mercoledì 13 gennaio 2021

di Michela Nicolussi Moro x Corriere della Sera - Zaia calcola anche i tamponi rapidi. E in Veneto crolla il tasso di positività

 

La Regione: il rapporto tra test e contagi è del 4,05%. Ma per il ministero, con i soli molecolari, resta al 13,5%.


di Michela Nicolussi Moro

È presto per capire se si tratti di conseguenza o casualità. Fatto sta che dopo la circolare con la quale, venerdì sera, il ministero della Salute ha riconosciuto i tamponi rapidi, la curva del contagio da Covid-19 nel Veneto ha cominciato a scendere. Per il secondo giorno consecutivo la regione più colpita dalla seconda ondata della pandemia invece dei soliti 3 mila-4 mila nuovi casi ne ha contati circa la metà. I ricoveri in terapia intensiva sono diminuiti a 367 (-27), «per un totale di 97 letti liberi sui 700 attivati», sottolinea il governatore Luca Zaia, che precisa pure come gli ultimi 139 decessi rilevati non siano riferiti solo a ieri ma anche al weekend appena trascorso.

I dati:

Continuano invece a crescere le degenze in area non critica (Malattie infettive e Pneumologia): ieri erano 3.029, cioè 43 in più. Però, dice sempre il presidente del Veneto, cala il tasso di tamponi positivi: i 52.671 eseguiti ieri tra molecolari e rapidi hanno riscontrato 2.134 positivi, ovvero il 4,05%. Diversi i dati forniti dal ministero della Salute, che considera solo i 15.867 test molecolari e quindi rileva un 13,5% di positivi. Del resto il computo dei test antigenici rapidi non sarà immediato e comunque, annunciano sempre dal dicastero retto da Roberto Speranza, «saranno rendicontati a parte». A complicare la situazione arriva la seconda diffida legale inviata alle dodici aziende sanitarie dall’Anaao Assomed, sigla dei medici ospedalieri, a non continuare a testare gli operatori sanitari con i test rapidi. Il sindacato pretende l’utilizzo dei tamponi molecolari. «La Regione ha travisato la circolare del ministero della Salute — scrive il segretario regionale Adriano Benazzato —: i gold standard sono i tamponi molecolari. Solo in determinate condizioni si possono usare i rapidi, ma di terza generazione». Zaia tira dritto e rilancia: «Nelle altre regioni la curva del contagio cresce, la situazione si sta inasprendo, noi invece abbiamo scollinato, dopo il picco dei 401 ricoveri in terapia intensiva registrato il 31 dicembre. Può essere che i contagi calino dopo un’ondata importante della pandemia non affrontata dal resto d’Italia, comunque non dobbiamo abbassare la guardia, può sempre esserci una repentina inversione di tendenza che riporti la curva verso l’alto, come è accaduto in altre regioni. Per ora il Veneto è al sesto posto per indice di ospedalizzazione, registra parametri più bassi rispetto a territori reduci da restrizioni qui mai attuate».

Incidenza

Evidente il riferimento all’incidenza, ovvero al numero di casi positivi al Covid-19 per 100 mila abitanti che ha catapultato la regione guidata da Zaia in zona arancione: secondo l’ultimo monitoraggio curato dall’Istituto superiore di sanità, a sette giorni sono 454,31 contro i 166 di media nazionale e a 14 giorni sono 927,36, a fronte di 313,28 di valore italiano. Il triplo. Secondo il governatore molto dipende dalle mutazioni del coronavirus, in particolare dalla variante inglese e dalle due «locali» individuate dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. «Il virus mutato e più contagioso, come testimonia la variante inglese, è una realtà che va considerata — conferma il presidente —. Non sappiamo se in Italia avrà lo stesso effetto riscontrato in Gran Bretagna e in Germania. La preoccupazione c’è. Ci affidiamo al vaccino, è la sola via d’uscita». E infatti il Veneto è una delle regioni che vaccina di più: ieri sera aveva somministrato 77.900 delle 79.785 dosi di Pfizer-BioNTech ricevute. E nelle stesse ore ha ottenuto le prime 8 mila dosi di Moderna. «Confidiamo molto anche su Astrazeneca — chiude Zaia —; se continueremo a ricevere 40 mila vaccini a settimana, entro l’estate avremo immunizzato 4 milioni di cittadini». Sarà stretto un accordo per affidare le vaccinazioni anche a medici di famiglia, pediatri di libera scelta e Guardie mediche, che nel frattempo hanno eseguito 170.533 tamponi, trovandone 23.983, il 14%, positivi. Altri 4.023 sono stati effettuati dalle 200 farmacie che hanno aderito all’iniziativa, scovando 268 positivi.

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