(copio e incollo)
Trump chiede un abbraccio tra Salvini e Di Maio
di Benny Manocchia
Manocchia scrive:
“Mike Pompeo, mio compaesano abruzzese, qualche volta supera le richieste del comportamento etico e anche diplomatico, e mi da’ novita’ che nessuno conosce,tranne ovviamente i cervelloni che lavorano attorno al presidente Trump. Cosi’, ho avuto modo di imparare che e’ Trump a chiedere continuamente le ultime novita’ politiche.
E qual’ e’ oggi il desiderio del presidente USA? Forse vi meraviglierete se vi racconto che Donald vorrebbe una pace lunga, duratura tra Salvini e Di Maio. “In fondo e’ un po’ come tentare di andare d’accordo con tua moglie” avrebbe detto Trump. “Eppoi, se finisci per litigare di brutto, puoi stare tranquillo che la prossima non sara’…migliore!”. Cosi’, con un paio di battute pronunciate, comunque, in tono serio. il presidente degli Stati Uniti si augura di vedere la pace politica in Itaiia. Chissa’!
Faccio solo notare due cose:...
- Benny Manocchia è un giornalista di 85 anni, in pensione, da una vita corrispondente dagli Stati Uniti: e in quanto tale ha entrature (“abruzzesi”) che il nostro ministro degli Esteri (come si chiama? Moavero? Esiste? ) nemmeno si sogna.
- Si era tutti sicuri, qui sui blog, che “siccome siamo una colonia americana”, l’America – sotto specie di mister Bannon – “aveva dato l’ordine” di rompere il nobile esperimento 5Stelle e Lega, e Salvini “aveva obbedito”.
Avevano capito male.
Bannon non ha dato ordini, ma una opinione libera da libero agitatore politico. E qui non ci sono stati “ordini”. Se dobbiamo credere a Giorgetti, “Salvini ha fatto tutto da solo”. Sbagliando i tempi e i modi.
Non si sono “ordini”. Ci sono invece quelli che si vivono come servi, e dunque si mettono agli ordini: o di Merkel e Macron (Légion de Déshonneur), di Schauble, persino di Disselbloem – o degli “americani”. Di chiunque, pur di non rischiare di essere liberi. Addirittura li prevengono, gli ordini. Li eseguono prima che siano stati impartiti. E a volte capiscono male.
Notevole il fatto che Mike Pompeo abbia dovuto dare il consiglio (ricucite, come marito e moglie) in questo modo irrituale e fuori dai canali diplomatici, affidando il messaggio al compaesano abruzzese.
Basterà? Come dice di Maio, “Salvini è pentito ma la frittata è fatta”.
C’è da tener conto della lettera di Conte, che ha accusato Salvini di “slealtà istituzionale”. L’avvocato Conte ha torto sul piano strategico (ultra-merkeliano), ma gli riconosco le ragioni sul piano tattico: Salvini si è comportato da rozzo maleducato istituzionale (anche maleducato tout court), ha fatto come se fosse lui il primo ministro, sperando di accumulare voti su voti.
Ora, se vuol cercare di tornare alla vecchia moglie, deve tornare come membro “junior” – ha molte cose da imparare – e con le orecchie basse. Il “grande rimpasto” se lo sogna.
Che fare?
Mettiamo che la coppia si rimetta insieme, come consiglia zio Donald, se è possibile dopo tanti insulti e tradimenti reciproci. La cosa che può unirli – e rimetterli in onore presso gli italiani – è che finalmente pongano al centro “i temi chiave” per il rilancio in tempo di ultra-recessione, rapidamente indicati di Micalizzi:
ricollocamento domestico dei titoli di Stato
(non c’è bisogno di andare all’estero per farsi prestare i soldi per gli investimenti pubblici, offrite i BTP della Vittoria al tasso d’interesse attuale ai risparmiatori nazionali. E’ incredibile che non l’abbiate ancora fatto
banca pubblica per gli investimenti
moneta fiscale per la domanda interna.
ANCHE i consigli di Nicoletta Forcheri sono da sentire:
Bisogna che i grillini – soprattutto loro ottusi ideologi della decrescita – si rendano conto che in questa fase di tragica ricaduta nella depressione devono operare “in senso anticiclico” perché la recessione è già qui (con la Germania che cola a picco). Cosa faranno quando (prossimamente, temo) avremo un paio di milioni di disoccupati in più? Per la decrescita felice, c’è tempo domani.
Perché “l’Europa ci chiede patrimoniale e porti aperti”, secondo il sussidiario. Che sarebbe il vostro suicidio politico. Non occorre patrimoniale se fate ciò che ha suggerito – inascoltato – Micalizzi.
E magari licenziare Moavero e mettere al suo posto Manocchia.
E per finire, copio e incollo:
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