No allo scorporo degli investimenti green dal calcolo del deficit. Subito un nuovo standard comune di sicurezza Ue sugli investimenti esteri dopo le polemiche e i timori internazionali suscitati dal caso Huawei. In un'intervista al Sole 24 Ore e ad alcuni giornali europei, la nuova presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, delinea la sua strategia «per rendere l'Europa più forte e sostenibile»
di Beda Romano
DAL NOSTRO INVIATO
STRASBURGO - È una intervista, la prima dopo il voto di fiducia ottenuto mercoledì scorso al Parlamento europeo, ad ampio spettro quella che la nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha concesso questa settimana a un gruppo di giornali europei, tra cui Il Sole 24 Ore....
In procinto di insediarsi domenica, l’ex ministra della Difesa tedesca, 61 anni, si è espressa su vari temi (tra le altre cose si è detta contraria all’ipotesi di escludere dal calcolo del deficit gli investimenti verdi). Si conferma persona preparata e scrupolosa, di un europeismo solido ma non passionale, attenta a non uscire dal seminato. Ciò detto, è pragmatica, come la cancelliera Angela Merkel, e quindi pronta ad assumersi rischi calcolati quando in gioco sono le sue convinzioni.
Lei ha fatto del clima una sua grande priorità. Vuole presentare a breve un piano di investimenti da 1.000 miliardi di euro. I ministri delle Finanze stanno discutendo nell’ambito del Patto di Stabilità se scomputare dal calcolo del deficit gli investimenti verdi. Lei sarebbe favorevole?
No. Temo che vi sarebbero troppe tentazioni per fare del “green washing”, (un ambientalismo di facciata, ndr). La nostra strategia di crescita si basa sul Green New Deal. Se lo facciamo bene, investiremo massicciamente in scienza e ricerca, nelle nuove tecnologie. Se lo facciamo bene, scopriremo che vi sono grandi benefici nel finanziamento verde. Dobbiamo essere molto coerenti nel mettere a punto concretamente misure e tecnologie di riduzione della Co2, ma credo che sia un obiettivo raggiungibile all’interno del Patto di Stabilità e di Crescita. Vi è una interdipendenza tra finanze pubbliche in ordine e sufficiente margine di manovra nel Patto a favore degli investimenti.
Sul delicato fronte migratorio, ha promesso un nuovo patto comunitario nei primi mesi dell’anno. Ci può anticipare qualcosa?
Tutti i paesi membri vogliono sbloccare lo stallo in cui ci troviamo (sulla riforma del Principio di Dublino, ndr). Sono fiduciosa che riusciremo a presentare tra la fine del primo e l’inizio del secondo trimestre dell’anno prossimo un pacchetto omnicomprensivo che riguardi la protezione internazionale delle persone che ne hanno diritto, che faccia chiarezza sull’asilo e sulle procedure d’asilo, che perfezioni il controllo delle frontiere esterne e che infine rivolga lo sguardo anche ai paesi di origine, garantendo ritorni nel paese di appartenenza dei migranti che non hanno diritto di trasferirsi in Europa e al tempo stesso organizzando canali di migrazione legale. L’unanimità in un ambito così delicato è la strada da perseguire.
STRASBURGO - È una intervista, la prima dopo il voto di fiducia ottenuto mercoledì scorso al Parlamento europeo, ad ampio spettro quella che la nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha concesso questa settimana a un gruppo di giornali europei, tra cui Il Sole 24 Ore....
No. Temo che vi sarebbero troppe tentazioni per fare del “green washing”, (un ambientalismo di facciata, ndr). La nostra strategia di crescita si basa sul Green New Deal. Se lo facciamo bene, investiremo massicciamente in scienza e ricerca, nelle nuove tecnologie. Se lo facciamo bene, scopriremo che vi sono grandi benefici nel finanziamento verde. Dobbiamo essere molto coerenti nel mettere a punto concretamente misure e tecnologie di riduzione della Co2, ma credo che sia un obiettivo raggiungibile all’interno del Patto di Stabilità e di Crescita. Vi è una interdipendenza tra finanze pubbliche in ordine e sufficiente margine di manovra nel Patto a favore degli investimenti.
Tutti i paesi membri vogliono sbloccare lo stallo in cui ci troviamo (sulla riforma del Principio di Dublino, ndr). Sono fiduciosa che riusciremo a presentare tra la fine del primo e l’inizio del secondo trimestre dell’anno prossimo un pacchetto omnicomprensivo che riguardi la protezione internazionale delle persone che ne hanno diritto, che faccia chiarezza sull’asilo e sulle procedure d’asilo, che perfezioni il controllo delle frontiere esterne e che infine rivolga lo sguardo anche ai paesi di origine, garantendo ritorni nel paese di appartenenza dei migranti che non hanno diritto di trasferirsi in Europa e al tempo stesso organizzando canali di migrazione legale. L’unanimità in un ambito così delicato è la strada da perseguire.
Nessun commento:
Posta un commento