Merkel è stata chiara.
<<Non esistono soldi europei a fondo perduto>>
Ma in vari Paesi europei questa impostazione del Recovery Fund con fondi comunitari connessi a riforme nazionali non piacerà per ragioni opposte.
La cancelliera Angela Merkel ha iniziato il suo semestre di Presidenza del Consiglio europeo con l’impronta di una statista consapevole che la Ue e l’Eurozona si trovano di fronte non solo agli effetti della crisi da Covid 19, ma anche a un cambiamento epocale dove l’Europa deve operare per la propria comunità, ma anche per la propria credibilità....
Per un’Europa più comunitaria
Questa è anche la base su cui il binomio Merkel-Macron sta strettamente collaborando come hanno dimostrato gli incontri di fine maggio e di fine giugno che sono poi stati affiancati dal Programma della Von del Leyen. Il Consiglio europeo dei capi di stato o di governo che si terrà il 17 e il 18 luglio a Bruxelles dovrebbe consolidare una traiettoria della Ue e dell’area euro con una più forte impronta comunitaria. Che poi questo porti a uno sviluppo sostenibile dell’Europa nel lungo termine non è detto. Credo però che l’impronta della Germania sulla ricostruzione europea sarà forte e benefica. Ciò significherà anche un impegno serio di tutti i Paesi membri perché il rigore tedesco si farà sentire su un paradigma che credo si possa tradurre così. I contributi europei non saranno mai dati “a fondo perduto”, espressione per me molto rischiosa, ma “a fondo investito” o più debolmente come “sussidi”. Il che comporta almeno quattro caratteristiche: progettazione, esecuzione, risultato, verifica. Quindi per vari paesi, Italia compresa, riforme rapide, efficaci e durevoli.
Investimenti comunitari e riforme nazionali
La cancelliera al Parlamento europeo ha detto che per trovare la risposta giusta alla crisi post pandemia ci vogliono strumenti affidabili connessi al piano finanziario poliennale, ma che i finanziamenti per la ricostruzione non vanno investiti per “ritornare dove eravamo prima, ma per andare verso il futuro”. Questa valutazione è stata collocata dalla cancelliera in uno snodo ideale con l’affermazione per cui l’Europa “può uscire più forte dalla crisi se rafforzeremo il nostro senso di comunità”, perché questo “è un investimento che darà vantaggi a tutti”. Sono ideali che vanno però connessi a progettualità e responsabilità. Su questo la cancelliera è stata chiara nell’incontro con Macron del 29 giugno affermando che i fondi anti-crisi e per il rilancio vanno connessi anche a riforme interne dei singoli Stati membri.
Quindi la cancelliera afferma che il ’semestre’ europeo di sorveglianza delle politiche economiche e di bilancio dei singoli Paesi è “estremamente utile per tutti”. Ciò significa che tutti gli Stati membri della Ue dovranno adeguatamente attuare le raccomandazioni che vengono fatte dalla Commissione e dalle altre Istuituzioni europee per garantire il coordinamento e la convergenza delle politiche economiche e di bilancio. L’idea stravagante che i finanziamenti siano a fondo perduto e che nessuno controllerà bisogna quindi togliersela dalla testa.
Recovery Fund si farà: come e presto
Merkel e Macron nell’incontro del 29 giugno hanno affermato in modo netto che il Recovery Fund si farà. La cifra di 500 miliardi è apparsa una soglia sotto la quale non si può andare, ma non hanno escluso quella di 750 indicata dal programma della presidente della Commissione Von der Leyen. Così come è stata confermata la ripartizione di più contributi a investimenti (sussidi) e meno prestiti. Tutti e due esprimono la necessità di arrivare entro fine luglio alla approvazione del Recovery Plan e del bilancio europeo. Merkel esprime qualche cautela sul risultato specifico della trattativa. Se da un lato la cancelliera afferma che tutti gli Stati membri sono d’accordo che dalla crisi bisogna uscire più forti, con un bilancio comune e un recovery plan, ribadisce che sono necessarie le riforme nazionali. Questa è la stessa tonalità di Von der Leyen che ha di nuovo precisato come i fondi del Recovery saranno per due terzi sovvenzioni e per un terzo prestiti, ma che tutto dovrà servire a rendere i Paesi europei più forti soprattutto quelli più indebitati.
La Civiltà europea
In vari Paesi europei questa impostazione con fondi comunitari connessi a riforme nazionali non piacerà per ragioni opposte. Ai “nazional-imbonitori” che agiteranno la paura dell’Europa che controlla con la sua burocrazia le sovranità nazionali e i diritti dei cittadini dei Singoli stati. Ai “nazional-frugali” per l’opposto timore che i controlli siano troppo leggeri e che i fondi vengano sprecati. In giro ci sono anche tanti populisti non tutti di eguale pericolosità, ma tutti capaci di produrre danni. La Cancelliera l’ho detto bene al Parlamento europeo, spiegando che ogni populismo è disfattista. A tutte queste categorie suggerirei di leggere per intero il discorso di Angela Merkel al Parlamento europeo. Si capirà allora cos’è l’Europa dove viviamo, come deve essere in futuro. Un discorso storico ove si afferma tra l’altro che siamo a “un nuovo inizio che chiama a essere particolarmente responsabili per preservare e proteggere l’Europa in modo che possa svolgere in modo sovrano il ruolo che le spetta nel mondo”, che “i diritti umani e civili sono il bene più prezioso che abbiamo in Europa”, che ”la coesione dell’Europa è la parola chiave e l’obiettivo fondamentale della presidenza tedesca della Ue”. Grazie ad Angela Merkel per tutto questo ed auguri per lei e per noi.---
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