La pandemia di Covid-19 causata dal nuovo coronavirus ha mostrato tutti i limiti del sistema sanitario nazionale. Limiti e inadeguatezze dovute a decenni di tagli draconiani effettuati senza soluzione di continuità, in maniera bipartisan da tutti i governi succedutisi, in ossequio ai dogmi dell’austerità neoliberista. Una politica cieca, ottusa, scellerata e criminale visto che i sanitari italiani si trovano costretti a scegliere chi curare tra i malati colpiti dal covid e gli altri.
Quando l’Italia è stata investita dalla cosiddetta prima ondata di contagi il sistema sanitario è stato letteralmente sommerso. Gli ospedali sono andati in tilt. Il virus ha mostrato in maniera lampante i danni causati da un altro virus forse ancora più insidioso del nuovo coronavirus: il virus del neoliberismo.
Ci si sarebbe quindi aspettati che il governo italiano fosse corso immediatamente ai ripari provvedendo a rendere tutto il sistema più solido e capace di affrontare nuove situazioni ‘emergenziali’. Quindi nuovi posti letto, terapie intensive, rafforzamento della cosiddetta medicina del territorio. Assunzioni di personale. In primis medici e infermieri.
Invece non è stato fatto praticamente nulla. Con il risultato che le persone impaurite da un’informazione ansiogena e dai messaggi contrastanti inviati dai vari medici che spadroneggiano sugli schermi televisivi a rete unificate intasano gli ospedali. Anche quando non vi è bisogno di recarsi presso un nosocomio.
Perché non è stato fatto quasi nulla? Probabilmente la risposta è sempre la stessa: l’Italia non è uno Stato sovrano. Non può effettuare i massicci investimenti che servirebbero nel settore a causa delle scellerate regole di bilancio decise in sede europea.
Inoltre il nostro paese spende una cifra considerevole nei tamponi. Dal mese di febbraio a settembre - secondo una stima di Altems dell’Università Cattolica riportata da ABOUTPHARMA - l’Italia avrebbe speso ben 300 milioni di euro. In media 59 euro a tampone tendendo conto delle variazioni di prezzo da regione a regione.
Il governo ha addirittura deciso di aumentare sensibilmente il numero di tamponi. Nella sola giornata del 28 ottobre gli esami fatti sono stati ben 200mila, per una spesa di 12 milioni di euro, secondo la cifra calcolata dall’Università Cattolica. Soldi praticamente buttati visto che ormai il sistema di tracciamento è completamente saltato. Le ASL sono sommerse e non riescono a processare tutti gli esami. Le file per sottoporsi ai tamponi risultano infinite anche presso i centri privati. Come dicevamo, i tentativi di risalire all’intera catena di contagio sono falliti, anche perché una persona individuata come negativa oggi può diventare positiva domani. Una ricerca affannosa che infine porta a scovare soprattutto asintomatici.
A questo punto non sarebbe stato più saggio utilizzare questi fondi per rafforzare il sistema sanitario, soprattutto la medicina territoriale, in modo da essere pronti ad affrontare un aumento dei contagi senza far andare le strutture ospedaliere in tilt?
Come dichiarava il professor Giulio Tarro all’AntiDiplomatico lo scorso aprile: “L’attuale obiettivo non dovrebbe essere quello di arginare un indiscriminato contagio ma, ad esempio, proteggere gli anziani, ripristinare la rete di terapia intensiva (compromessa dai tagli al nostro Sistema sanitario) e, soprattutto, strutturare una indagine siero-epidemiologica nazionale che ci permetta di tenere sotto controllo la situazione”. Perché non si è andati in questa direzione?
Invece il governo italiano ha deciso di incartarsi andando ad aumentare sempre di più il numero di tamponi effettuati col risultato di scovare sempre più asintomatici e al contempo alzare il livello di preoccupazione e paura nella popolazione.
Aumentare solo il numero dei tamponi senza di fatto non avere alcuno strumento che consenta un tracciamento veloce ed efficace dei contatti, come avvenuto in Corea del Sud, non serve quasi a nulla. Ha senso agire in questo modo? Le risorse impiegate non potrebbero essere utilizzate in maniera più efficace?
Adesso ci troviamo al punto dove si prospetta un nuovo confinamento dal sapore medievale. Con l’economia italiana già fiaccata da decenni di austerità neoliberista che potrebbe ricevere il definitivo colpo di grazia. A quel punto le manifestazioni di rabbia di questi giorni saranno solo un ricordo. Prepariamoci alle rivolte.
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