giovedì 7 gennaio 2021

L’inventore di questi test il premio nobel Kary Mullis non si è mai stancato di dire che il suo test è inutile.....

 

Manuale di difesa: il raggiro dei tamponi spiegato bene

E dopo il titolo sarebbe doveroso aggiungere a commento “come costruire una pandemia e vivere impuniti”. Sappiamo tutti che i famosi tamponi Prc che sfornano a migliaia i contagiati asintomatici, nuova categoria dell’ambiguità medica, abbiano una scarsa affidabilità dovuta a fattori di contaminazione o al basso numero di sequenze geniche virali prese in considerazione, ma ci sono altri fattori che permettono di modulare a piacimento i risultati e simulare una crescita o una diminuzione dei contagi secondo cosa conviene di più in un determinato momento. Come questo sia  possibile lo avevo già spiegato in questo post   Covid a la carte: i governi scelgono il menù pandemico  ma adesso disponiamo di una ricerca scientifica che misura in maniera  documentata il grado di affidabilità dei tamponi a seconda dei criteri scelti per la loro lettura. La potete trovare qui  , ma proverò a riassumere in estrema sintesi la questione.

 

Come forse saprete i test Prc per scovare le minime tracce geniche di un virus devono amplificare più e più volte il segnale chimico per poterlo rilevare facilmente, ma via via  che cresce il numero di tali amplificazioni il risultato diventa più incerto fino a diventare, dopo le 30 volte, estremamente aleatorio  e dopo le 40 volte del tutto insignificante perché rivela tracce di altri virus o sequenze di quello ricercato così infinitesimali da non poter portare ad alcun contagio e men che meno la malattia. L’inventore di questi test il premio nobel  Kary Mullis non si è mai stancato  di dire che il suo test è inutile per diagnosticare malattie e di mettere in guardia contro l’errore di amplificare il segnale oltre le trenta volte, ma invano perché la scienza invocata dai coviddiani non è quella che conosciamo, non è quella di Galileo, ma quella artefatta e svilita dal denaro e dalle sue “verità” eterodirette.

Bene un gruppo di ricerca con alla testa il professor Didier Raoult, uno dei maggiori virologi del pianeta, anche se  reo di aver consigliato  l’uso  di un farmaco a basso costo come l’idrossiclorochina contro il Covid, ha dimostrato che con un ciclo di 25 amplificazioni  (ct nel gergo tecnico) circa il 70% dei campioni è rimasto positivo in coltura cellulare, vale a dire che  effettivamente il virus è presente; con 30 amplificazioni  solo nel 20% dei casi si ha una risposta corretta, mentre con 35 amplificazioni  appena il 3% delle risposte positive si è rivelato esatto. Un risultato ormai acquisito dalla ricerca tanto che Juliet Morrison, virologa dell’Università della California, ha spiegato al New York Times: “Qualsiasi test con una soglia del ciclo superiore a 35 è troppo sensibile. Sono scioccata dal fatto che la gente pensi che con 40 cicli si possa dare un giudizio di positività” Ma attenzione qui viene il bello della ricerca: dopo i 35 cicli di amplificazione nessun campione è rimasto positivo  in coltura cellulare cioè conteneva  effettivamente il Sars Cov 2. E’ qualcosa che si può facilmente prevedere sulla base  della caduta verticale delle risposte corrette con l’aumentare dei cicli ct  ma non  è possibile immaginare la menzogna che ci raccontano  visto che mediamente i tamponi vengono amplificati dai laboratori americani dalle 37 alle 40 volte e da quelli europei  dalle 30 alle 40 volte anche se qui la media è ingannevole perché mentre in Germania e in Austria il ct va dai 25 ai 30 in altri Paesi come l’Italia o la Francia  può arrivare a 45.  In termini teorici dunque il coronavirus Sars Cov 2 può anche non essere presente in nessuno dei pazienti sottoposti a tampone prc fino ad ora visto l’uso sbagliato e spregiudicato che se ne fa. Non sarà così, perché c’è anche il problema dei falsi negativi (dovuto a campioni prelevati in modo non corretto) ma non c’è dubbio che siamo di fronte a una gigantesca alterazione della realtà che produce a star bassi il 97 per cento di positività fasulle e per giunta impedisce di studiare a fondo l’epidemiologia del virus e i suoi reali effetti. portando perciò ad un ulteriore danno cognitivo pur di mantenere l’efficacia dell’effetto emotivo.

Dovrebbe essere obbligatorio riportare nei test di laboratorio il numero di cicli Ct effettuati per capire il livello di probabilità effettiva di essere venuti a contatto con una carica virale significativa di Sars Cov 2 e invece tutto rimane nella nebbia più fitta. Almeno gli ipocondriaci che si sottopongono spesso al test privatamente dovrebbero pretendere che nell’esame sia incluso il numero dei cicli ct per comprendere se il responso ha un senso oppure non è altro che un costoso tiro a dadi truccati. Ma di tutto questo non si parla affatto, anzi viene tenuto ben nascosto perché è un sistema troppo comodo per modulare a volontà la massa di positivi, anche a numero di tamponi costanti per poter suscitare la paura necessaria allo smantellamento sociale ed economico e/o al più banale obiettivo di vincere le elezioni o al contrario di rimandarle il più possibile. Ora all’uomo della strada tutto questo potrà parere impossibile perché ha un’idea spesso cultuale della scienza medica e non sa quanto essa sia  totalmente dominata dalle aziende del farmaco e dunque dal profitto, quanto usi in maniera scorretta strumenti diagnostici, vedi ad esempio il test del Psa, per favorire altri e più costosi esami e infine interventi chirurgici spesso invalidanti e di fatto inutili o quanto meno molto sbilanciati  dal punto di vista  rischio – beneficio. Oppure nasconda ricerche che testimoniano l’inutilità a certe condizioni di farmaci costosi e dai molti effetti collaterali, come per esempio le statine, prescritte anche quando i livelli di colesterolo non sono più considerati pericolosi dalla ricerca di base o possono essere facilmente tenuti a bada con integratori sui quali non appena si comincia a riscontare un effettiva efficacia, cade una cortina di silenzio e gli studi  vengono interrotti perché si possa dire che “non ci sono evidenze”, semplicemente per sottrazione, perché non si è fatta abbastanza ricerca.

Potrei continuare a lungo citando per esempio la preferenza per l’uso di chemioterapie con il massimo di effetti indesiderati e sgradevoli perché questo è funzionale alla vendita di farmaci che li contrastano, ma non vorrei aver dato l’impressione di essere un naturopata o un fan di alternativismi di varia natura, anzi ho talmente fede nel metodo della scienza da non tollerare che esso sia bestemmiato in nome del profitto di alcuni. O della salvezza di un intero sistema di ingiustizia.

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