Due giorni fa s’è sparsa la voce che Deutsche Bank, da tempo in agonia (negli ultimi sei mesi ha avuto un’emorragia di 4 miliardi , e licenziato decine di miglia di dipendenti delle sue sedi estere) era morta: ossia era dichiarata fallita, portando i libri in tribunale. “Deutsche Bank è il pezzo di domino più malfermo nel sistema finanziario europeo, a sua volta traballante”, commentava Zero Hedge: “causerà la disintegrazione dell’intera UE”.
Silenzio da Berlino. Solo che proprio nelle stesse ore in cui si diffondeva la ferale notizia, il ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz, dal Financial Times, lancia la proposta cui fino ad oggi il governo tedesco s’è opposto ferocemente e vittoriosamente: la garanzia europea comune sui depositi dei risparmiatori fino a 100 mila euro. “E’ innegabile che bisogna completare l’unione bancaria dopo anni di stallo”, ha proclamato Scholz, come se dello stallo fossero colpevoli non identificati altri....
Scholz è finalmente pronto al gran passo . Ma, spiegava, bisogna che le banche di alti paesi riducano ulteriormente le loro sofferenze bancarie; che i titoli pubblici di un certo paese stra-indebitato non siano trattati come “a rischio zero” nei bilanci di quelle banche; le loro banche dovranno fare accantonamenti “per coprire i rischi d’insolvenza sul debito sovrano”.
“Divertente”, ha commentato Vladimiro Giacché (esperto di economia tedesca): “la Germania, per mettere in piedi una rete di salvataggio che servirà un LEI, ordina ulteriori norme insensate a svantaggio NOSTRO. Praticamente una metafora europea”.
L’improvvisa conversione è evidentemente operata nella speranza di far partecipare anche noi al “salvataggio” dei depositanti di Deutsche Bank, in nome della nuova solidarietà europea.
Salvataggio peraltro impossibile perché “Deutsche Bank ha in pancia titoli di carta straccia per un valore nominale (ma invendibili) per quasi 20 volte il Prodotto interno lordo della Germania”, ha scritto Claudio Conti : esprimendo il delicato “sospetto che questa (e altre) banca tedesca stia per fare il botto, e che dunque il governo di Berlino stia pensando soltanto ora a come “condividere il rischio” di dover assicurare tutti i correntisti della più grande banca europea”.
Ma c’è di peggio: “Le condizioni poste dal governo tedesco” per farci partecipare alla garanzia sui depositi “ avrebbero come conseguenza quasi immediata una svalutazione sia delle banche che di altri asset italiani e di altri paesi europei. Che significa? Che chi dispone ancora di una certa liquidità può comprare quelle banche o quegli asset (immobili, industrie, attività) a prezzi inferiori a quelli attuali. Un bell’affare, senza dubbio, specie se i potenziali acquirenti fossero – come sono – tedeschi”.
Non c’è dubbio che il nostro attuale governo è dispostissimo ad accettare plaudente questo “passo avanti nell’unione monetaria”: per fortuna, ad essere contrari sono stati i politici e gli economisti tedeschi: che hanno capito il contrario.
La proposta di Scholz, ha tuonato il Deutsche Wirtschafts Nachrichten “significa che le banche tedesche, e quindi i risparmiatori tedeschi devono essere responsabili di istituzioni parzialmente completamente fatiscenti nell’Europa meridionale. […] Per i paesi dell’Europa meridionale, sarebbe indubbiamente vantaggioso se i loro sistemi nazionali di garanzia dei depositi in futuro fossero fusi con la forza con quelli dei più stabili paesi dell’euro del Nord Europa […] le istituzioni finanziarie tedesche dovranno rispondere se le istituzioni di altri Stati membri sono in difficoltà o, piuttosto, sull’orlo del fallimento: e molte banche dell’Europa meridionale hanno oggi enormi problemi e sono di fatto vicine al fallimento”. Sic.
Sicché il piano di Scholz per completare il quadro dell’Unione bancaria europea ha ricevuto una “gelida accoglienza nel comitato finanziario del Bundestag” , specie i suoi compagni di partito SPD, che temono che Scholz miri alla leadership nel disastrato partito socialista (in emorragia terminale di voti), e anzi voglia ritrarsi dalla coalizione di governo per arrivare ad elezioni anticipate. Ma non abbiamo scampato il pericolo, perché Angela Merkel “sostiene il piano di Scholz ed appoggerà almeno il principio di un sistema di assicurazione dei depositi”.
Bisogna contare sull’atmosfera fin de régime che circonda la Cancelliera dopo le batoste elettorali; Berlino “si sente alla deriva” (dice Bloomberg), la Merkel sembra aver perso il controllo sul suo governo”. Due settimane fa, il ministro della Difesa Annegret Kamp-Karrenbauer (la creatura di Angela) ha proposto un piano di pace per la Siria settentrionale senza avvertire il ministro degli esteri Heiko Maas , sicché l’ideona della AKK è stata fatta a pezzi dai socialdemocratici, e non se ne parla più. Adesso la proposta di Scholz di cui la Merkel è stata informata dopo.
La “riforma del MES” fatta per depredarci
Ma se il governo tedesco è a encefalogramma piatto e così la”Commissione” Von Der Leyen che non riesce a insediarsi, tanto più l’eurocrazia si fa opprimente e pericolosa, affidando il suo potere agli automatismi – irresponsabili, insindacabili – e letali.
Ne è esempio la “riforma del MES”, o preteso fondo salva-stati, deciso tra Francia Germania e Olanda senza invitarci. E come dice Giuseppe Liturri, l’economista che scrive su La Verità, in Europa “quando non t’invitano a tavola, vuol dire che sei la pietanza”.
Ne è esempio la “riforma del MES”, o preteso fondo salva-stati, deciso tra Francia Germania e Olanda senza invitarci. E come dice Giuseppe Liturri, l’economista che scrive su La Verità, in Europa “quando non t’invitano a tavola, vuol dire che sei la pietanza”.
A farla breve, la riforma consiste in questo: che l’aiuto del Fondo sarà dato solo agli stati che hanno debiti pubblici “sostenibili”. Ossia: gli stati con grande debito pubblico (fate un nome a caso) devono sì contribuire al Fondo con decine di miliardi, ma se va in crisi, non può chiedere l’aiuto del detto Fondo: deve, prima, rendere “sostenibile” il suo debito facendolo pagare ai suoi risparmiatori e cittadini.
Un gigantesco “bail-in” applicato a tutte le banche e a tutti i depositi, per far arretrare il debito oggi pari al 139% del Pil, al 60: recuperare dalle tasche degli italiani 50 punti di Pil.
I leghisti Borghi e Molinari stanno lanciando allarmi verso questa trappola, inascoltati.
Per fortuna il 6 novembre scorso parlamento ha ascoltato Giampaolo Galli, economista, pro-euro sfegatato, che ha ricordato a tutti questo:
Persino Cottarelli è stato convinto – e debitamente allarmato, se ha scritto questo tweet.
Oggi @GiampaoloGalli è stato ascoltato in Parlamento sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità. La riforma proposta dall’Eurogruppo non va bene per l’Italia. Serve un’azione forte in Europa per cambiarla. Ora! Altrimenti la approvano a dicembre. webtv.camera.it/evento/15356
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Speriamo che abbiano capito Gualtieri – e Gentiloni e David Sassoli, gli “italiani” in UE. NE va anche dei loro stipendioni.
Perché il pericolo è l’encefalogramma piatto delle euro-garchie. Lo ha detto persino Macron, usando una simile metafora per la NATO: l’Alleanza è in situazione di “morte cerebrale”, ed ha chiesto se qualcuno sa cosa fare dell’articolo 5 – quello per cui se un membro viene aggredito, l’ntera NATO entra in guerra – nel caso della Turchia impegnata nelle sue avventure militari in Siria. Se, poniamo, quella situazione finisce in un guerra fra Turchia e la Russia, che si fa? Siamo obbligati a intervenire? Macro ha detto che lui non si sente obbligato….- La Merkel, poco dopo, ha risposto di non essere tanto d’accordo le “drastiche parole” di Macron. Evidentemente, la morte cerebrale è qualcosa che la tocca da vicino.----
Merkel rejects Macron’s ‘drastic words’ over Nato ‘brain death’ (via @irishtimesworld) irishtimes.com/news/world/us/ …
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