sabato 6 ottobre 2018

di Marco Travaglio - “I vicecommissari”: “Ricordati che devi morire” .

(pressreader.com) –
 Non bastando i commissari europei che alzano la voce, i toni, le soglie, lo spread e ogni tanto il gomito, sui giornaloni nostrani proliferano i vicecommissari, sempre tesi alla stabilità, alla moderazione, ai conti in ordine, ai valori dell’Occidente, ai parametri sul debito e sul deficit. Parlano di Maastricht come della mamma: chi offende Maastricht offende anche loro. I nostri preferiti, senza offesa per gli altri, sono Aldo Cazzullo e Beppe Severgnini, che svolgono nell’informazione il ruolo delle nonne e delle zie nella famiglia media: vai piano, sii prudente, non fare tardi, non calpestare le aiuole, non parlare al conducente, pòrtati il maglione pesante, stai lontano dai pericoli e dalle donnacce. I due vicecommissari avevano riposto tutte le speranze e le energie in Monti, poi in Letta, poi in Renzi, poi in Gentiloni. E il 4 marzo puntavano sul governo Renzusconi (Severgnini arrivò a dar ragione a Scalfari, che fra Di Maio e B. votava B.) per salvarsi e salvarci dalla minaccia populista. Purtroppo gli elettori disposero diversamente. Al che i nostri vice scoprirono all’improvviso il giornalismo di opposizione, passando di botto da pompieri a piromani, sfoderando una vena incendiaria che tradiva lo zelo eccessivo tipico dei neofiti. Come se Bruno Vespa, di colpo, indossasse l’eskimo e il passamontagna. Iniziarono a dipingere l’Italia come un Paese prima (fino al 4 marzo) ben amministrato da governanti oculati e competenti, eredi legittimi di Quintino Sella e Luigi Einaudi, tutti dediti al risparmio e alla lesina, attenti a non far debiti né deficit, in perfetta sintonia con gl’impegni europei; e poi (il 4 marzo) caduto sventuratamente nelle grinfie di un’orda di barbari incolti e volgari, impegnati a dilapidare la preziosa eredità dei predecessori...

E ora non resta che la bancarotta, la catastrofe, l’apocalisse. Severgnini ammonisce dalle colonne di Sette che mala tempora currunt per colpa degli italiani che hanno sbagliato a votare senza chiedere il permesso a lui. E ora ha “paura”. “Di che cosa ho paura?”, si domanda. E prontamente si risponde: “Dell’orgoglio dell’incompetenza” che contraddistingue il governo giallo-verde, pilotato da “comandanti-dilettanti” che “non sembrano aver voglia di ascoltare”. Manco una telefonata da Conte&C., in quattro mesi, per chiedergli come si fa. “Voi salireste a bordo di un aereo con un equipaggio di dilettanti?”, domanda il sempre frizzante Severgnini. No di certo, si rispose, “perché nella stiva ci siamo tutti noi”. Ah ah, spiritoso. Volete mettere invece l’equipaggio di professionisti c’era prima.
Quello dei Renzi, Lotti, Alfano, Lorenzin, Boschi, Madia, Fedeli, e ancor prima quello dei mafiosi, corruttori, papponi, olgettine e nipoti di Mubarak. Anche Cazzullo, sul Corriere, è in ambasce: la “manovra scriteriata” porta il deficit-Pil nientemeno che al 2,4%. Cioè alla stessa cifra di Gentiloni nel 2017 (2,4%) e un pelino sotto quella di Renzi nel 2016 (2,5%). Ma siamo matti? Ma così queste cicale aumentano il debito, dopo i tanti risparmi delle formiche Monti, Letta, Renzi e Gentiloni (che riuscirono ad aumentare il debito pubblico di 300 miliardi in 7 anni: dai 1897 del 2011 a 2300). E dietro c’è un disegno luciferino: “I 5Stelle e più ancora Salvini puntano a ribaltare l’Europa così com’è oggi”. Perbacco, chi l’avrebbe mai detto (a parte i 5Stelle e più ancora Salvini in campagna elettorale). “Vogliono far saltare la coalizione tra popolari e socialisti, che da tempo governa l’Unione… per sostituirla con un asse populista”. Capito? Vogliono vincere le elezioni sconfiggendo gli avversari, anziché sostenerli. Cose inaudite: diversamente da tutti gli altri, che giocano a perdere, “vogliono raccogliere più consenso possibile”. E questa, in democrazia, è eversione pura. C’è da aver paura, perché sono disposti a tutto: financo a mantenere le promesse elettorali “grazie al reddito di cittadinanza e alla diminuzione dell’età pensionabile”. Cose mai viste.
E la gente, anziché punirli, li premia. Non sa che “sia Merkel sia Macron hanno davanti anni di governo e dietro due sistemi-Paese solidi”, mentre “Di Maio e Salvini non hanno né gli uni né gli altri”. Si sa come sono fatti, questi “sistemi-Paese”: ti distrai un attimo, e puf, spariscono. Solo un ingenuo può credere che i giallo-verdi introducano il reddito di cittadinanza e riformino la Fornero perché l’hanno promesso agli elettori: Cazzullo ha scoperto che lo fanno per ben altri motivi (infatti l’editoriale s’intitola: “Il voto europeo e i (veri) scopi dell’asse populista”): “al solo scopo di farsi bocciare dall’Europa e consolidare il proprio consenso”. Diversamente dagli altri partiti, ansiosi di disperderlo. Ma – monita il vicecommissario Cassandra – guai a prendere sotto gamba il “patto europeo mai così incrinato dal 1957, l’anno dei trattati di Roma”: perché “sarebbe l’Europa a raccogliere i cocci. E non sarebbe clemente coi vinti; anzi, getterebbe sulla bilancia la spada di Brenno”, qualunque cosa voglia dire. Parafrasando Battiato: “Giocavano sull’aia bambini e genitori, Cazzullo li avvertiva dal Corriere della Sera: ‘Copritevi che fa freddo, mettetevi le galosce!’”. Manca un bel “ricòrdati che devi morire”, poi i lettori del Corriere non riusciranno più a sfogliarlo, avendo entrambe le mani impegnate altrove per gli scongiuri. Ma c’è un’alternativa: rispondere ai vicecommissari come Alberto Sordi in Accadde al penitenziario: “Ma lei chi è, scusi? Ah, è il vicecommissario. E io me n’ero accorto, perché ha la tipica inesperienza di colui che fa le veci. Lei non può giudicare un ubriaco di guerra perché è solo vice e dimostra di essere vice! Se c’era il commissario, quello vero, avrebbe già afferrato, giudicato e assolto. Chiami il commissario”.
“I vicecommissari”, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 6 ottobre 2018

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