi di “266” il misericordioso












    

Aldo Maria Valli è il Vaticanista del TG1. Per questa posizione ufficiale, ma anche per convinta e umile disciplina di cattolico praticante qual è,  non ha mai partecipato alle critiche forti, alle polemiche che sull’operato di questo Papa sono cresciute tra cattolici in vista (Antonio Socci)  e perfino  tra i vaticanisti (basta citare Marco Tosatti de La Stampa e Sandro Magister di Repubblica).  D’altro canto, non si è mai unito agli adulatori mediatici  e  ai lecchini sempre più numerosi  attorno a  Bergoglio,  che tanto li ama e favorisce. Ha seguito i fatti e i viaggi di “Francesco” con una  oggettività e moderazione che gli è stata anche rimproverata dai polemisti tradizionalisti più accesi.  Per anni, ha fatto tacere i dubbi che gli crescevano  dentro. Oggi s’è risolto: “Raramente sono stato così in dubbio prima di mettermi a scrivere. Sentivo di aver qualcosa di scomodo, forse di inquietante da dire sul papato di Bergoglio, ma non trovavo le parole giuste. Volevo esprimere un disagio e non ero capace di dargli voce”.
In privato, dice: “Sto vivendo un momento strano: dopo Amoris Laetitia mi è  caduto il velo e vedo El Papa  per quel che è”.  Il risultato  è  il suo ultimo saggio:   “266. Jorge Mario  Bergoglio Franciscus P.P.  (Liberilibri, 206  pagine, 16 euro).  Il titolo “266  è  per dire che Bergoglio è il 266 mo  nell’ordine dei successori di Pietro; non sfuggirà l’eco apocalittica, 266 è quasi “un numero d’uomo”....

Proprio perché è pacato, moderato, non parteggiante, il testo di Aldo Maria Valli è impressionante. Un impressionante referto  clinico  delle deviazioni e   cattiverie,  storture, furbizie, opportunismi di Bergoglio  che lui ha visto da vicino in ogni viaggio ed ogni esternazione. Senza concitazione né polemica, ne mostra il pressapochismo, l’ignoranza, la vuotezza   delle sue parole-slogan fatte per essere applaudito dai media, e che tradiscono la voglia di “piacere al mondo che piace”  – a  cominciare dal Gran Borghese Scalfari,  per andare a Emma Bonino e Napolitano –  altro che agli “ultimi”.
Parlo di referto “clinico”,  perché senza nemmeno volerlo, solo elencando i fatti, Valli rivela in Bergoglio il malato terminale di quella malattia-eresia della gerarchia, che è la pseudo-teologia di Rahner ; egli ne mostra  tutti i sintomi in forma  conclamata e  perciò esagerata, quindi ridicola, e  malvagia.
Karl Rahner  ha decretato – e   la sua dottrina è diventata quella insegnata dei seminari – che “chiunque segue la propria coscienza,  sia che ritenga di dover essere cristiano oppure non-cristiano, di dover essere ateo oppure credente, un tale individuo è accetto e accettato da Dio e può conseguire quella vita.[…]   la grazia e la giustificazione, l’unione e la comunione con Dio, la possibilità di raggiungere la vita eterna, tutto ciò incontra un ostacolo solo nella cattiva coscienza di un uomo».   Da questa fonte (infetta) nascono i “chi sono  io per  giudicare?”, “non  esiste un Dio cattolico”,  “il proselitismo è una sciocchezza”.  Di più:   la volontà espresssa di “dissolvere  la Chiesa” (letteralmente)  perché  per scioglierla nella “religione generale” della “bontà” globale accettata  dal mundialismo. Nel  rahnerismo non c’è bisogno di cristianesimo, perché ciascuno avrà  la vita eterna, purché segua la propria coscienza.
Lo ha detto esplicitamente, il Bergoglio: “Sogno  […] di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il  linguaggio e  la struttura  ecclesiale diventino un canale adeguato per  l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione”.  La rivista cattolica  The Remnant commentò, agghiacciata:  “ E’  inconcepibile che un Pontefice Romano possa anche solo ipotizzare una inesistente contrapposizione tra l’auto-preservazione della Santa Chiesa Cattolica e la  sua missione nel mondo”.
Invece è così. Lo si vede dai continui insulti che Bergoglio lancia contro i fedeli alla   dottrina della Chiesa,  “farisei” , “moralisti pedanti” e pavoni”  eccetera;   opponendo  la sua sterminata, incondizionata misericordia  verso “gli ultimi” nelle “periferie”.
Ebbene: la misericordia di Francesco,  nota Valli, è “selettiva”. E in favore di telecamera.
Così quando andò con codazzo di tv all’isola di Lesbo  per  mostrare la sua idea di “accoglienza senza limiti”, e  come rimprovero vivente al nostro egoismo, si riportò sull’aereo tre famiglie di profughi. Tutte musulmane. “Il papa si è giustificato che sono state scelte non per l’appartenenza religiosa,  ma perché avevano le carte in regola”.  In realtà, rivela Valli,  almeno “una famiglia cristiana con le carte  in regola” a Lesbo c’era.  Anzi, “Roula e Abo, coniugi siriani di fede cristiana, sono stati illusi: qualche giorno prima della visita del papa a Lesbo era  stato detto loro che Francesco li avrebbe portati con sé in  Italia.  Poi  all’improvviso il diniego: al loro posto è stata scelta un’altra famiglia, musulmana. “Siamo contenti per la famiglia prescelta – hanno detto – ma siamo anche rimasti molto delusi”.
Questa gelida cattiveria mostra che Bergoglio non è andato a Lesbo come buon samaritano, ma come ideologo spietato.  Del resto le tre famiglie islamiche  che ha portato a Roma,  le ha immediatamente sbolognate  alla Sant’Egidio.  Come certe dame ricchissime che  adottano piccoli indiani, e li  fanno crescere  dalle cuoche e giardinieri.
Stessa spietatezza  nel  suo viaggio a Cuba. “Francesco, attento a curare il rapporto di amicizia con i fratelli Castro, non ha avuto parole di condanna del regime illiberale e antidemocratico”: che è dir  poco:  Castro ha fatto eseguire  9240  condanne a morte per avversari politici, oltre 1200 eliminazioni senza processo di dissidenti, o di  cubani che tentavano semplicemente di fuggire dal paradiso comunista. Bergoglio, nella sua visita che ha fatto tanto bene al regime, poteva almeno chiedere come regalo che liberasse gli incarcerati politici – molti dei quali per cristianesimo. Non l’ha fatto. Sul volo di  ritorno, di fronte a  domanda  di una giornalista CNN  (50 dissidenti erano stati arrestati davanti alla nunziatura perché cercavano di avere un incontro con il pontefice)  ha farfugliato: “Anzitutto non ho notizie  che sia successo questo; non ho alcuna notizia…Sì, mi piacerebbe incontrarli.  A  me piace incontrare tutta la gente. … sempre un incontro con una persona mi arricchisce”.
E poi, a poco a poco, ha confessato la verità: “Se lei desidera che parli ancora dei dissidenti, le posso dire qualcosa di molto concreto. Prima di tutto era ben chiaro che non avrei  dato alcuna udienza, perché  hanno chiesto udienza non soltanto i dissidenti, ma altre persone di altri settori, compresi diversi capi di Stato.  Non era prevista alcuna udienza: né con i dissidenti né con altri.  Secondo: dalla nunziatura ci sono state chiamate  telefoniche ad alcune persone, che fanno parte di questo gruppo di dissidenti….il   compito del Nunzio era quello di comunicare loro che con piacere, al mio arrivo alla cattedrale, avrei salutato quelli che erano lì. Ma visto che nessuno s’ è presentato nel saluto, non so se  c’erano o non c’erano”.
Dalle sue stesse parole abbiamo dunque appreso: che il Nunzio, su suo ordine, ha telefonato alle famiglie dei dissidenti per avvertire che il Papa non aveva alcuna intenzione di dar loro udienza, e  quindi che non insistessero, li avrebbe salutati in chiesa. Poi in chiesa “non s’è presentato nessuno”: sfido, erano stati arrestati dalla  polizia castrista, e lui “Non so se c’erano o non c’erano”.  Eppure  la nunziatura li aveva avvisati che ero disposto a vederli “per un saluto di passaggio”, conclude.
Di passaggio, mi raccomando. Che non rovinassero la festa sua e di Castro. Qui non vale nessuna delle parole chiave che hanno fatto la fortuna mediatica di Francesco, “ascolto, accoglienza, dialogo, integrazione, misericordia, periferie, ferite…”.
Anche in questo, in  fondo, “Francesco”  è un allievo estremo, caricaturale,  di Rahner.  Aveva pur detto, lo pseudo-teologo tanto amato Dai gesuiti: : «Il nostro Signore deve conformarsi al mondo; non quest’ultimo a Lui…».  Promotore “di una teologia  cioè che metta da parte Gesù e che vada bene per il nostro secolo»,   come vide il cardinal Siri.
Bergoglio si conforma al mondo, e ben lo vediamo.  Non pretende   che sia il mondo a conformarsi al Signore: la  sua “bontà” consiste in questo.

Ha abrogato l’Ordine di Malta

Una  “bontà” che   ha prodotto in Vaticano un regime di terrore: lui sbatte fuori, licenzia, esclude,   dittatorialmente, anzi dispoticamente. “Io sono il papa, e non devo dare  ragione a nessuno delle mie decisioni”, come secondo il vaticanista  Tosatti ha detto quando ha preteso il licenziamento di un dipendente vaticano che lo aveva criticato.

L’ ha detto di sicuro anche  nella sua ultima mossa riguardo all’Ordine  di Malta.  Ha  prima, nominato una Commissione  di suoi accoliti per impicciarsi di una rimozione interna all’Ordine; e  quando l’Ordine, per voce suo gran maestro   Matthew Festing, ha risposto che essendo  sovrano, non poteva accettare ingerenze da parte della Segreteria di Stato, El Papa ha preteso le  dimissioni del gran maestro: che le ha  date. Evidentemente da buon cristiano,  essendo tenuto come  alto cavaliere  di Malta,   obbligato all’obbedienza al Pontefice;  quindi non potendo difendere fino in fondo la sovranità dell’ordine.  E’ un tipo di violenza alla coscienze  rette di cui Bergoglio approfitta sempre più spesso: esige  l’obbedienza secondo tradizione,  per comandare  l’autodistruzione della tradizione stessa;  fa  leva sulla propria autorità papale per imporre  la distruzione dell’autorità;   obbliga i più fedeli a tradire la propria intima coscienza, che è esattamente il solo  ‘peccato’, secondo Rahner, che non sarà perdonato.  Dunque abolisce  nei fedeli quella “libertà di coscienza” di cui proclama   di voler rispettare ad ogni costo, quando parla a Eugenio Scalfari. Rispetta la libertà di coscienza della Bonino,  ma non dei Francescani dell’Immacolata.
Il peggio  è che non si è contentato delle dimissioni  del fedele Festing;   ha anche impedito che i cavalieri, nel  loro consiglio, scegliessero un uovo gran maestro liberamente, come fanno da secoli . Ha infatti annunciato la prossima nomina di un “delegato apostolico” di sua fiducia, che governerà l’Ordine di Malta come vuole lui, El Papa.  E’ la  totale abrogazione della sovranità, totalmente calpestata.
Commissariare un ordine sovrano, di laici per giunta,  è  come invadere  uno stato sovrano.  Un sopruso e  un arbitrio dispotico,, senza nessuna base legale o legittima,  profondamente offensivo della dignità umana dei cavalieri. Inoltre, i precedenti commissariamenti di  Bergoglio (ai Francescani dell’Immacolata)  consentono di intuire quello a cui  vuole  arrivare: la cancellazione pura e  semplice dell’Ordine di Malta.  Peggio: la sua   trasformazione in una ONG che distribuisca preservativi nel Terzo Mondo, visto che con  i suoi atti dispotici contro la sovranità dell’ordine, il Papa  li ha scatenati per difendere il tesoriere Boeslager,   di cui il Gran Maestro ha chiesto le dimissioni  dopo aver scoperto che aveva  fatto distribuire   condoms  in Birmania.  Fin troppo evidente che El Papa non ha mai avuto simpatia  per  un  cattolicesimo troppo  rigoroso in morale familiare.

Il commento addolorato del britannico Catholic Herald:  il Vaticano è diventato un  posto dove le cricche hanno più autorità  del diritto.  Benedetto XVI aveva avvertito: “Una società senza diritto  è una società senza diritti”.
L’allusione alle cricche va segnalata. Poteva mancare   una sordida storia di denaro come probabile movente di tutto?     Tre dei  cinque delegati della prima Commissione creata dal papa per esautorare Festing,  hanno un  palese conflitto d’interesse nell’esautoramento,   perché sono collegati,  anche come dirigenti,  ad una fondazione di Ginevra che amministra in modo molto riservato e  discutibile una eredità di 120 milioni di franchi.  Ovviamente un cespite che fa  gola, e  che Festing ha difeso rettamente dalle  molte  mire e  ed avidità:
Se il delegato apostolico che il Papa nominerà sarà uno dei membri dirigenti della ricca  fondazione, e magari una donna,  allora   la distruzione dispotica dell’ordine di Malta sarà ancora più abietta.
Bergoglio sta superando se stesso. Distruggendo  i cavalieri,  non solo egli commette  un sopruso;   egli compie un atto   di vandalismo culturale, storico, e spirituale,   a cui non trovo precedenti. Ah sì, forse questo: la  distruzione della nobile antichità di Palmira da parte di Daesh.
Chiudo con l’exergo che Aldo Maria Valli ha posto  nella prima pagina del suoio libretto.  E’ di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Dio usa misericordia con chi lo teme, non con chi si serve di essa per non temerlo”.-----------
 

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