martedì 7 luglio 2020

MAURIZIO BLONDET - DENTRO IL GORGO DELLA LIBIA

#Turkish MIM-23 Hawk destroyed by MiG-29 #LNA on al-Watiya Air Base #Libya (This video looks like old, but info confirmed)
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L’ultima notizia di fonte russa, datata 5 luglio, dice: “I caccia MiG-29 dell’Aeronautica libica hanno  abbattuto i sistemi di difesa aerea Hawk MIM-23 turchi nella base turca dAl-Watiya”
Per non fare confusione, si deve precisare che la “aviazione nazionale libica” è quella di Haftar, sigla ANL, che sta battendosi contro  Al Sarraj,  GNA,  ora enormemente rafforzato dalla presenza militare turca al suo fianco, e che è apparsa  sul punto di sfondare. I  soldati privati russi della Wagner hanno subito un rovescio, con gravi anche se imprecisate perdite,   dai mercenari terroristi siriani (pare 7 mila)  che Erdogan ha reimpiegato in Libia, fornendoli anche armi moderne, MANPAD, “tecniche” con mitragliatrici pesanti, e droni  d’assalto micidiali  e appoggio aereo.
Ci sono stati giorni in cui i satelliti-spia israelo-americani hanno osservato  mezzi ed aerei russi apparentemente  abbandonati in piste lontane  della Libia. Poi, il primo luglio, sono atterrati almeno 3 dei giganteschi aerei An-124 e Il-86, e un Tu-154  che è direttamente del ministero della Difesa di Mosca.  La quale, prima, non ammetteva di avere forze sue impegnate in Libia....

Adesso il comunicato di Avia-Pro precisa che   anche “i caccia  MiG-29,  che  sgombrato con successo la base aerea di al-Watiya, distruggendo con 9 missili, tutti e quattro i complessi di difesa aerea turchi  due carri armati e uno dei rifugi dove erano localizzati droni di attacco turchi,  sono stati recentemente consegnati all’esercito di Haftar”.
Dunque siamo sull’orlo dello scontro diretto Mosca-Ankara. E forse già oltre, perché  ci vuole una buona volontà nella finzione a credere quei piloti che hanno eliminato la base turca in Libia  sono libici DOC.
Prima ancora, a fine giugno,  mentre i mercenari al soldo di Erdogan potentemente armati si preparano a prender d’assalto la città portuale di Sirte malfermamente controllata da Haftar,  “un  convoglio di militari privati russi e altro  personale straniero sono entrati nel campo petrolifero  di Al-Sharara e si sono congiunti con rappresentanti della Petroleum  Facility Guard, una milizia locale alleata al maresciallo Khalifa Haftar”.
Al Sharara è lontanissima, nel Sud, ed  è il più grande campo petrolifero libico, con produzione media di  300 mila barili al giorno, rimesso  da poco  in funzione dalle forze siriane  al  soldo di Erdogan;  è  il tesoro  che paga  la guerra di Al Sarraj e, ovviamente, gli aiuti militari di Ankara.  Con  questa mossa del cavallo, i Wagner hanno  interrotto il flusso finanziariamente essenziale  alla vittoria turca e dei Fratelli Musulmani (perché il governo di Al Sarraj “riconosciuto dall’ONU” è quello). Il maresciallo Haftar ha potuto proclamare che ha ordinato lui di bloccare l’esportazione  di greggio del GNA  perché con quella Al Sarraj paga i mercenari mandatigli dalla Turchia. E’ anche per questo motivo che i turchi (pardon, i “siriani” dell’ISIS) stanno cercando di impadronirsi di Sirte, perché è il porto che serve per l’export  del greggio....
L’Algeria schiera le divisioni blindate
Il regime algerino è entrato nel  massimo allarme perché  – dice il sito algerino Menadefense –  “dopo la base aerea di Al-Watiya che  rischia di diventare una base permanente  dell’esercito turco, centinaia di mercenari sono arrivati nella regione di Brak a  bordo di decine di pick-up e blindati  e sono attualmente stazionati nella cinta della base aerea di Brak”.  Siccome  Brak in Libia è “vicino a In Amenas”algerina  (400 chilometri, nel deserto, è  vicino), insomma  lungo il  confine  meridionale  algero-libico   dove anche Algeri estrae,  il regime algerino ha dispiegato l’8 divisione blindata, la più prestigiosa dell’Armata Nazionale e Popolare,  la quale, unita ad altre brigate e appoggiata dall’aviazione,  ha “simulato un assalto aero-terrestre, dunque un’offensiva –  non più  uno  dei soliti esercizi difensivi cui si produce l’armata algerina, a cui la Costituzione vieta(va) l’impiego su terra straniera.   E’evidentemente un segnale per la Turchia e la  vicinanza delle sue baso al confine algerino. Adesso, come si vede,  la base turca di Al-Watiya è stata (per il momento) neutralizzata dai MiG 29 “di Haftar”.
Del resto il capo di stato maggiore algerino Said Chengriha era volato a Mosca il 27 giugno per assistere alla sfilata della  vittoria sovietica sul Terzo Reich (il regime algerino è sempre  stato fedele all’URSS) e sicuramente ha  discusso  coi  generali di Mosca delle loro divergenze sulla Libia. Algeri infatti non è entusiasta dell’appoggio russo a Haftar (un perdente) e delle troppe   forze straniere nella confinante Libia;  meno ancora gradisce l’appoggio che sulla Libia Mosca dà all’Egitto di Al Sissi ,  il quale ha appena dichiarato  che se Turchia e GNA superano la “linea rossa”, ossia  s’impadroniscono di un’altra  fetta del territorio che oggi controlla Haftar  sul punto di  essere disfatto, l’Egitto entra in guerra  direttamente, non potendo sopportare che in Libia s’instauri un governo di Fratelli Musulmani, con a disposizione l’oceano di greggio che fu di Gheddafi, per di più   protetto da basi permanente turche: e  l’Egitto  è attualmente la nona potenza militare mondiale.
Al Sissi è pronto al confine con la Libia
E gli serviranno tutte le armi, perché probabilmente dovrà, di guerre,   farne 2: una contro l’Etipia che gli sta prosciugando il Nilo.
La diga dell’Etiopia  sul Nilo Blu.  Fra qualche settimana, l’Etiopia   riempirà l’invaso della diga,  facendo mancare l’acqua all’Egitto

Ma d’altra parte,  Algeri    non può nemmeno  tollerare   senza reagire, a  ridosso delle sue frontiere le forze turche: ed ecco che i russi  (pardon, l’aviazione di Haftar), almeno gli hanno tolto il pensiero incenerendo la base di Al Watiya.
Macron si trova “alleato”  di Mosca
Ufficialmente, Algeri protesta  perché con la Turchia, in Libia è  entrata   nella guerra interna “la NATO”.
Avete detto NATO?  Quando il 10 giugno una nave francese (che stava assistendo Haftar, senza dirlo) è stata “illuminata”elettronicamente  da una nave turca da guerra (ovviamente per Sarraj), Macron ha preteso dalla NATO un severo rimprovero contro Erdogan.  Macron si è ritrovato solo:  non soltanto la Merkel non l’ha appoggiato, ma Parigi ha scoperto amaramente che non si  trattava della solita politica di pesce in barile in cui la Kasner è specialista,  ma qualcosa di peggio: dei rapporti privilegiati e canali segreti che Berlino  ha con Ankara, in cui Ankara ha il sopravvento (può inondare la Germania i milioni di “profughi”)e che Angela non ha alcuna intenzione di rovinare per la NATO e per Macron.  L’Europa a guida tedesca, ragazzi, è vicina ad Ankara.
Macron si è anche beccato la lezioncina di Dominque Moisi, uno dei suoi creatori: “La Francia è davvero sola nella sua resistenza alle mire espansioniste di Ankara. Una prova di coraggio politico, ma anche la conseguenza di  una politica estera nella regione, a cominciare dalla Libia, dove Parigi  ha sempre preferito agire da sola, senza consultare i partner europei. Ciò lo indebolisce considerevolmente oggi”.
Si apprezzi almeno il lato comico:  in Libia, Parigi si trova alleata di fatto   ai russi di Wagner  e ormai alla Difesa di Mosca, all’Egitto e agli Emirati,  contro un “alleato della NATO”.
Situazione al 1 luglio (superata)

situazione al 6 luglio
Gli “Americani” vogliono    destablizzare anche l’Algeria
E gli americani?  Quelli che con Hillary “ammazza-Gheddafi” hanno creato in Libia il vuoto politico – potente vuoto pneumatico che risucchia  dentro gli eserciti più formidabili del  Nordafrica, più Turchia e Russia, con le forze francesi isolate? Sembrano assenti e impotenti.
Ma invece, secondo Luc Michel, analista geopolitico, invece gli americani “attivano i due campi per propagare il caos”,  più precisamente “vogliono  implicare l’Algeria nella guerra in Libia, far  mettere al regime il dito nell’ingranaggio”, e per questo hanno “ottenuto delle basi militari in Libia attraverso l’alleata Turchia”.
Infatti: l’Algeria non ha avuto la sua dose di “primavera  araba”, destabilizzazione islamista, che Kivunim aveva progettato per questo paese ricchissimo di materie prime e troppo silente,  che tiene il coperchio su minoranze berebere che una spartizione della Libia potrebbe “risvegliare” a chiedere autonomia, o indipendenza. Da  qualche settimana, Algeri ha cominciato a dire che quella base che il Marocco sta allestendo a Jerada, a ridosso del suo confine occidentale, è una base del Mossad creata per spiare l’Algeria con i suoi mezzi elettronici, per l’appoggio indefettibile che manteniamo alla causa palestinese.   Naturalmente   è una teoria del complotto, di afrore antisemita, da cui energicamente prendiamo le distanze  .
E l’Italia in questo atroce pantano, da cui dipende in modo  per gas e petrolio? Tranquilli: la  nostra politica nell’area, e specificamente verso l’Egitto,  è decisa dagli interessi della  famiglia Regeni.  Quindi “andrà tutto bene”, come dice lo slogan infantile  che meritiamo. Siamo  la dittatura più stupida della storia, e ci va bene…

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