I Frugali, guidati da Rutte, alzano l'asticella al massimo: chiedono un taglio del 50% dei sussidi, più sconti per se stessi, l'unanimità e austerità fiscale
Claudio PaudiceGiornalista, L'HuffPost
Riforme del lavoro e delle pensioni, l’unanimità dei Ventisette prima di erogare i fondi a chi ne fa richiesta, più sconti fiscali per se stessi e austerità per gli altri. E ancora, un deciso taglio all’ammontare dei sussidi. Sono le richieste messe sul piatto dall’Olanda e, dietro di lei, dagli altri tre Frugali (Austria, Svezia e Danimarca) ai quali saltuariamente si aggiunge la Finlandia nel lungo e “più complicato del previsto” negoziato sul Recovery Fund tra Nord e Sud Europa. La trattativa è entrata in una fase di “stallo” nella giornata di sabato, ha dichiarato il premier Giuseppe Conte in una pausa dei lavori durante la quale ha parlato di un “confronto molto duro” con i Paesi Bassi e gli altri Paesi più critici sul Recovery Fund proposto dalla Commissione...
Europea.
Non è chiaro quali di queste richieste siano reali e quali rientrino più prosaicamente in una strategia negoziale che punta a ottenere il maggiore guadagno per il proprio Paese. È invece chiaro che il fondo da 750 miliardi progettato da Ursula von der Leyen, entrato in Consiglio Ue in una versione, ne uscirà fortemente modificato. A partire dall’entità delle risorse messe in campo dagli Stati membri e delle quali l’Italia, da Paese più colpito dall’epidemia Covid, dovrebbe esserne più beneficiata.
Dopo un primo confronto, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha redatto una nuova proposta che taglia di 50 miliardi una parte dei sussidi previsti dal Recovery Fund e aumenta i prestiti di eguale importo per andare incontro alle richieste dei Frugali. L’idea però non sembra essere piaciuta: “Servono più tagli”, ha detto il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Fonti diplomatiche hanno fatto sapere che Michel è al lavoro su una nuova proposta. Come riportato dal Financial Times, l’obiettivo dei Frugali è di portare la parte di sussidi “a fondo perduto” dagli attuali 325 miliardi a circa 155 miliardi, oltre a un’ulteriore riduzione di 190 miliardi in altri programmi di spesa. Un taglio netto del 50% per la parte che riguarda le sovvenzioni, in pratica lo stravolgimento del Recovery Fund.
L’Olanda poi si è intestata la battaglia sulle condizionalità legate ai programmi di riforme che un singolo Stato deve presentare per accedere alle risorse. “In questi piani deve essere messo in chiaro cosa questi Paesi faranno, ad esempio, in tema di pensioni o mercato del lavoro”, ha detto il premier olandese Mark Rutte. Per l’Aja i soldi Ue devono andare a chi fa le cosiddette “riforme” richieste dalla Commissione nelle sue consuete raccomandazioni del semestre europeo. Quelle del 2020 sono tutte segnate dall’impatto economico del Covid, per questo i Paesi Bassi hanno espressamente richiesto il rispetto di quelle del 2019. E cosa prevedono per l’Italia? Contengono una serie di richieste legittime come il contrasto all’evasione, alla corruzione e al lavoro sommerso, politiche attive, riduzione dei tempi della giustizia, ma l’accento viene posto prima di tutto sulla disciplina fiscale. La prima raccomandazione chiede infatti di “assicurare una riduzione in termini nominali della spesa pubblica primaria netta dello 0,1% nel 2020 corrispondente ad un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del Pil”. Le entrate straordinarie dovranno poi essere impiegate per “accelerare la riduzione del rapporto debito/Pil”. Resta poi necessaria la razionalizzazione delle aliquote Iva, “in particolare quelle ridotte”, il “taglio delle agevolazioni fiscali e la riforma dei valori catastali non aggiornati”.
Un altro motivo di scontro riguarda chi dovrà approvare e monitorare i programmi di riforme che i Paesi presenteranno per l’accesso al fondo Ue. I Frugali si battono perché l’ultima parola resti al Consiglio Ue, e chiedono in particolare che il voto sui Recovery Plan avvenga all’unanimità. In altre parole, basta che le riforme progettate non siano gradite a uno solo di tutti i Ventisette e si chiude istantaneamente il rubinetto dei sussidi. La proposta presentata dall’Italia prevede invece che le decisioni vengano prese “a maggioranza qualificata”. L’Olanda però è arroccata sull’unanimità: si tratterebbe in sostanza di un potere di veto che ogni Paese può esercitare sui piani di riforma altrui, un modo in pratica per rendere il Recovery Fund inutilizzabile e che per questo motivo il premier Conte ha definito “inaccettabile”. “Il principio è che, specialmente quando si parla di sussidi, occorre sapere in modo anche più rigoroso se le riforme si fanno. E questa è la mia priorità”, ha detto Rutte che in vista delle prossime elezioni a marzo 2021 ha il fiato sul collo del sovranista Geert Wilders (“non torni senza potere di veto sul Recovery Fund”)
La partita è una faccenda di soldi e lo ammette candidamente il cancelliere Kurz: la proposta presentata da Michel (sebbene già tramontata, ndr) va “nella giusta direzione. Il bilancio Ue è stato lievemente ridotto e c’è anche un rebate più alto per l’Austria. Questo è già molto buono, ma naturalmente vogliamo ancora di più”, ha aggiunto Kurz. L’austriaco si riferisce ai cosiddetti sconti previsti sul contributo al bilancio Ue, calcolato in base al Reddito Nazionale Lordo, di cui beneficiano i Frugali e la Germania. La proposta Michel andava già decisamente incontro alle richieste dei ‘frugali’: aumento degli importi degli sconti a favore di Danimarca (da 197 a 222 milioni), Austria (da 237 a 287 milioni) e Svezia (da 798 a 823 milioni). Un bel risparmio per i Frugali nel Quadro finanziario pluriennale dell’Ue 2021-2027 se si tiene conto che molti Stati, Italia e Francia su tutti, non vedono le ragion d’essere di questi rimborsi. La proposta Michel non prevede un aumento del rebate per l’Olanda (1,576 miliardi di euro l’anno) che tuttavia richiede un rimborso più alto, nonostante si preveda invece di mantenere al 20% i costi di raccolta dei dazi doganali per conto dell’Ue, anziché ridurli al 10%, una concessione non da poco per un Paese che ha il porto di Rotterdam, principale punto di ingresso per le merci importate nell’Unione.
Nell’acceso scontro con i Frugali, il premier Conte si è giocato la carta delle gravi mancanze dell’Olanda che non brilla certo per la sua irreprensibilità fiscale o commerciale. “L’Italia ha deciso di affrontare, di sua iniziativa, un percorso di riforme che le consentano di correre ma pretenderà una seria politica fiscale comune, in modo da affrontare una volta per tutte surplus commerciali e dumping fiscali, per competere ad armi pari”, ha detto. Il riferimento è alla regola prevista dal Regolamento Ue Six Pack che raccomanda che il surplus delle partite correnti non superi il 6%, quello dei Paesi Bassi è costantemente al di sopra di questo tetto massimo dal 2011 fino ad oggi e a nulla sono valsi i richiami al rispetto delle norme. Per non parlare del fatto che l’Aja rappresenta un vero paradiso fiscale all’interno dell’Ue, capace di sottrarre gettito fiscale agli Stati membri per circa 10 miliardi di euro l’anno. Nel caso dell’Italia, le casse statali perdono circa 5,5 miliardi di dollari di profitti all’anno, per un gettito di 850 milioni che va direttamente nelle casse di Amsterdam.
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- Claudio PaudiceGiornalista, L'HuffPost
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