Dopo la telefonata tra la cancelliera e Putin, l'Agenzia per il farmaco apre un canale per il vaccino russo. Ennesima mossa unilterale tedesca.
Angela Merkel indica la strada, l’Ue esegue. Non è una novità. Ma continua a succedere anche in tema di campagna di vaccinazione che, in teoria, dovrebbe essere frutto di un lavoro di coordinamento tra gli Stati e le istituzioni europee. Lo è ancora, diciamo, sulla carta, con sterzate vigorose da parte tedesca. Come l’ultima, in direzione oriente, Russia nello specifico. A una settimana dalla telefonata tra la cancelliera e Vladimir Putin sulla produzione dei vaccini anti-Covid, si apprende che Ema, l’agenzia europea del farmaco, ha aperto un dialogo con la casa farmaceutica russa che produce lo Sputnik V.
Ancora non c’è una “richiesta di autorizzazione all’immissione sul mercato” europeo, specifica Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione europea. Ma i contatti con i russi ci sono. Sputnik V per ora è presente solo in Ungheria, unico paese membro che lo ha importato anche senza l’autorizzazione di Ema. I ritardi sull’autorizzazione europea al vaccino Astrazeneca (probabilmente a fine gennaio) hanno spinto il continente, Merkel in primis, a cercare altre vie, persino russe, appunto. Ufficialmente nella telefonata con Putin, la cancelliera ha solo parlato della possibilità di produrre il farmaco in Europa. Ma del resto, già agli inizi di dicembre, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha fatto sapere che i vaccini Sputnik V da esportazione all’estero dovrebbero essere prodotti nei territori cui sono destinati.
Non siamo al livello di contatti tra la Commissione europea e Sputnik per la firma di un contratto di acquisto delle dosi, non ancora. Ma intanto Ema ha aperto una porta ai russi e questa è una novità, dopo lo scontro diretto di quest’estate tra Merkel e Putin sul caso Navalny. Del resto, Sputnik è già esportato in paesi dell’America latina, Argentina in testa, ma anche Bolivia. Il Messico dovrebbe approvarne l’uso al più presto, fanno sapere fonti del governo. Dal Cremlino annunciano che stanno per fornire 25milioni di dosi anche al Nepal. Nel mondo arabo, il vaccino russo è stato approvato dalla Palestina. Lo hanno ordinato anche il Kazakistan, la Serbia, la Bielorussia.
La mossa sul vaccino russo segue un’altra iniziativa unilaterale da parte della Germania sui vaccini, iniziativa che ancora fa discutere in Europa. Vale a dire la scelta di firmare un accordo bilaterale con l’azienda tedesca Biontech, partner dell’americana Pfizer, per la fornitura di 30 milioni di dosi, in aggiunta ai 55,8 milioni di fiale destinate alla Germania in virtù dell’accordo firmato dall’Ue con la stessa casa farmaceutica. Finora da Bruxelles non hanno battuto ciglio, anche se la mossa tedesca infrange gli accordi comunitari. Ieri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha chiesto alla Commissaria alla Salute Stella Kyriakides di inviare una lettera a tutti i ministri Ue della Salute per invitarli ad avere maggiore trasparenza rispetto ai contatti bilaterali tra gli Stati membri e le aziende farmaceutiche con cui la Commissione ha stretto accordi o li sta negoziando. Insomma, un pannicello caldo che non risolve il problema e non scuote Berlino.
Intanto la mossa unilaterale della Germania fa proseliti a danno dell’Ue: anche Cipro si è sfilata e sta negoziando con Israele.
Sulla campagna di vaccinazione i leader europei si aggiorneranno giovedì 21 gennaio, in videoconferenza. Ma intanto l’Europa è in ritardo sulle misure annunciate prima di Natale, come la carta del passeggero per la sicurezza degli spostamenti in epoca covid. E se l’Europa ritarda, gli Stati agiscono da soli: il governo greco ha inviato una lettera alla Commissione per chiedere l’istituzione di un passaporto o certificato di viaggio per i cittadini vaccinati contro il Covid-19. “La stiamo esaminando”, dicono da palazzo Berlaymont.
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