Presunte interferenze russe. Così la Corte Costituzionale ha giustificato l’annullamento del primo turno elettorale in Romania, che aveva visto in netto vantaggio il candidato nazionalista Calin Georgescu sulla liberale di centrodestra Elena Lasconi.
E invece no, è tutto da rifare, nonostante gli stessi giudici avessero confermato qualche ora prima la bontà del rito elettorale. A cambiare le carte in tavola sarebbero arrivati non meglio specificati dossier di intelligence su presunte ingerenze straniere nel voto, di cui però attualmente non sembrano esserci prove concrete. Nel mirino, ci sarebbe la campagna social del team di Georgescu, in particolare quella veicolata tramite il social Tik-Tok.
A quanto si apprende la polizia romena ha effettuato anche perquisizioni in alcune abitazioni collegate all’inchiesta: in particolare sarebbero state perquisite tre case nella città di Brasov, nella Romania centrale, “in relazione ai reati di corruzione di elettori, riciclaggio di denaro e falsificazione informatica”.
Immediato è arrivato il commento del diretto interessato: sul proprio profilo ufficiale Facebook, Georgescu ha pubblicato un comunicato in cui afferma che sebbene la decisione della Corte sia vincolante, giuridicamente la mancata attuazione non comporta alcuna sanzione.
“La decisione di continuare a votare” si legge nel comunicato, “spetta quindi all’Autorità Elettorale Permanente e al Centro elettorale. Se queste due istituzioni rispettano la democrazia allora lascino che si continui a votare”. Mentre la decisione della Corte Costituzionale non è contestabile, non vale lo stesso per le decisioni dei due organi elettorali succitati: Georgescu dunque è pronto a impugnare qualsiasi decisione davanti all’Alta Corte di Cassazione e Giustizia.
Vedremo dunque cosa accadrà nelle prossime ore.
Intanto appare evidente la volontà di destabilizzare Paesi che sembrano voler cambiare, almeno nelle intenzioni, la rotta di asservimento totale alla Nato e all’Ue. Emblematico il caso della Georgia, dove sono tuttora in corso scontri tra manifestanti e polizia, dopo la vittoria del partito Sogno Georgiano.
E forse il responsabile di tali tentativi di destabilizzazione non va cercato a Mosca, bensì a Bruxelles e a Washington...---
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