PS: Scusate l'intrusione ,ma...<<...ecco la famiglia che mi
piace...>>. Questi medicinale guarisce il cuore e la
mente, nessun altro e' capace di farlo!
umberto marabese
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Visite e orari ridotti, in alcuni casi accessi bloccati salvo urgenze: con l’evolversi dell’emergenza sanitaria i centri adottano misure restrittive. Ma c’è collaborazione da parte dei familiari. La storia di Emanuela e Marisa: quell’abbraccio a distanza.
Una mamma e una figlia divise da un vetro. Chi ha protetto per una vita l’altra, adesso è quella fragile, da proteggere e rassicurare. Quella a cui far sentire la vicinanza anche se per qualche giorno sarà possibile soltanto dentro la cornetta di un telefono, o dietro il vetro di una finestra. Aveva preso un permesso di lavoro mercoledì per poterle far visita, nell’unico slot orario lasciato aperto dopo la limitazione degli accessi decisi dalla struttura per contrastare l’epidemia da coronavirus... «Volevo spiegare bene la situazione a mamma perché non si spaventasse. Ci siamo date appuntamento a sabato», racconta Emanuela Cassi, 54 anni, figlia di Marisa, che di anni ne ha 84, soffre di Alzheimer e da ottobre vive nella R.s.a. (Residenza Sanitaria Assistenziale per anziani) Palazzolo di Milano, della Fondazione Don Gnocchi.
Ma sabato le disposizioni erano cambiate. «Personale medico, OSS e animatori ci hanno spiegato che, alla luce del protrarsi dell’emergenza, alzavano le difese e bloccavano gli accesi. Ci sono state scene di disagio e nervosismo. Sono misure prese per il loro bene, ci sono persone fragili e con patologie gravi: se il virus entrasse lì dentro, sarebbe una strage. Ma in un momento così difficile per tutti, avresti ancora più voglia di abbracciarli e di fargli sentire che non sono soli».
Ferma all’ingresso, Emanuela ha chiamato la struttura e si è fatta passare la mamma: «Le ho detto che ero lì fuori, poco distante da lei, che non si spaventasse, che l’avrei chiamata tutti i giorni. Poi ho avuto un’idea: il suo reparto si affaccia sul parco del Portello. Le ho detto di venire alla finestra mentre io sono salita su una panchina. Era tanto felice quando mi ha vista, non smetteva di salutarmi e di mandarmi baci. Aver trovato questo escamotage l’ha fatta sentire per un attimo importante».
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Le palestre vanno al parco
Nell’istituto, come negli altri centri per anziani della Fondazione, si è andati per gradi, con restrizioni più generiche nella scorsa settimana (un solo visitatore per paziente e con limiti di orario). «In base alle ultime notizie e considerando i giorni del weekend particolarmente critici — al Palazzolo abbiamo 800 posti letto, circa 2.500 accessi di visitatori nel weekend, che sommati al personale sanitario fanno 3.200 persone — abbiamo istituito una serie di check point con personale formato che suggerisce a chi arriva, se può, di rinviare la visita», spiega la Fondazione. «Non sequestriamo nessuno, chiaramente. Valutiamo caso per caso per autorizzare soltanto le visite urgenti». Ma garantiscono: «Tornerà un’apertura parziale nei prossimi giorni. Il 99 per cento dei familiari capisce la situazione ed è estremamente collaborativo».
Visite ridotte, ma socialità garantita e comprensione dei familiari: è il quadro che emerge anche dalle altre R.s.a. e case di riposo di Milano. Il Gruppo Korian (che nella Città metropolitana conta 44 residenze per anziani) ha limitato in tutte le strutture le visite giornaliere a un solo familiare per paziente e installato termo-scanner agli ingressi. «Il clima è positivo — fa sapere il gruppo —: c’è una grande collaborazione. La socialità è preservata, con alcuni accorgimenti: evitare i raggruppamenti nei grandi saloni, per esempio, preferendo gruppi più ristretti. In alcune strutture è stata messa a disposizione anche la video chiamata per mantenere la vicinanza dei familiari». Con mascherina e guanti, può accedere un visitatore alla volta anche alla Piccola casa del rifugio (300 posti letto). Bloccate completamente le visite da lunedì scorso invece alla R.s.a. Santa Sara (66 ospiti): «Ma gli anziani hanno capito la necessità di tutelare la loro salute. Sono rimasti in contatto telefonico con i familiari. Che da oggi, con limiti di numero e orario, potranno tornare a far loro visita».
2 marzo 2020 | 07:23
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