martedì 5 novembre 2019

Ex Ilva, ArcelorMittal annuncia il ritiro dal contratto di acquisto. I sindacati: incapacità politica. Il governo: no alla chiusura



Giorni fa i vertici di ArcelorMittal, col nuovo ad Lucia Morselli, hanno incontrato i ministri Patuanelli (Mise) e Provenzano (Mezzogiorno) affermando come la crisi del mercato dell’acciaio renda difficile il mantenimento degli impegni sia contrattuali che occupazionali. Incontro nel pomeriggio al Mise.

Roma - Oggi Am InvestCo Italy ha notificato ai commissari straordinari dell'Ilva la volontà di rescindere l'accordo per l'affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa e di alcune controllate acquisite secondo l'accordo chiuso il 31 ottobre. Lo si legge in un comunicato della multinazionale. «Secondo i contenuti dell'accordo» del 31 ottobre 2018 ArcelorMittal «ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione».  Akke 15 si è svolto un vertice straordinario al ministero dello Sviluppo economico. Alla riunione, oltre al ministro Stefano Patuanelli erano presenti anche i ministri per il Sud e per l'Ambiente, Giuseppe Provenzano e Sergio Costa. Al termine dell'incontro i ministri sono andati via senza rilasciare dichiarazioni. Ma da fonti vicine agli ambienti governativi si apprende che «il governo non consentirà la chiusura dell'Ilva». Per i ministri «non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto». L'azienda sarà convocata immediatamente a Roma». Intanto da Genova il governatore della Liguria annuncia una mobilitazione generale, come avvenne alcuni anni fa in difesa Fincantieri....
 
È già stato convocato un incontro mercoledì prossimo a Genova nella sede della Regione Liguria a cui parteciperanno sindacati, Confindustria e categorie produttive. «Una follia totale, ideologica, velleitaria, che rischia di far scomparire il primo polo produttivo d'acciaio d'Europa: Taranto e gli stabilimenti di Genova e Novi Ligure - ha detto Toti - La linea del Governo rischia di far scomparire completamente l'acciaio dal nostro Paese, non porterà alcun beneficio neppure ai cittadini della città di Taranto. Oggi risolvere il problema Ilva è difficilissimo e ne farà le spese sarà un Paese che non cresce mentre crescono i disoccupati».
 
Morselli: «Notizia difficile per tutti i dipendenti»
L'amministratrice delegata e presidente di Arcelor Mittal Italia Lucia Morselli scrive ai dipendenti spiegando le ragioni del ritiro: «Non è possibile gestire lo stabilimento senza queste protezioni legali necessarie all'esecuzione del piano ambientale, definitivamente rimosse ieri con la mancata conversione in legge del relativo decreto. Èfondamentale che questo piano sia eseguito in modo sicuro e strutturato così che gli impianti non siano danneggiati e possano tornare a essere operativi in tempi rapidi sotto la responsabilità dei Commissari di Ilva spa in amministrazione straordinaria», scrive ancora il ceo dell'azienda sottolineando come «questa è una notizia difficile per tutti i dipendenti». «L'essenziale ora è agire nell'interesse dell'azienda e dei colleghi - aggiunge - cooperando nei prossimi giorni per supportare in ogni modo le attività volte a preservare il valore e l'integrità degli insediamenti produttivi. Un piano d'azione dettagliato sarà coordinato da Wim Van Gerven, AMI Chief Operation Officer», comunica infine la manager.
 
 
I sindacati: «Decisione grave. È il risultato di un capolavoro di incapacità politica»
«Apprendiamo la notizia della volontá di ArcelorMittal di comunicare ai commissari la volontà di recedere il contratto. Significa che partono da oggi i 25 giorni per cui lavoratori e impianti ex Ilva torneranno all'Amministrazione Straordinaria. Tra le motivazioni principali, il pasticcio del Salva-imprese sullo scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non ha disinnescato la bomba ambientale. Anzi, l'ha unita alla bomba sociale». Lo afferma il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli.
 
Rincara la dose  la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David: «Una decisione che assume un carattere grave per le conseguenze industriali, occupazionali e ambientali. È da tempo che noi evidenziamo forti preoccupazioni rispetto alla realizzazione dell'accordo. Il comportamento del Governo è contraddittorio e inaccettabile: con il Conte 1 ha introdotto la tutela penale parallela agli investimenti e con il Conte 2 ha cancellato la stessa norma dando all'azienda l'alibi per arrivare a questa decisione. L'incontro con il Governo, che chiediamo da settimane, diventa ormai urgentissimo. L'azienda deve chiarire quali siano sue intenzioni rispetto dell'accordo e al piano di investimenti. In occasione dell'incontro fissato per stasera con la Presidenza del Consiglio, la Cgil porrà la questione dell'ex Ilva come una priorità».
 
Anche il segretario generale della Fiom Cgil Genova, Bruno Manganaro, punta il dito contro il governo: «L'atteggiamento del Governo su ArcelorMittal è totalmente irresponsabile. Il Governo si divide sulla tassazione sulle bottigliette di plastica e si dimentica di 15 mila lavoratori tra diretti e indotto. Il lavoro non è considerato centrale nell'agenda politica del Governo che ha giocato su un contratto, e il conseguente accordo sindacale, firmato solo un anno fa, smontandolo subito dopo a scapito dei lavoratori. A questo punto non si può più giocare e deve essere il Governo a risolvere la questione garantendo posti di lavoro  e stesso reddito a tutti i lavoratori coinvolti. E' giunto il momento in cui il Governo si assuma le proprie responsabilità e decida una volta per tutte se considera la siderurgia strategica per il Paese».
 
Per Antonio Apa, segretario generale Uilm Genova, la maggioranza non tutela «la vera essenza dell’apparato industriale di questo paese». In gioco c'è il futuro delll'industria siderurgica italiana che dà lavoro tra diretti ed indiretti a circa 40.000 dipendenti senza contare la filiera siderurgica con 150 mila addetti: «Zingaretti, Renzi e Di Maio, il trio delle meraviglie, ha fatto un vero capolavoro, quello di distruggere l’industria siderurgica italiana. Oltre all’atteggiamento ostile nei confronti di Mittal, L’ordine del giorno approvato a suo tempo dalla Commissione Industria e Lavoro del Senato con la soppressione dello scudo penale per i presunti danni ambientali provocati dalle precedenti gestioni ha messo nelle condizioni Mittal di notificare ai Commissari straordinari dell’Ilva la volontà di rescindere dall’accordo di affitto per l’acquisizione delle attività 
Ilva Spa. S tratta di una vera bomba che provocherà danni durissimi all’economia italiana, al Pil, a tutti i lavoratori dell’Ilva».
 
Chi ha ora il coraggio di venire ad investire in questo paese? Chiede Apa. «Ci si lascia scappare un grande imprenditore dell’acciaio che voleva investire circa 4,5 miliardi, sia sul piano ambientale che sul lato tecnologico, per vendette trasversali in seno alle forze politiche che compongono l’attuale maggioranza. Tutto ciò nonostante il ministro Patuanelli avesse rassicurato i tre segretari generali di Fim Fiom Uilm sulla validità strategica della siderurgia. Se l’attuale maggioranza pensa di governare il paese remando contro l’industria che rappresenta la vera ricchezza strategica di questo paese - conclude - troveranno un baluardo da parte delle organizzazioni sindacali perchè a differenza loro, noi siamo per difendere l’assetto industriale, l’economia e l’occupazione». 
 
«Sulla vicenda Ex Ilva esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e lo sconcerto per l'annuncio da parte di Arcelor Mittal del disimpegno sull'azienda. Non si perda tempo: il presidente Conte convochi immediatamente Arcelor Mittal. Non si scherza con i lavoratori e con l'ambiente: pretendiamo serietà e rispetto». Così in una nota Pietro Bussolati della segreteria nazionale Pd.
 
«Il ritiro di Arcelor Mittal dall’Ilva rappresenta un colpo mortale all’industria dell’acciaio italiano, se si pensa che la crisi dell'Ilva, dagli arresti del 2012 a oggi, ha già bruciato 23 miliardi di euro di Pil -  commenta Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia - Quanto sta accadendo è un’autentica vergogna nazionale, una tragedia per l’occupazione e per lo sviluppo. È la conferma che un governo a trazione grillina porta l’Italia al disastro».
 
Le motivazioni del ritiro nel dettaglio
Il Contratto, rende noto ArcelorMittal, prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, «la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto». Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso.In aggiunta, dice l’azienda, i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 - termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare -pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto. «Altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà della Società - afferma ArcelorMittal - hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto. Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla società anche il diritto di risolvere il contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano. In conformità con il contenuto del Contratto, la Società - scrive ArceloMittal - ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione». 
 
Gli impegni presi
Giorni fa i vertici di ArcelorMittal, col nuovo ad Lucia Morselli, hanno incontrato i ministri Patuanelli (Mise) e Provenzano (Mezzogiorno) affermando come la crisi del mercato dell’acciaio renda difficile il mantenimento degli impegni sia contrattuali che occupazionali assunti. Il Governo, riservandosi di promuovere a metà novembre un nuovo vertice coinvolgendo anche i sindacati, ha dichiarato la sua disponibilità a individuare tutti gli strumenti utili a gestire questa fase di crisi. 
 
ArcelorMittal si è impegnata a fare investimenti ambientali per 1,1 miliardi,industriali per 1.2 miliardi e a pagare l’azienda, una volta conclusi i 18 mesi di fitto decorsi dall’1 novembre 2018, 1,8 miliardi di euro, da cui detrarre però i canoni di fitto già versati. Gli occupati sono invece 10.700 di gruppo di cui 8.200 a Taranto. A Taranto attualmente sono in cassa integrazione ordinaria per 13 settimane, dal 30 settembre, 1276 dipendenti per crisi di mercato. In attesa di completare gli interventi di risanamento prescritti dall’Aia, ArcelorMittal è autorizzata a produrre a Taranto 6 milioni di tonnellate di acciaio ma, per la crisi e altre vicende congiunturali, quest’anno ne produrrà solo 4,5 milioni circa.
 
L’azienda è in perdita pesante: 2 milioni di euro al giorno. Da diversi giorni circola a Taranto l’ipotesi insistente di pesanti tagli produttivi e occupazionali in fabbrica e anche stamattina diverse fonti qualificate hanno dato per imminente l’arrivo di qualcosa di rilevante.
 

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