2 Novembre 2022Claudio Messora
La sinistra del nulla, dopo avere sostenuto ed attuato la prima vera e propria Apartheid occidentale dopo la fine della seconda guerra mondiale, avendo ora grattato le unghie fino ai polpastrelli e non potendole più usare neppure per arrampicarsi sui vetri, in assenza di una qualsiasi buona idea per far uscire gli italiani dal disastro economico nel quale li ha catapultati tenta di rifarsi una verginità facendo “opposizioneh durah e purah”. Durissima e “senzah scontih” (rigorosamente con l’acca finale).
Ci sarebbe da ridere a crepapelle, da sganasciarsi fino a rotolare per terra e restare senza fiato, con le lacrime agli occhi… Di solito questa frase termina con “se non fosse tragico”. Invece no, qui non si toccano neppure le alte vette della tragedia, perlomeno quella greca. Qui si ride e basta. Come ai gloriosi tempi di Stanlio e Ollio. Come nei film con Don Camillo e l’onorevole Peppone. Questo è Zelig. Neppure Crozza arriva a queste vette di comicità assoluta.
Gente come Letta, gloriosamente in maggioranza e cavaliere del Governo Draghi, quello delle balle più colossali della storia della politica: “Non ti vaccini, ti ammali, muori”, quasi meglio di Colin Powell all’Onu con la provetta in mano per giustificare la guerra del petrolio contro Saddam Hussein. O quello del Green Pass che è “la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose” (per non dimenticare, qui). Lui, Letta, quello della neolingua orwelliana, che solennemente declamava “Il vaccino è libertà”, come in altri tempi qualcuno scriveva “Arbeit Macht Frei” (il lavoro rende liberi) all’ingresso dei centri di villeggiatura per cittadini non graditi.
“Il vaccino è libertà”, certo. La libertà di non perdere i diritti costituzionali (che sono già tuoi per diritto di nascita). La libertà di non essere deportati fuori da una pizzeria con la tua famiglia. La libertà di non essere trascinato fuori da una chiesa. La libertà di non essere segregato in casa. La libertà di poter andare a ritirare la pensione. La libertà di continuare a lavorare ed a percepire uno stipendio per mantenere i tuoi bambini. La libertà di non essere costretto a mangiare fuori, sulle scale, come i cani, mentre gli altri possono andare tranquillamente in mensa. Questa è la libertà che aveva in mente Letta: la libertà di fare quello che voleva lui, oppure la prigionia, l’umiliazione, la mortificazione.
Quelli che non hanno detto niente quando tale Giuliano Cazzola (nomen omen) invocava dallo schermo di Rete 4 Bava Beccaris, e suggeriva al Ministro Lamorgese di sfamare i manifestanti con il piombo, quelli che non hanno detto niente quando Stefano Bonaccini a Piazza Pulita disse dei non vaccinati: “li staneremo a casa uno per uno”, quelli che non hanno detto niente quando i portuali che difendevano il loro diritto a lavorare venivano spazzati via con gli idranti da solerti funzionari delle forze dell’ordine, quelli che non hanno detto niente quando gli studenti che non potevano entrare in aula per studiare venivano manganellati e dispersi, quelli che non hanno detto niente quando i manifestanti davanti a palazzo Chigi venivano manganellati a sangue, e che adesso si stracciano le vesta perché è “a rischio il diritto di protesta pacifico” (Amnesty International), o perché “la destra non tollera il dissenso” (Debora Serracchiani), o perché “è stato di polizia!” (Giuseppe Conte). Lui, il primo a chiudere in gabbia gli italiani, a rimuovere ogni diritto costituzionale esautorando il Parlamento, con i DPCM, atti amministrativi che mai potevano essere usati per restringere la libertà dei cittadini. Lui che ha mandato i carabinieri, impiegando mezzi e risorse che neanche per i mafiosi, come i droni, a buttare fuori da un bar pensionati sani che non potevano neppure bere un caffè, proprio lui viene a parlarci di “Stato di polizia”!
Capite che, prima ancora di discutere del merito, il fatto che Pacciani venga a fare lezione sulla pericolosità delle armi da taglio possa suscitare una improvvisa, irrefrenabile, incontenibile ondata di ilarità collettiva.
Loro che, nonostante un provvedimento assunto dal Governo nel primo Consiglio dei Ministri dica che i sanitari non vaccinati debbano immediatamente essere reintegrati sul luogo di lavoro, si permettono di disapplicarlo, come allude il consigliere regionale pugliese Fabiano Amati (Pd: what else?) che dichiara che in Puglia il decreto legge del Governo Meloni “non avrà alcun effetto pratico”. Loro che hanno lasciato a casa senza stipendio eserciti di bravi medici, di ottimi infermieri, sani, ancora “umani”, che semplicemente applicavano ciò che avevano imparato al tempo in cui le case farmaceutiche non avevano ancora del tutto militarizzato le scuole e gli ospedali, ovvero che per consigliare un trattamento farmacologico ci vogliono evidenze scientifiche sull’efficacia e dati incontrovertibili a sostegno della sicurezza, aspetti entrambi dimostratisi falsi, sia per quanto riguarda l’efficacia che per quanto attiene alla sicurezza. Loro che hanno chiamato medici e infermieri dal sud America, piuttosto che far lavorare i nostri.
Questi pessimi, stolti, inadeguati, insensati, irragionevoli e antidemocratici soggetti, il cui nome risuonerà in eterno sul libro nero della storia, gridano oggi allo “stato di polizia” perché “il dissenso va difeso”.
Posso accettarlo da parte delle forze extraparlamentari, che hanno fatto sempre dell’opposizione dura la cifra politica della loro ragion d’essere. Chi ha sempre combattuto l’Apartheid sanitaria, oggi, in segno di coerenza e continuità, si è guadagnato il diritto di paventare interpretazioni fosche del decreto legge contro gli organizzatori dei Rave Party. Il Viminale ha già chiarito che la terminologia usata, “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, […] allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”, non si può applicare evidentemente alle manifestazioni, all’occupazione delle scuole da parte degli studenti o all’occupazione delle fabbriche da parte degli operai. Una cosa è “invadere un terreno o un edificio” per “organizzare un raduno”, una cosa è restare in fabbrica, dove già si lavora, o restare a scuola, dove già si studia, per protestare, mentre le manifestazioni non autorizzate da sempre sono già suscettibili di essere disperse dalle forze di polizia. Il Viminale, detto per inciso, è quello che fa le circolari interpretative per le forze dell’ordine, dunque non ci può essere dubbio alcuno sulla finalità di questa norma per la sua applicazione concreta. Anche se stormi di penalisti cuor di leone nutrono “dubbi”, a detta dei giornaloni, gli stessi penalisti che non hanno “nutrito nessun dubbio”, ma proprio nessuno, quando si limitavano le libertà personali inviolabili con un semplice DPCM. Servi, vigliacchi, ignavi, cordarde marionette incapaci di un sussulto di dignità! Ma tutto, certo, si può migliorare, perfezionare, e il Parlamento serve a questo: i decreti legge vanno convertiti in legge ordinaria dal Parlamento entro sessanta giorni. Durante la conversione c’è spazio per la discussione e per gli emendamenti.
Ma qui viene il bello. Ora tutti aspettano il decreto in sede di conversione per opporvisi fieramente. Vi ricordate negli ultimi due anni un decreto legge che non sia stato convertito, sic et simpliciter, dal Parlamento, senza nessuna modifica, senza nessun emendamento, senza battere ciglio? Il Parlamento ha convertito in legge tutti gli abomini del Governo Draghi, perfino quelli che toglievano il lavoro a cittadini onesti e sani. Ma potete scommettere che sui rave party, questa volta il Parlamento, con un improvviso scatto di orgoglio senza pari, eserciterà fieramente il suo ruolo di indirizzo legislativo e la sua funzione di controllore dell’attività di Governo. Ah… perdio, se lo faranno! Il Parlamento è svuotato solo quando governa la cosiddetta finta sinistra?
Perché a tutto si può soprassedere, chiudendo gli occhi e mettendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, perfino alla reclusione e alle minacce fisiche nei confronti di chi non vuole farsi una iniezione, ma non al ritorno del “fascismoh”! Basta dire “fascismoh” e avrai subito a disposizione centinaia di migliaia di zombie che reagiscono agli stimoli come i cani di Pavlov, per organizzare tutte quelle manifestazioni (autorizzate, si intende) contro il nulla, quelle manifestazioni che non sono state organizzate mai in difesa dei lavoratori onesti, né dal Pd (che del resto è il carnefice che li ha segregati), né dai sindacati (i suoi complici ingiustificati e ingiustificabili).
Quando si violenta la democrazia, la Costituzione e i cittadini per due anni, come è stato fatto fino ad oggi, poi si perde qualsiasi diritto, autorevolezza o credibilità per protestare. Quando si spacca un paese mettendo le persone le une contro le altre, poi si raccoglie quello che si semina. E adesso quello che questi impavidi difensori del diritto al dissenso raccolgono sono solo pernacchie e crasse risate. Amare forse, magari liberatorie, ma niente e nessuno potrà pacificare tanto in fretta un Paese stuprato e martoriato come il nostro.
Parole e frasi fatte come “Stato di Polizia”, “fascismo”… ormai per tanta gente sono solo slogan vuoti, privi di significato e di efficacia, perché fanno parte del loro passato recente, ne portano le cicatrici vive addosso, e l’effetto paradosso è che non fanno più presa, perché in tanti abbiamo già attraversato l’inferno, e molti di noi ci sono ancora dentro. In tanti si sono ormai organizzati per difendersi da uno stato malvagio, falso e crudele, uno stato nemico. Altro che stato di polizia! Uno stato di polizia, per loro, sarebbe quasi un sollievo!....
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