Cinque pattuglie dei carabinieri per portare via tre bambini dalla loro casa. Così si conclude la vicenda della “famiglia nel bosco” che ha tenuto con il fiato sospeso tutta Italia.
Per loro è stata aperta anche una petizione su Chage.org che ha superato le 30mila firme.
La decisione
Tutto inutile perché il Tribunale dell’Aquila, dopo aver sospeso la potestà genitoriale a Nathan e Catherine, ha decretato l’allontanamento dei bambini in una struttura protetta e ha nominato un tutore legale.
Si parla di “periodo di osservazione” e solo dopo lunghe trattative la madre è potuta andare con i suoi figli, una bambina di otto anni e due gemellini di sei per passare almeno la notte con loro.
Il padre, invece, non ha potuto seguirli e ai giornalisti dice di essere sotto shock e che la decisione del giudice è frutto di un “sistema malato”.
Sistema affidi
Una vicenda drammatica che accende un faro sul sistema affidi in Italia.
Non sono pochi, infatti, i casi in cui bambini piccoli sono stati trascinati via dalla loro casa dalle forze dell’ordine. L’ultimo caso a Roma, questa estate, dove è diventata famosa la “bambina di Monteverde” al punto che per evitarne la sottrazione coatta si è mobilitato un palazzo intero.
E non mancano neanche i casi dove i tribunali prendono invece cantonate tremende, mettendo in pericolo le vite dei bambini che dicono di voler proteggere.
L’ultimo caso a Trieste, dove una donna con problemi psichici certificati ha accoltellato suo figlio a morte durante l’incontro non protetto che era stato stabilito dal giudice.
In ultima istanza, la storia dei bambini nel bosco ci dice anche che uscire dal sistema, pur se nella legalità, non è possibile.
Non c’è bosco abbastanza profondo per custodire una casa e i suoi bambini.
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