venerdì 13 novembre 2020

Emanuele Canta x BYOBLU-DAVVEROTV - IL COVID BLOCCA DIAGNOSI E CURE DEI TUMORI, GLI ONCOLOGI LANCIANO L’ALLARME

 

IL COVID BLOCCA DIAGNOSI E CURE DEI TUMORI, GLI ONCOLOGI LANCIANO L’ALLARME

In questi ultimi mesi non sono soltanto emerse le criticità del nostro sistema ospedaliero, dai posti letto alle attrezzature, alla carenza di personale. Sono anche state rallentate le ricerche, le cure e soprattutto le diagnosi e la prevenzione di molte malattie, da quelle più banali a quelle più importanti e drammaticamente comuni, come il tumore.

Al Cracking Cancer Forum 2020, al quale hanno preso parte oncologi tra i più importanti del mondo, è emersa una grande emergenza: l’oncologia è in crisi, molti esami vengono rinviati, le diagnosi vengono fatte in ritardo proprio in un ramo della sanità dove la prevenzione è determinante e può salvare la vita. “La sospensione degli screening per 2-3 mesi ha dato un fermo a una delle azioni più forti contro il tumore, ovvero l’anticipazione diagnostica”, ha detto Gianni Amunni, direttore generale dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica.


“Non è vero che stiamo garantendo i percorsi oncologici”, ha dichiarato nel suo intervento Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento rete oncologica Piemonte-Valle d’Aosta.
“C’è – ha aggiunto – una estrema carenza di servizi diagnostici, in molte strutture non possiamo inviare pazienti perché non sono state separate dalle aree Covid”.

“La prossima pandemia sarà il cancro”

Di cancro muoiono ogni anno nel mondo circa 13-15 milioni di persone, “con questi numeri – ha affermato Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli – la prossima pandemia sarà il cancro”.
“I tumori – ha detto invece Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia medica dell’Università degli Studi di Padova e coordinatore della Rete oncologica del Veneto – purtroppo sopravviveranno al Covid e nonostante decreti e documenti non è vero che l’oncologia viene preservata perché si appoggia a radiologia, endoscopia e altri servizi che sono pesantemente influenzati”.
E questo stesso professore ha poi sollevato un importante interrogativo: “Si parla di modello Italia per il Covid – ha detto – ma il nostro Paese ha la stessa mortalità del Messico, quattro volte quella della Germania, il doppio di Francia e Inghilterra. Bisognerebbe spiegare il perché”.

Il primo pronto soccorso a decine di chilometri

Ci sono interi ospedali trasformati in strutture Covid e fin quando questo accade all’interno di grandi città dove altri due o tre ospedali rimangono disponibili per le normali urgenze tutto sommato è ancora accettabile, ma sempre più spesso intere comunità, paesini che insieme raccolgono decine di migliaia di persone si ritrovano l’unico ospedale della zona trasformato interamente in una struttura Covid. Questo significa che per qualsiasi urgenza si è spesso costretti a percorrere alcune ore di macchina per poter raggiungere un pronto soccorso accessibile, con tutti i rischi che ne derivano. Le segnalazioni arrivano quasi da ogni regione, sono soprattutto le aree interne a lamentare criticità di questo tipo con la crescente preoccupazione di intere comunità che ormai da mesi hanno perso i loro punti di riferimento.


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