Lapo Edovard Elkann svolge, suo malgrado, una importantissima funzione sociale, per gli italiani che frequentano il villaggio globale.
La rima in -ale non è casuale. Poiché lui è l’italiano più social (senza la e), in quanto preda preferita dai social network. Ed è anche l’italiano più global (senza la e), in quanto mette tutti d’accordo. Dargli, nella migliore delle ipotesi, del pirla è più che lo sport nazionale, è il tic nazionale, un riflesso incondizionato, come toccarsi quando passa una suora o suonare il clacson a chi ti sta davanti al semaforo se, quando scatta il verde, impiega più di un decimo di secondo a ripartire. Additare Lapo Edovard Elkann per esporlo al pubblico ludibrio, darsi di gomito a ogni suo autogol, è qualcosa di molto rassicurante, come mangiare una barretta vitaminica dopo una panciata di abbacchio, come osservare un minuto di silenzio allo stadio per la morte di qualcuno e poi tirare un sospiro di sollievo riprendendo a berciare contro i nemici dell’altra squadra....
Una volta c’era lo scemo del villaggio (non ancora global né tanto meno social) a far sentire tutti più intelligenti, belli e simpatici. Ora che gli scemi hanno conquistato il villaggio, ribaltando la situazione, c’è Lapo Edovard Elkann, pronto per ogni evenienza. Eccolo lì, il capo (senza la erre) espiatorio, quello che la fa puntualmente fuori dal vaso, quello che ne fa e ne indossa di tutti i colori, quello che «ma daaaaaaiiiiiiiiii, ancoraaaa?!?!?! Raccontaracconta... davveroooo!?!?!?». Intorno a lui la notizia striscia sempre e, strisciando come un verme nel fango del passa-parola al bar o del servizio-servizietto al telegiornale, assume le sembianze di un drago sputafuoco e sputasentenze. Lapoteosi del permalismo, Lapostrofo nero fra le parole «ti odio», infine Lapolemica sul tema: è giusto o no parlare dei numeri di Lapo? Sorry, Lapo, l’Agnelli che toglie i peccati dal resto del mondo.---
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