martedì 14 luglio 2020

Huffington Post - Conte 'flirta' con "Angela", ma a Meseberg non la spunta

13/07/2020 Berlino, la Cancelliera tedesca Angela Merkel riceve il presidente del Consiglio dei Ministri...


Angela MauroSpecial correspondent on European affairs and political editor

Il premier: "Troppe condizionalità riducono l'efficacia" dei soldi del Recovery fund. Ma la cancelliera difende la proposta di Michel di affidare la governance agli Stati membri. E sul Consiglio Ue di fine settimana ammette: "Non so se ci sarà un'intesa".

A pochissimi giorni ormai dal fatidico Consiglio europeo del 17 e 18 luglio, l’incontro di Giuseppe Conte con Angela Merkel nella elegante residenza tedesca di Meseberg, a 70km da Berlino, prometteva potenzialità di svolta nelle trattative sul recovery fund. E invece no. Nessun passo in avanti. Conte chiude così il suo tour per le capitali europee alla ricerca di un’intesa sugli strumenti anti-crisi da covid. Più volte in conferenza stampa, la cancelliera ammette: “Non so se raggiungeremo un accordo nel vertice di venerdì e sabato. Qui siamo solo in due, lì saremo 27 leader e serve l’unanimità… Sarei lieta se bastasse un vertice, ma può darsi che sia necessario incontrarci un’altra volta prima dell’estate”...

Clima cordiale, foto e sorrisi in giardino prima del bilaterale: a Meseberg i leader stranieri vengono sempre accolti in giardino prima del vertice vero e proprio.  L’ultimo è stato Emmanuel Macron, qualche settimana fa. I tavolini all’aperto sotto gli ombrelloni, le piante e i fiori sullo sfondo, il sole estivo rendono un’atmosfera rilassata che però non rispecchia le posizioni dei rispettivi interlocutori. Divergenti su vari punti, ma non sulla necessità che la risposta alla crisi sia “poderosa”, dice Merkel, e che il fondo di ripresa non esca “troppo ridimensionato” dalle trattative.
Malgrado l’ostentazione di un rapporto privilegiato con la cancelliera, l’insistenza a chiamarla per nome, “Angela”, in conferenza stampa, a Meseberg Conte non la spunta sulla richiesta che in questo momento gli preme di più: che il meccanismo di governance degli aiuti del recovery fund non sia affidato al Consiglio europeo, che vuol dire Stati membri. Teme i veti del nord.
Al premier italiano non piace il meccanismo proposto dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, secondo cui l’erogazione degli aiuti da parte della Commissione europea potrebbe essere bloccata anche dagli Stati piccoli: basterebbe che rappresentassero il 35 per cento della popolazione europea. Si tratta di una concessione da parte di Michel ai paesi ‘frugali’ del nord, preoccupati di come l’Italia spenderà i soldi e interessati a inserire tutte le condizionalità possibili per stabilire un controllo sulle risorse.
“Ben vengano i criteri di spesa e governance per rendere responsabili i paesi – sottolinea Conte con Merkel - ma questi criteri devono permettere un’effettività della reazione”. Il premier però si ritrova davanti una cancelliera che difende la proposta di Michel.
“Prevede che i singoli Stati membri, sulla base del semestre europeo, trattino con la Commissione su come spendere i soldi del recovery fund e poi il Consiglio europeo deve decidere, con maggioranza qualificata – spiega Merkel – E’ una buona soluzione che potrei sostenere perché so che Conte ha dimostrato di essere proattivo con la sua agenda di riforme, su come uscire dalla situazione. Anche noi rifletteremo ma la proposta di Michel non è un ostacolo, va bene”.
Conte invece non nasconde la sua contrarietà. La proposta di Michel “per me è un buon punto di partenza che recepisce il livello di ambizione politica, ma ci sono criticità che affronteremo venerdì. L’Italia è per criteri di spesa chiari, non stiamo chiedendo fondi per poterli usare in modo arbitrario: discrezionale sì, ma non arbitrario. Stiamo lavorando a un piano di rilancio, vogliamo che abbia l’approvazione delle istituzioni europee e che ci sia un costante monitoraggio sulla coerenza tra i programmi annunciati e la loro attuazione. Ok alle regole della governance, ok al coinvolgimento del Consiglio ma la fase attuativa non è di competenza del Consiglio europeo”.
Resta aperta la possibilità che il recovery fund venga ridotto a soli 500mld di euro di sussidi, opzione sostenuta da Germania e Francia sulla quale potrebbero ritrovarsi anche l’Italia, la Spagna, il Portogallo e i paesi più in difficoltà con la crisi economica del covid. Per Conte l’importante è che non venga ridotta la quota di sovvenzioni a fondo perduto. Ma anche su questo non c’è ancora il disco verde dei frugali, che restano scettici sui sussidi: vorrebbero che la proposta von der Leyen di un fondo di 750mld di cui 500mld di sussidi e 250mld di prestiti fosse rivista a favore dei secondi.
“L’arte consiste nel gettare ponti”, insiste Merkel con il sorriso di chi ha la consapevolezza di aver lavorato sodo per un accordo che però ancora sfugge. E spinge ancora sul concetto che un’intesa dovrebbe essere interesse di tutti: “Anche la Germania, come l’Italia ha interesse a che il mercato unico funzioni. Abbiamo visto che, se le catene di valore aggiunto non funzionano, vengono distrutte, questo colpisce noi tutti. Siamo responsabili per uscire positivamente da questa situazione per l’Ue e per tutti gli Stati membri. Non dobbiamo tutelare solo la salute, ma ricostruire economicamente” i paesi dell’Unione.
La cancelliera si complimenta con gli italiani che “hanno avuto davvero una disciplina ammirevole, una grande pazienza” alle prese con la pandemia. Si sforza di chiudere con ottimismo: “Non vedo possibilità che si possa mettere in pericolo il progetto, ma non dovremo mettere in dubbio una posizione negoziale o l’altra...”. Della serie: nessuno coltivi pregiudizi nei confronti degli altri Stati, l’Italia verso il nord e viceversa.
E’ poco per l’intesa. Ma questo è, per ora. Riflettori puntati comunque sull’Italia, anche per il caso Autostrade che preoccupa gli investitori stranieri, la tedesca Allianz e i cinesi di ‘Silk road fund’ entrambi soci di Aspi. Merkel lo dice con una battuta: “Volevo evitare di usare la parola autostrade...”, precisa in finale di conferenza stampa riferendosi alle tante domande per Conte sulla vicenda Benetton-Atlantia. “Sono molto curiosa di sapere come andrà il consiglio dei ministri domani...”, sorride, sorniona. 
Durante la conferenza stampa Merkel usa più volte la metafora del “costruire ponti” tra i leader Ue per arrivare ad un accordo sul Recovery Plan e sull’Mff 2021-27. Conte riprende lo stesso filo: “Dobbiamo servirci, più che di ponti, delle autostrade che già esistono”, per arrivare ad un accordo, “fermo restando, e qui ritorno alla questione italiana, che se ci sono ponti, e questi ponti crollano, dobbiamo poter sanzionare chi è responsabile di questo crollo”. Secondo fonti di palazzo Chigi, Merkel e Conte non avrebbero affrontato questo tema nell’incontro di oggi. 

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