Qualcuno si ricordava ancora dell’esistenza del PNRR? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sembrava essere destinato ad una puntata di “Chi l’ha visto” e invece torna a far parlare di sé proprio in concomitanza delle feste natalizie. Un po’ come quei parenti di cui non ricordi il nome, ma che si presentano puntualmente per il cenone.
..Sbloccata la rata...( da restituire con aumento interesse...non lo sapevate????).
L’Italia ha incassato la sesta rata dall’Unione europea nell’ambito del PNRR. Questa è la notizia battuta con entusiasmo dai principali organi di stampa: 8,7 miliardi che sommandosi ai fondi già percepiti vanno a comporre la cifra di 122,2 miliardi. Letti così questi numeri sembrano rappresentare il Paese del Bengodi, con l’Unione europea nei panni di Babbo Natale.
Peccato che si tratti di prestiti o fondi che dovremmo restituire con un aumento della nostra partecipazione al bilancio europeo. Di questa ultima rata di 8,7 miliardi, per esempio, 6,9 sono prestiti secchi. Ad oggi non sappiamo ancora a che tasso di interesse andranno restituiti questi soldi.
“L’erogazione è frutto di un intenso lavoro, svolto in sinergia anche con la Commissione europea, che ci spinge a proseguire in questa direzione per il benessere”, ha scritto così su X il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Impatto nullo del PNRR
Finora però l’impatto del PNRR sull’economia italiana è stato pressoché irrilevante. Secondo l’ufficio parlamentare del bilancio i fondi europei incideranno sul PIL italiano non oltre i decimali. 0,4% sul PIL del 2023, 0,9% sul PIL del 2024, 1% la previsione nel 2025 e già a scendere allo 0,8% per il 2026. Insomma l’Italia si indebiterà per quasi 200 miliardi di euro ad un tasso di interesse sconosciuto per avere una crescita dello zero virgola. Non solo.
Perché i progetti infrastrutturali non sembrano essere indirizzati sulle reali esigenze del Paese. Una recente revisione del piano ha infatti portato ad una riduzione dei fondi destinati alle grandi opere: da 132,7 miliardi di euro a un importo di 82,8 miliardi.
E per colpa di questa riduzione ci sono alcune opere che non riceveranno più i fondi previsti e che quindi rischiano di restare bloccate. Tra queste, come riportato da Openpolis: l’alta velocità Napoli-Bari, in particolare sulle tratte Caserta-Foggia e Cancello-Napoli. Stessa sorte anche per alcuni progetti rientranti nell’ambito della realizzazione dell’alta velocità tra Palermo, Messina e Catania.
In particolare non dovrebbero più ricevere i fondi del PNRR un intervento riguardante la stazione di Catania e uno per la realizzazione di un collegamento con l’aeroporto cittadino. Dovrebbe invece continuare a ricevere i fondi europei la finalizzazione dell’alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria. “Con questo Governo il sud è diventato la locomotiva d’Italia”, ha detto recentemente Meloni. Eppure le infrastrutture del sud sembrano essere ancora una volta dimenticate dai fondi europei.----
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