Il capo politico reagisce: «Chi è interessato al gioco degli altri e del sistema può accomodarsi in un partito, basta polemiche inutili». Ma i malumori non si placano. Il senatore Ugo Grassi verso l’addio. Alla Camera continua l’impasse sul presidente dei deputati: la partita potrebbe restare congelata fino a gennaio
di Manuela Perrone
La bomba sociale dell’ex Ilva è stata l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo. Rendendo plasticamente evidente ciò che covava da tempo sotto la cenere: la difficoltà di Luigi Di Maio di controllare i suoi gruppi parlamentari. Lacerati in bande e mini-correnti, tra filoleghisti (pochi), insofferenti della gestione dimaiana (molti), critici “responsabili”, delusi dalle scelte nella formazione del nuovo Governo giallorosso, semplici disorientati. Una polveriera rafforzata dalla latitanza di Beppe Grillo, cui molti guardano con speranza, e dalle proteste sotterranee contro Davide Casaleggio e il ruolo dell’Associazione Rousseau.
La mediazione su Ilva affidata a Patuanelli...
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