La Corte d’Appello di Lisbona ha riconosciuto che i tamponi rinofaringei non sono adatti a stabilire la positività o la negatività al virus Sars-CoV-2.
Nella sentenza, emessa lo scorso 11 novembre dalla 3a sezione penale del Tribunale di Lisbona, si legge che “sulla base delle prove scientifiche attualmente disponibili, questo test non è di per sé in grado di determinare al di là di ogni dubbio se la positività corrisponda effettivamente a un’infezione da virus SARS CoV-2”.
I turisti tedeschi costretti alla quarantena
La vicenda nasce dopo una disavventura capitata a quattro turisti tedeschi in vacanza in Portogallo che durante il loro soggiorno hanno effettuato un tampone. Uno dei quattro è risultato positivo, a questo punto tutti sono stati messi in isolamento per 14 giorni, trasferiti in un hotel e separati in stanze diverse. Una storia finita in tribunale con una sentenza che rappresenta un precedente importante. Perché i giudici hanno tra l’altro stabilito che una diagnosi medica è un atto medico e solo un medico è legalmente autorizzato ad averne responsabilità, inoltre che nessuno può essere dichiarato malato o pericoloso per la salute per decreto o per legge, nemmeno come conseguenza automatica e amministrativa del risultato di un esame di laboratorio, indipendentemente dalla tipologia.
E poi, ancora, il Tribunale di Lisbona, a sostegno della sua sentenza, ha citato gli studi della Oxford Academic e di The Lancet e ha anche scritto che l’Autorità sanitaria delle Azzorre ha violato l’articolo 6 della Dichiarazione universale su bioetica e diritti umani perché non ha fornito la prova che il consenso informato richiesto da tale dichiarazione era stato ricevuto dalle persone sottoposte a test.
Insomma, una quarantena illegale quella subita dai 4 turisti tedeschi ma, soprattutto, i tanti, tantissimi dubbi sulla validità e sull’efficienza dei tamponi: da questi risultati, però, dipende la libertà di molte persone.
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