sabato 31 agosto 2019

Lorenzo Vita - L’Europa ci vuole come la Grecia. Conte sarà il nostro Tsipras?



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L’Unione europea ha già scelto: vuole un’Italia che sia guidata da Giuseppe Conte, ma soprattutto un’Italia che sia fedele alla linea dettata da Bruxelles. Anche a costo di allentare i cordoni della borsa (leggi del deficit) e sostenere il nostro Paese nelle politiche economiche. Un “voto di scambio” di cui l’Italia è vittima. E a renderlo chiaro sono stati soprattutto due personaggi-chiave della Commissione europea uscente: Jean-Claude Juncker e Gunther Oettinger. Il primo lo ha manifestato in maniera sibillina ma altrettanto chiara. Quella frase su “Conte è come Tsipras” è un segnale chiarissimo, si tratta di un evidente segnale che Bruxelles ha già scelto quale sia la via che il futuro governo dovrebbe intraprendere. E per farlo ha usato un esempio perfetto. La Grecia dell’incendiario Alexis Tsipras che nel tempo si è trasformata nella vittima sacrificale sull’altare dell’austerity e delle politiche tedesche...

Dilaniata da una crisi senza fine, dalla svendita degli asset pubblici e dalle politiche della Troika, Atene, che ha provato a ribellarsi alle scelte della finanza europea, si è dovuta fermare. Niente rivolte, niente “no” popolare, niente cambi di rotta. Per salvarsi dal baratro la Grecia ha scelto la via imposta dall’Europa e Tsipras, leader della sinistra radicale ellenica, è andato prima a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo, poi è tornato nella sua capitale non solo con una lezione da parte dell’Europa ma anche con la direttiva imposta dal continente di fare ciò che gli veniva prescritto da Berlino e dalle cancellerie Ue. E così Tsipras, che la Grecia ha “rovesciato” con l’elezione di Mitsotakis, si è trasformato da nemico pubblico dell’Europa a suo più fiero paladino.
 Un cambio di passo che non deve sorprendere. Come spiegato su questa testata, l’Europa da tempo effettua una moral suasion che trasforma tutti i leader di rottura in tiepidi paladini dell’Unione europea e dell’appartenenza dei Paesi non all’Ue, ma a questa Ue, quella dello stesso establishmentche avevano criticato fino al giorno prima. Una logica che si vede nel Mediterraneo come nell’Europa orientale e che dimostra come Bruxelles abbia tutte le carte per “convincere” i leader dei suoi Stati membri a scegliere strade europeiste anche a discapito dei motivi per cui sono stati eletti. E Conte, che rappresentava il governo più populista dell’attuale Unione europea, si è trasformato nel leader prescelto dall’Unione europea e dai grandi della Terra per gestire l’Italia, traghettarla verso una linea del tutto affine ai vincoli dell’Unione e che fosse soprattutto in grado di garantire il rispetto di ogni parametro deciso da altri. Lo aveva dimostrato il voto per Ursula von der Leyen del suo Movimento 5 Stelle e lo ha palesato poi la benedizione di tutti i leader sul fatto che fosse lui a guidare il nuovo esecutivo con una maggioranza che, almeno in teoria, dovrebbe essere il contrario di ciò che c’era prima.
Una benedizione che è arrivata non solo dalla presidente della nuova Commissione, appunta quella von der Leyen eletta dai Cinque Stelle e da Conte, ma anche dal commissario uscente al Bilancio, Oettinger, che non lascia scampo ad alcuna interpretazione. Il commissario ha detto che Bruxelles si augura che in Italia vi sia “un governo pro-europeo” che soprattutto aveva in Matteo Salvini una minaccia: “Si mostrerebbe un limite a un populista che fa politica in costume da bagno”. Ma a parte le dichiarazioni contro il leader della Lega, quello che deve far riflettere è un’altra frasi Oettinger, che si dice certo che da parte dell’Unione europea vi sarebbe pieno sostengo al nuovo esecutivo, tanto che sarebbero pronti “a fare di tutto per agevolare il lavoro del nuovo governo italiano e anche per premiarlo”. Insomma, se sei fedele alla linea ricevi anche un “premio”. Una scelta di parole opinabile e  che non lascia dubbi su cosa stia spingendo Pd e Cinque Stelle a fare il nuovo patto di governo. Liti interne permettendo, è chiaro che dall’asse franco-tedesco sia arrivato il via libera al rientro del Pd nelle stanze potere, all’estromissione delle derive sovraniste e al nuovo corso pentastellato a guida Conte. E non è un caso che in queste settimane si parli di manovra.

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