giovedì 30 luglio 2020

Open Arms, Gian Domenico Caiazza: "Salvini a processo e il governo no. C'è qualcosa che non torna..."

Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione delle camere penali

Il presidente delle camere penali vede un'azione ad personam della Procura. "E lo dico non condividendo nulla del Salvini politico".

Maria Elena CapitanioGiornalista e scrittrice

“Suona strano che l’iniziativa della Procura nasca come fatto individuale esclusivo di Salvini, quando al governo erano regolarmente ed esplicitamente a sostegno di quelle decisioni. C’è qualcosa che non torna...

Ebbene ci troviamo nella situazione in cui Salvini dovrà affrontare ben due processi per sequestro di persona: per il caso Open Arms, appunto, e per le vicende precedenti, legate alla nave Gregoretti, ma è la terza volta che si è trovato a dover essere giudicato dall’Aula, era accaduto anche per la Diciotti ed era stato salvato. Siamo di fronte a un gioco politico o era un atto dovuto, entro i limiti della normalità?

Ci tengo a premettere, giusto per chiarezza, che credo non ci sia un atto di Salvini ministro degli Interni che io abbia condiviso o apprezzato, né nel merito né nel modo in cui ha interpretato il ruolo. Per il resto, sono molto perplesso su questa vicenda parlamentare e giudiziaria, anche se non conosco le carte.

Potrebbe aiutarci a fare un paio di riflessioni di carattere generale?

Se è un atto politico del ministro, dobbiamo chiederci come mai nella responsabilità penale che si chiede di individuare nella condotta non ci sia il coinvolgimento dell’intero governo dell’epoca. Salvini non ha operato né privatamente né in modo isolato, anzi ricordiamo tutti ampi consensi all’interno della propria maggioranza, pubblici ed espliciti.

 

Però nel caso specifico c’era una lettera di Conte che lo invitava a ben riflettere su questa decisione e inoltre gli chiedeva spiegazioni.

Un atto tuttavia insufficiente a costruire una verginità rispetto a quest’atto, dal momento che il governo lo ha condiviso e fatto proprio, e non lo ha impedito o tratto le conseguenze, come ad esempio far dimettere Salvini o prendere formalmente le distanze all’epoca.

Allora non si spiega come mai nel ragionamento della Procura non sia nemmeno astrattamente ipotizzato, neppure una mera iscrizione nel registro degli indagati, il concorso di tutti o alcuni ministri del precedente esecutivo.

Non si spiega. Noi che facciamo gli avvocati sappiamo che si contesta il concorso di persone nel reato normalmente, quotidianamente, in ogni possibile latitudine giudiziaria del nostro paese, per molto molto meno. Per contributi causali, anche solo di rafforzamento del convincimento illecito, il cosiddetto concorso morale ex articolo 110 del codice penale, molto più impalpabili di quello di ministri di un governo che acconsentono a quello che Salvini sta facendo in quel momento, perché lì sono condotte che se invece si fossero esplicitate in senso contrario avrebbero dovuto impedire il comportamento illecito. Questa singolarità, che esclude in radice che vi sia un concorso, non fosse altro che per rafforzare e istigare il convincimento di Salvini, questo è un elemento che il Parlamento avrebbe dovuto valutare per chiedersi se non vi sia un’iniziativa che abbia una connotazione persecutoria di tipo individuale.

Lei di certo non è sospettabile di apprezzare Salvini, quindi la sua va intesa come analisi asettica?

Prima ho fatto una premessa proprio per evitare che venissi frainteso, ma ribadisco che si è trattato di un atto condiviso dal precedente governo per fatti concludenti. Se oggi la ministra dell’Istruzione dice che vuole chiudere le scuole per i prossimi cinque anni, la fanno dimettere un minuto dopo. In queste ore poi ho sentito discutere di questioni tangenziali rispetto al nucleo del problema, persino dell’interesse pubblico…

Sì, è stata la giustificazione di Renzi al suo cambio di idea per votare a favore della autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.

Ecco, è molto meno pertinente. L’interesse nazionale che significa? Salvini agiva come ministro. Se è vero che non se lo poteva intestare lui l’interesse nazionale – quindi non avrebbe potuto dire che ‘Ho difeso la mia patria’ come ha fatto –, è anche vero che se è un atto del governo, quindi un atto condiviso, è un atto di interesse politico di quella maggioranza in quel momento.

Lei ravvede una connotazione ad personam di questa iniziativa della Procura?

Credo sia abbastanza evidente. Piaccia o non piaccia l’avversario politico, non può sottacersi l’assoluta singolarità dell’iniziativa.

Gasparri, che presiede la Giunta per le autorizzazioni del Senato, ha detto che quello su Open Arms è stato un atto collegiale di più ministri.

Però la collegialità non va trasportata sul piano politico di oggi, ma è un fatto che va valorizzato per dire che il fatto che la Procura di Agrigento non abbia contestato il concorso, per lo meno del ministro della Difesa, dà la dimensione di un 

Quale sarebbe dovuta essere la migliore riflessione da parte dell’Aula?

Il Parlamento avrebbe dovuto dire ’io non entro nel merito delle imputazioni, però se mi nasce il sospetto che tu magistratura sei motivata da una finalità ad hoc ad personam, io non concedo l’autorizzazione.

 

Allargando la visuale, nel tempo l’uso della giustizia per fini politici in Italia che tipo di distorsioni ci ha restituito? Vengono in mente Craxi e Berlusconi, il secondo protagonista di una vera e propria epopea giudiziaria.

È la storia degli ultimi venticinque anni della nostra Repubblica. Non c’è dubbio che la politica ha fatto propri gli strumenti delle iniziative giudiziarie per discreditare gli avversari politici, non comprendendo che si scavava la fossa perché si è consegnata mani e piedi all’iniziativa giudiziaria che poi è diventata di fatto iniziativa politica. Questa è una responsabilità della politica, di aver utilizzato le ipotesi di reato a carico degli avversari politici per eliminarli. Accade dal 1992…

Da Mani pulite.

Sì, quando interi partiti politici sono scomparsi in quanto partiti. Non si poteva dire di essere socialisti sennò ti linciavano per strada. Anche la vicenda Berlusconi è dimostrativa di quello che stiamo dicendo. Le indagini vengono spesso utilizzate e amplificate mediaticamente a tal punto da produrre una indegnità personale da applicare al nemico in questione, equiparandolo a un Al Capone della politica.

Le accuse contro Salvini però sono davvero molto gravi, due processi per sequestro di persona da affrontare

È un reato più comune di quanto si pensi, è contestata spesso e per fatti banali, anche solo se chiudo una persona in macchina per una lite. Qui l’importante è che non ci si identifichi con la fase inquisitoria, come spesso accade in Italia. Se quella ipotesi di accusa sia fondata o meno, se sia colpevole o innocente, sembra non importare a nessuno ed è proprio questo il problema. Bisognerebbe attendere la sentenza, ma arriva sempre troppo tardi. Io la vorrei dopo due mesi, non dopo sei anni dalla contestazione del reato.  

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