di Marco Imarisio
La debolezza di Di Maio ha imposto una ulteriore umiliazione al M5S, confermando l’ambiguità dei suoi processi interni.
Se non fossero anche l’ennesima riprova delle difficoltà ormai quasi irreversibili di un leader politico, le parole di Luigi Di Maio sul «mandato forte e ampio» conferito dal referendum sulla piattaforma Rousseau per la presentazione delle liste alle elezioni regionali, avrebbero il sapore dello sberleffo. O della barzelletta, dipende dai punti di vista. Dunque il massimo esponente del primo partito italiano — in teoria e fino a prova contraria di nuove elezioni generali i Cinque Stelle lo sono ancora — ha ritenuto di nascondere la propria incertezza dietro alla scelta operata da un gruppo ristretto, al quale sono state affidate, in ordine decrescente di importanza, le sorti di due regioni, e quella del governo stesso.... continua a leggere...
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Antonio Polito
La manifestazione più evidente della debacle strategica del M5S sta nella contraddizione radicale tra come si presentarono agli elettori appena un anno e mezzo fa e come si descrivono adesso.
Si sa che i buchi neri sono il risultato del collasso di una stella. Campi gravitazionali così intensi, così profondi, da non lasciare uscire più nemmeno la luce. Figuriamoci quando a collassare sono non una, ma cinque stelle. Dalle elezioni del 2018 in poi il buco nero della politica italiana si è creato nell’immenso spazio elettorale che aveva coperto il movimento fondato da Grillo...
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