
Pronti a smantellare gli obiettivi della Commissione.
I leader di Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca danno vita all’opposizione in Consiglio europeo.
Si delinea così il “blocco scettico”.
Un’opposizione informale che, affermano fonti interne a Budapest, ha obiettivi precisi: la pace in Ucraina, l’abolizione delle politiche green e il ritorno della sovranità per le comunità nazionali.
Sul primo fascicolo, gli interessi economici dei tre Paesi convergono. Le sanzioni, definite senza troppi giri di parole autolesioniste, hanno messo in pericolo le forniture energetiche.
L’obiettivo è quindi riallacciare al più presto i rapporti con la Russia e abbandonare qualsivoglia supporto a Kiev.
È la fine del consenso unanime a von der Leyen, che sul tema non ha mai trovato resistenza, sin dal 2022.
La questione green, già timidamente accantonata dalla Commissione, vede il “blocco scettico” prendere una dura posizione.
La fine del motore a combustione non può che essere rivalutata, mentre il Green Deal è chiaramente etichettato come “non sostenibile”.
Sull’ultimo punto, la bandiera che si sventola è quella anti-federalista, accompagnata da una rivalsa nei confronti di Washington.
Bisogna uscire dall’ottica di subordinazione statunitense e lasciare spazio alle decisioni sovrane dei Paesi membri.
Il progetto del nuovo blocco sembra ambizioso, ma non impossibile. Il contesto storico è difatti particolarmente vantaggioso.
L’Unione europea è divisa al suo interno. Da una parte la coalizione dei volenterosi, dall’altra il blocco scettico. Una disgregazione che genera diverse versioni di Unione europea, un’Europa dentro l’Europa.
Ursula von der Leyen è poi reduce da molteplici mozioni di sfiducia, che offre una visione di futuro, quella bellica, che non raccoglie affatto consenso popolare.
Inoltre la crisi economica e l’insignificante posizione dell’Unione nel contesto internazionale rende la cooperazione europea profondamente debole.
Un terreno che appare dunque fertile all’opposizione di Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Non è da escludere che altri Paesi membri vogliano poi unirsi a loro.

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