16 Dicembre 2024 12:00
Nel dare il saluto alla sua nipotina uccisa dalla barbaria israeliana aveva pronunciato le parole "è l'anima della nostra anima" divenendo, nella prima fase del genocidio sionista, contro la popolazione palestinese uno dei riferimenti della resistenza.
Nel corso dei mesi successivi si è adoperato come volontario per sosenere e fornire prima assistenza ai feriti gravi, soprattutto bambini.
Oggi lo stato di Israele ha ucciso anche lui e Khaled Nabhan potrà riabbracciare la sua nipotina.
Non abbiamo parole ulteriori per descrivere la rabbia che proviamo nel vedere nuovamente questi video di "Uncle Khaled" (come tutti ormai lo conoscevano) e l'impunità con cui i media occidentali permettano che tutto questo possa accadere.
Non abbiamo ulteriori parole. Solo rabbia....
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