Una squadra di oltre 300 persone con la testa politica Chigi-Mef-Mise. Ancora scontro sul Mes.
Una nuova maxi task force, un Comitato interministeriale affari europei, un organo politico, un comitato esecutivo costituito da sei manager. Ecco la gigantesca macchina che gestirà nei prossimi mesi i 209 miliardi in arrivo dall’Europa per attuare un piano di ripresa, il Recovery Fund. Si è discusso di questo durante l’incontro a Palazzo Chigi tra il premier Conte e due rappresentanti per ogni partito di maggioranza. Presenti anche i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd), degli Affari europei Enzo Amendola (Pd) e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro (M5S). Durante il vertice non sono mancati momenti di tensione sul Meccanismo europeo di stabilità, con il Movimento 5 Stelle profondamente contrario al suo utilizzo in ambito sanitario.
Intanto prende forma una struttura che vede un organo politico e un organo tecnico-esecutivo. L’organo politico ruota attorno al Ciae, il Comitato interministeriale per gli affari europei, guidato dal ministro Amendola (delegato ai rapporti con Bruxelles) e ha come figure di riferimento il premier Conte e i ministri Gualtieri (Economia) e Patuanelli (Sviluppo economico). L’organo tecnico avrà un comitato esecutivo costituito da 6 manager, responsabili degli obiettivi del Recovery Fund, anche con poteri sostitutivi rispetto ai soggetti attuatori, coadiuvati da una task force di 300 persone.
Durante l’incontro, come si è detto, si è discusso anche del tema più spinoso, quello del Mes su cui le posizioni all’interno della maggioranza sono diverse. Secondo alcuni retroscena il M5S avrebbe proposto di scrivere una risoluzione di maggioranza, da votare in Parlamento il 9 dicembre, per specificare il fatto che l’Italia non farà ricorso al Mes sanitario. “La nostra linea è che la riforma del Mes si discute in Parlamento e, comunque, va messo nero su bianco che non si userà”, fanno sapere all’Adnkronos fonti di governo pentastellate. “Ma come si fa, nel pieno della seconda ondata a rifiutare i miliardi del Mes? Questo è uno scambio inaccettabile”, avrebbe replicato durante la riunione Luigi Marattin, di Italia Viva. Sulla stessa linea di rappresentanti del Pd. Inevitabilmente la vicenda crea una frattura tra gli alleati, in vista del delicato voto del 9 dicembre sulle risoluzioni che saranno presentate dopo l’informativa del premier Conte sul prossimo Consiglio europeo.
Poco più tardi fonti di governo chiariscono che la firma della riforma del Mes all’Eurogruppo di lunedì è una questione distinta e non ha nulla a che fare con il ricorso al Mes o al Mes sanitario. Sarebbe stato questo il punto ribadito dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nel corso della riunione. Una riunione preliminare in vista dell’audizione del titolare del Mef in programma per lunedì mattina, che non si concluderà né con risoluzioni né con voti. Discorso diverso invece il voto del 9 dicembre. Nei prossimi giorni proseguiranno gli incontri e se non si verrà a capo della questione, suggerisce qualcuno, dovranno essere investiti direttamente Conte e i leader dei partiti, per evitare spaccature in Parlamento.
Gualtieri, sempre a quanto s’apprende, ha spiegato quanto la riforma sia migliorativa rispetto a quella già trattata dal primo Governo Conte e come non sia possibile procedere ponendo veti sugli strumenti messi in campo dall’Europa, come fa il premier ungherese Orban, strumenti positivi per il nostro Paese e che tutti i nostri alleati caldeggiano.
A questo punto ci si è aggiornati ad un prossimo vertice, che sarà convocato dopo l’informativa di lunedì del ministro Gualtieri. Il nuovo incontro servirà per definire i dettagli della posizione di maggioranza in vista del voto in Parlamento previsto per il 9 dicembre. Le posizioni dei gruppi restano distanti sull’opportunità di utilizzare le risorse della linea di credito sanitaria da 36-37 miliardi di euro. Ma questo aspetto sarà oggetto di una apposita ed approfondita discussione ulteriore tra le forze politiche.
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