Tre anni fa al Lingotto di Torino il comico fece una parodia dell'eucarestia: al suo fianco la futura sindaca Chiara Appendino
Tre anni fa al Lingotto di Torino il comico fece una parodia dell'eucarestia: al suo fianco la futura sindaca Chiara Appendino
Pina Francone - Lun, 02/09/2019 - 17:27
Era aprile 2016 e al Lingotto di Torino andava in scena la prima serata del nuovo spettacolo di Beppe Grillo, "Grillo vs Grillo".
Al termine dello show, il comico chiamò sul palco Chiara Appendino, Alberto Airola e altri esponenti pimontesi del Movimento 5 Stelle. Di lì a poco, i pentastellati avrebbero portato a casa la prima grande vittoria, la conquista della città, strappandola a Piero Fassino e a tutto il centrosinistra.
Ecco, il fondatore del M5s inscenò una sorta di comunione imboccando i suoi con una sorta di grillo-ostia. Già, perché l'artista tenendo in mano dei grilli secchi e ripetendo "questo è il mio corpo" diede la sua personale e speciale eucarestia. L'unica a sottrarsi proprio la futura prima cittadina: "Non posso, sto allattando", disse.
Una gag blasfema, che però all’epoca passò quasi inosservata e di sicuro senza le vibranti proteste di oggigiorno, quando Matteo Salvini bacia il rosario o mostra il crocifisso. In questi mesi il leader della Lega è finito nel mirino di tutti, Chiesa in primis, per aver portato in piazza e nella sua comunicazione il simbolo religioso....
Allora, Beppe Grillo si prese una lavata di capo solo da Famiglia Cristiana, che all'epoca scrisse: "Che pena. Il comico, che non fa più neanche ridere, insulta così milioni di credenti". Il settimanale, dunque, aggiunse: "Evidentemente al tramonto, come politico e come comico, Beppe Grillo non ha trovato di meglio che insultare non soltanto i milioni di cristiani di questo Paese, ma anche l’intelligenza di chi non crede inscenando uno spettacolo che non gli ha fruttato neppure guadagni al botteghino". Per il resto, solo qualche timido attacco dal Pd, e basta.
Insomma, un trattamento quasi soft e non certo paragonabile a quello riservato al numero uno del Carroccio da quella schiera di uomini di chiesa pronti, come adesso, a puntargli duramente il dito contro quando bacia un rosario o mostra un crocifisso.
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