mercoledì 12 novembre 2025

BYOBLU24 - LA NOSTRA SICUREZZA INFORMATICA NELLE MANI DI ISRAELE: A QUALE PREZZO?

 


Andrea Murgia12 Novembre 2025

Sicurezza informatica, geopolitica e condanne internazionali si intrecciano. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha pubblicato lo scorso ottobre nuove linee guida: riguardano gli appalti e l’acquisizione di tecnologie da parte delle aziende italiane. L’obiettivo è quello di stabilire quali Paesi sono affidabili per le forniture.

Le aziende che utilizzano tecnologie provenienti dall’Italia, dall’UE e dalla NATO ottengono fino a 8 punti extra. Nulla di sorprendente, fin qui. Nella lista ci sono anche Paesi terzi, che mantengono una collaborazione con UE e NATO. Parliamo di Australia, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda, Svizzera… e Israele. Le aziende italiane che usano tecnologie israeliane ottengono quindi un vantaggio nelle gare di appalto nazionali.

Israele è una potenza globale nel settore cyber. Mantiene accordi chiave con UE NATO. Anche l’Italia ha una collaborazione strategica in vigore, che coinvolge colossi come Leonardo. Le aziende israeliane hanno presentato le loro tecnologie a enti pubblici e privati, come avviene al Cybertech Europe di Roma. Perché Israele dovrebbe far discutere? Perché la sua inclusione solleva questioni etiche e geopolitiche.

C’è innanzitutto la campagna militare nella Striscia di Gaza, che ha ricevuto critiche dai nostri politici, eppure, il governo italiano, nei fatti, si è finora opposto a qualsiasi interruzione della cooperazione con Israele. Anche l’atteggiamento dell’UE nei confronti di Tel Aviv si è rivelato diverso da quello mostrato verso la Russia.

Poi ci sono i rapporti internazionali, che denunciano l’uso di tecnologia avanzata israeliana (dall’intelligenza artificiale alla sorveglianza) contro i palestinesi. La relatrice speciale ONU sui Territori occupati, Francesca Albanese, ha definito l’area “un laboratorio”, riferendosi alla guerra tecnologica di Israele, e parlando di “genocidio redditizio” per le multinazionali che usufruiscono dei servizi israeliani.

Non va poi dimenticato il capitolo NSO Group, azienda israeliana finita al centro di uno scandalo per il software di sorveglianza Pegasus, usato in alcuni Paesi per spiare giornalisti e oppositori.

L’Italia non appalta semplicemente la sua sicurezza a Paesi terzi, un capitolo che si intreccia comunque con la questione legata alla sovranità. C’è anche la questione etica: a quale prezzo? Israele, più volte censurato in sede ONU, porta infatti con sé un carico di condanne internazionali.


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