domenica 4 ottobre 2020

Davide Casaleggio: "Se M5S diventa partito, lo farà senza di me"

 


Prende posizione contro il "partitismo" e a difesa di Rousseau: "M5S è nato con alcune promesse a iscritti ed elettori che io non ho dimenticato e non posso sconfessare".


HffPost

“Qualora, per qualche motivo, si avviasse la trasformazione in un partito, il nostro supporto non potrà più essere garantito, dal momento che non sarebbe più necessario poiché verrebbero meno tutti i principi, i valori e i pilastri sui quali si basa l’identità di un MoVimento di cittadini liberi e il suo cuore pulsante di partecipazione che noi dobbiamo proteggere”. Davide Casaleggio ricorda di aver svolto gratuitamente il suo incarico a sostegno del Movimento, di aver rifiutato un Ministero, di aver rispettato i ruoli anche quando non era d’accordo, di aver sopportato “insinuazioni, attacchi e calunnie nei miei confronti e nei confronti di mio padre”,  ma dice che è arrivato “il momento di prendere posizione” nella battaglia interna al Movimento 5 stelle, che vede tra i bersagli anche la piattaforma Rousseau.

Lo fa sul blog delle Stelle con un lungo intervento contro le spinte alla trasformazione di M5S in un partito e a difesa del lavoro di Rousseau, strumento voluto dal padre Gianroberto Casaleggio per “tutelare la comunità del Movimento garantendo ampi spazi di espressione della sua volontà generale”. Questo perché, spiega il figlio del fondatore, “conosceva profondamente l’animo umano e non gli sfuggiva la possibilità che qualcuno, una volta eletto nelle istituzioni, avrebbe potuto provare, perseguendo il proprio interesse carrieristico, ad annullare il ruolo degli iscritti e il concetto stesso di portavoce”.

Davide Casaleggio afferma che “il MoVimento 5 stelle è nato proprio con alcune promesse agli iscritti e agli elettori che io non ho dimenticato e non posso sconfessare”. La prima è che “non saremmo mai diventati partito”, sia come “struttura”, che come “mentalità”. Diversamente dal partito, nel movimento “il potere si esercita dal basso”, nella “condivisione delle scelte tra gli iscritti”, non si delega a un campo, ma si chiede il “coinvolgimento attivo del singolo partecipante”. Non si prendono finanziamenti pubblici, non ci sono limiti ai mandati parlamentari. Invece il MoVimento “non ha paura della strada più lunga, si autofinanzia, crede nel rinnovamento generazionale, ha il suo fondamento nell’idea che la politica non debba diventare una professione”.

Per questo Casaleggio respinge il partitismo, inteso come “rifugio di chi ha paura di perdere i privilegi che ha accumulato, ma solo chi è disposto a perdere tutto quello che ha, può ottenere tutto quello che vuole”. Esso è “incompatibile con l’idea di movimento”. Per questo “faremo tutto quello che è possibile per evitare che venga consegnato alla storia come il simbolo del fallimento delle promesse fatte e lavoreremo ancora di più per rilanciare quei valori che hanno reso il MoVimento quello che è”. 

Tra gli impegni che il figlio del fondatore prende c’è “il rispetto delle regole, dei principi e il mantenimento della centralità dell’assemblea iscritti affinché non venga mai annullata e sostituita da segreterie di partito”.

 


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