La Leonardo finisce sul banco degli imputati. A trascinarla sono sette associazioni della società civile italiana: Assopace Palestina, A Buon Diritto, Attac Italia, Arci, Acli, Pax Christi e Un Ponte Per.
Insieme a loro anche Hala Abulebdeh, palestinese ora residente in Scozia, la cui famiglia è stata sterminata dai bombardamenti dell’aviazione israeliana ai danni del campo profughi di Kan Younis, nella Striscia di Gaza. Qual è l’accusa?
Gli accordi violano la Costituzione
Nel mirino ci sono i contratti che la società italiana ha stipulato con Tel Aviv e che riguardano il settore militare. Il ricorso per l’annullamento di questi accordi è stato depositato a fine settembre presso il Tribunale Civile di Roma e nei giorni scorsi le associazioni hanno presentato durante una conferenza stampa la loro iniziativa.
“L’impostazione del ricorso è basata sulla richiesta di far valere una serie di parametri normativi nazionali e internazionali. In particolare, la vendita e la fornitura di armi a Israele è in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione; con la legge 185 del 1990, che vieta l’esportazione di materiale d’armamento verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione e i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”, ha dichiarato l’avvocato Antonello Ciervo, parte del collegio difensivo.
Chi accusa chiede quindi l’annullamento dei contratti in essere e l’impossibilità di sottoscriverne di nuovi. Qual è però la posizione ufficiale dei vertici di Leonardo?
Leonardo ammette le forniture
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera l’amministratore delegato del gruppo Roberto Cingolani aveva tentato di negare qualsiasi coinvolgimento di Leonardo nel massacro di Gaza: “Non vendiamo armi ai Paesi in guerra”.
Tuttavia nella stessa intervista Cingolani aveva ammesso l’esistenza di forniture verso Tel Aviv. “Si dice che poiché abbiamo contribuito a costruire i caccia F-35 venduti in tutto il mondo – incluso Israele – e poiché alcuni di questi F-35 sono utilizzati in questo orrendo conflitto, allora siamo complici di genocidio. Certo, partecipiamo a consorzi per la costruzione di tante tecnologie e piattaforme per la difesa”, e quindi è lo stesso Cingolani a confessare che i nostri F35 finiscono a Israele. Non solo.
Sempre Cingolani ammette che i contratti sottoscritti prima del 2023 continuano a essere onorati: “Per gli elicotteri l’accordo risale al 2012, per gli aerei al 2019. Questi contratti dobbiamo onorarli per legge, anche in questa situazione tremenda”. Non finisce però qui, perché secondo l’accusa Leonardo fornirebbe a Israele anche radar a corto raggio e sistemi antidrone, sistemi di protezione per blindati, cannoni navali e componentistica elettronica per aeromobili. E ora sarà il Tribunale di Roma a stabilire se tutto questo commercio bellico è lecito oppure no.
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