Il documento pubblicato dal sito «Lettera150», il think thank cui aderiscono 250 accademici. Il professore: «Me lo avevano chiesto ad agosto, ora siamo tornati ai decreti che impattano sulla qualità della vita. Ma si potevano evitare con il tracciamento»
Ad agosto, quando il virus aveva concesso una tregua, il governo aveva chiesto al professor Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, che è stato tra i primi in Italia a pianificare una strategia vincente contro l’epidemia da SarsCov-2, di indicare un programma di politica sanitaria per far fronte alla seconda ondata. E il professore l’aveva presentato, mettendolo nelle mani del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e del sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Con una prescrizione chiara, in testa: «Bisogna dotare il Paese di una infrastruttura che possa processare almeno 400mila tamponi al giorno» (il professore, si ricorderà, lo presentò in sommi capi anche sul Corriere della Sera lo scorso 31 agosto). Ebbene, a distanza di mesi, e con la falce dell’epidemia ormai già pesantemente all’opera, si scopre che quel piano è rimasto sostanzialmente chiuso in un cassetto. «Non ha più avuto riscontri», ha scritto lo stesso Crisanti, nella premessa al testo integrale del «piano» (clicca qui per leggerlo tutto), che è stato pubblicato oggi dal sito «Lettera150», la rivista del relativo think tank cui aderiscono circa 250 accademici di diverse discipline...
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