La Commissione europea avverte su "significative deviazioni" dalle regole del Patto di stabilità e crescita: l'Italia non riduce il debito. Possibile richiesta di correzioni in primavera: 0,3 per cento del pil, pari a 5 mld. Rischio procedura sempre in agguato
L’Italia rischia di non rispettare il Patto di stabilità e crescita. Il giudizio della Commissione europea sulla manovra economica 2019 non è così tenero come si prevedeva alla nascita del governo Conte 2, esecutivo di matrice più europeista sostenuto da Pd e M5s e apprezzato a Bruxelles. Oggi, nella comunicazione ufficiale con i giudizi sulle leggi di bilancio degli Stati dell’Eurozona, la Commissione europea ha inserito il Belpaese in un gruppo di otto stati membri a rischio di “non conformità” con le regole del Patto. Oltre all’Italia, ci sono il Belgio, la Spagna, la Francia, il Portogallo, la Slovenia, la Slovacchia e la Finlandia. Che significa? Che di fatto la manovra 2019 non è nè promossa, nè bocciata, bensì rimandata a maggio quando Bruxelles si esprimerà sulla base dei dati di consuntivo del 2019 e potrà - in teoria, se la situazione resta invariata - chiedere delle correzioni dello 0,3 per cento del pil, qualcosa come 5-6 miliardi. Oppure la procedura per deviazioni significative dalla regola del debito, sempre in agguato per l’Italia...
Perchè per il Belpaese (ma anche per Belgio, Spagna e Francia, sebbene in misura minora), il problema sta nel debito pubblico: il secondo più alto dell’eurozona dopo la Grecia. A Bruxelles non vedono sforzi per ridurlo. Anzi vedono “una deviazione significativa dal percorso di riduzione per quest’anno e anche l’anno prossimo”.
Al momento la Commissione non chiede correzioni al governo italiano. Ma suona un bel campanello d’allarme per l’Italia. “Non chiediamo misure immediate”, spiega il vice-presidente con delega all’euro Valdis Dombrovskis in conferenza stampa con il collega responsabile degli Affari Economici Pierre Moscovici. Le prossime valutazioni di Bruxelles saranno fatte a primavera, a metà maggio, quando si avranno i dati di consuntivo per il 2019. Vale a dire si saprà, per fare qualche esempio, se il Parlamento italiano ha messo in campo misure che potranno ridurre il debito, se quota cento avrà prodotto risparmi perchè sarà stata poco utilizzata, se ci sarà una crescita tale e al momento non prevista che riduca il debito.
Ad ogni modo, è il quel momento che arriverà il giudizio finale della Commissione. Finora è sospeso. “Le misure sono necessarie per tutti i paesi a rischio non conformità - aggiunge Dombrovskis - ma per quanto riguarda i tempi rivaluteremo la situazione in corso d’anno, il momento successivo di valutazione dei bilanci è la primavera ventura. Non chiediamo misure immediate” all’Italia, “la situazione non è come l’anno scorso”.
Le previsioni economiche d’autunno, presentate a Bruxelles il 7 novembre scorso, danno il debito italiano in crescita: dagli oltre 134 punti percentuali sul pil al 137 per cento nel 2021. Inoltre, la Commissione vede una “deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio di medio termine”. Per Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia il problema non è il debito, in molti casi portato ad una soglia addirittura inferiore al tetto del 60 per cento del pil, bensì il fatto che i documenti programmatici di bilancio presentati quest’anno contengono il rischio di deviazioni dall’obiettivo di medio termine.
“Bisognerà affrontare problemi strutturali italiani - dice il Commissario uscente agli Affari economici Pierre Moscovici - presenterò questo messaggio a Roma domani”, nella sua ultima visita in Italia da Commissario con esponenti del governo, nonchè il capo dello Stato Sergio Mattarella. “Non siamo catastrofici ma teniamo presente che ci sono sforzi da portare avanti”.
Solo qualche mese fa, rumors europei e italiani prevedevano un ok molto morbido alla manovra italiana, tanto che il 7 novembre scorso lo stesso Moscovici aveva anticpato e dato per scontato che il Belpaese sarebbe stato “promosso”. Non è andata rose e fiori, Roma resta nel mirino Ue sui conti pubblici: destinata a rimanerci anche sotto la nuova Commissione von der Leyen che entrerà in carica il primo dicembre, con Paolo Gentiloni successore di Moscovici.
A quanto si apprende da fonti Ue, l’atteggiamento della Commissione è cambiato alla luce delle previsioni economiche d’autunno che hanno messo nero su bianco un quadro fosco per il Belpaese, costringendo la squadra di Palazzo Berlaymont a rivedere il giudizio al ribasso.
“Visti i rischi in aumento sulla crescita economica dell’Europa, è rassicurante vedere paesi come la Germania e l’Olanda che usano il loro spazio fiscale per sostenere gli investimenti. Ma dovrebbero fare di più”, dice Valdis Dombrovskis, vice presidente della Commissione uscente con delega all’euro, destinato alla stessa carica nella Commissione von der Leyen che si insedierà il primo dicembre. “Dall’altro lato - aggiunge il ‘falco rigorista’ - Stati membri con debiti molto alti, come il Belgio, la Francia, l’Italia e la Spagna, dovebbero trarre vantaggio dai bassi tassi di interesse per ridurre il debito. Questa dovrebbe essere la loro priorità”.---
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